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Cultura

FESTA DELL’INVERNO

MANIGLIO BOTTI - 23/12/2015

alberoCi sarebbe anche il Natale – sono gli studiosi a sostenerlo – tra le cosiddette “feste solstiziali”, cioè le feste, anche cristiane, che si celebrano attorno alla metà del mese di dicembre, subito prima o poco dopo il solstizio d’inverno: da San Nicola a Santa Lucia; dalla festa della Venuta (il trasporto in cielo e a Loreto, da parte degli angeli, della casa della Vergine Maria) all’Immacolata e, appunto, al Natale e alla festa di San Giovanni Evangelista, che si tiene il 27 di dicembre. Quest’ultima, forse, la più solstiziale di tutte perché fa pendant con quella di San Giovanni Battista, che cade il 24 di giugno, quasi in contemporanea con il solstizio d’estate: il Battista il Precursore, l’Evangelista il Continuatore.

Dal 21 di dicembre, formalmente dall’inizio dell’inverno in poi, il sole ricomincia a salire sulla linea dell’orizzonte (in pratica è la terra che ricomincia la sua rivoluzione attorno a esso) e le giornate, piano piano, tornano ad allungarsi. In Umbria, una delle regioni italiane ancora legate ai cicli della vita contadina, e quindi con un’attenzione particolare che ciascuno rivolge al sole e al prolungarsi della luce, alla sua influenza sulle coltivazioni e sulla vita, l’allungarsi delle giornate viene rimarcato con un proverbio tuttora molto conosciuto e citato: “Da Natale all’Anno Novo il passo d’un bovo, dall’Anno Novo alla Pasquella (ndr, l’Epifania) lo zompo d’una vitella”. Vale a dire che nel giro di una quindicina di giorni, tanti quanti ne intercorrono dal solstizio d’inverno all’Epifania le giornate si allungano in modo sempre più evidente.

È questo, in sostanza, il riconoscimento dell’uomo di un ciclo antichissimo – probabilmente fin dai tempi del Neolitico, quando si scoprì l’agricoltura – del “sol invictus”, il sole che non finisce mai di “nutrirci” e di darci energia; il sole che si abbassa e che risale, che risorge. I romani ricordavano questo periodo dell’anno con delle feste famose: i Saturnali.

Sostenere che le feste, le celebrazioni della cristianità abbiano sostituito in tutto e per tutto, e subito, dal punto di vista del contenuto oltreché della forma, quelle dell’antichità è un errore. Ma anche su questi concetti dovrebbero riflettere coloro che pensano di eliminare il Natale – la nascita di Gesù – con una più pragmatica “festa dell’Inverno”, magari per compiacere ai musulmani che vedono in Gesù solo un anticipatore di Maometto. In effetti, il Natale lo è già una “festa dell’Inverno”, e da parecchi secoli. Ed è divenuta poi la festa di Gesù Bambino, della tradizione, della famiglia, della pace, dell’amicizia, dell’amore.

Se il Cristianesimo si appoggia su antichi riti non è una sua “diminutio”, anche per noi che lo viviamo e che crediamo nel suo profondo, nuovo significato. Gesù – la vera luce, più del sole cui non ci pare un’eresia in qualche modo paragonarlo –, la sua nascita di uomo e figlio di Dio, la fede in lui a nostro giudizio non subiscono contraccolpi, ma si compenetrano con la nostra vita.

È impossibile pensare, del resto, che ciò accadesse all’improvviso e con una sorta di colpo d’ascia nell’anno Zero. Fu invece un processo di avvicinamento lento e costante. La stessa festa del Natale, per esempio, fu istituita nel IV secolo (e il presepio, da San Francesco, addirittura nove secoli dopo) dalla nascita di Gesù. E venne fissata alla fine di dicembre, forse anche per le ragioni che si sono appena ricordate. Alcuni, infatti, interpretando i Vangeli e il racconto della nascita e – in quel momento – il la vita dei pastori di Betlemme, che furono svegliati e chiamati a salutare il Bambino Salvatore, pensano che il periodo vada più correttamente collocato nel mese di marzo, in primavera.

Le prese di posizione oltranzistiche di coloro che alzano alti lamenti dinanzi al presupposto di inficiare il Natale sono con tutta chiarezza solo di natura politica o – peggio – partitica. Manifestazioni che nulla hanno a che vedere con la natura spirituale dell’evento. E anche culturale. Solo una dimostrazione pubblica, priva di senso, allo scopo di procacciarsi qualche voto nell’urna. Non è una riflessione seria e nemmeno un bell’esempio per i più giovani, quando sono fatte in una scuola.

Sia da parte di chi il Natale lo vorrebbe scioccamente eliminare sia da parte di chi, ancora più scioccamente, lo vuole difendere.

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