“Anche quest’anno ci siamo tolti dai piedi sta benedetta festa di Natale” è la frase fatta pronunciare al protagonista di una delle numerose pellicole cinematografiche, cosiddette di Natale, che tutti gli anni ci vengono propinate in questo periodo. Lui, semi sbronzo con mezzo bicchiere di vino in mano, pronuncia un poco amareggiato, ma anche con un certo sollievo, questa frase irriverente, ma che ben focalizza lo spirito paganeggiante con cui nella società odierna si vive questa festività, che dovrebbe essere invece profondamente religiosa perché come tale è nata nella storia.
Prioritarie esigenze commerciali, economiche, psicologiche, inconsce spingono a stravolgere la memoria di quelli che dovrebbero essere i momenti dell’Incarnazione e della nascita del Cristo, evento importante per chi è credente. Incarnazione di Dio … Dio in mezzo a noi …. Ma dov’è questo benedetto Dio? …. Dove si nasconde? … Dio incarnato in un uomo: un concetto ben scandaloso questo, molto molto lontano dalla logica di uomini del 2000.
Ma papa Francesco ha recentemente sottolineato con forza, poco dopo aver aperto la porta della Caritas nei pressi della stazione di Roma, che Dio è in mezzo a noi e va cercato nella sofferenza degli ammalati, dei poveri, degli emarginati, dei separati, degli orfani, dei carcerati, dei peccatori. Dei peccatori? E sì, in tutti noi che continuiamo a peccare, convinti invece di essere gli unici che vivono nel giusto: Dio è in noi e nei fratelli quando riusciamo a focalizzare l’errore dei nostri stili di vita. Dio è nella sofferenza degli ammalati che si rendono conto che il loro dolore li sta portando inesorabilmente lontano dalla vita. Dio è negli orfani e ce ne sono, anche se tenuti lontano dai nostri occhi; oggi poi abbiamo anche una particolare figura di orfani, i figli di genitori separati. Ragazzi sofferenti perché stanno crescendo lasciati soli, anche se in affido a un genitore. Figli di genitori che hanno perso il dono dell’amore, talvolta sostituito da aperto odio. Orfani di una famiglia che non c’è più, che non può più proteggere e educare “cuccioli” umani, che richiedono tantissimi anni prima di diventare autonomi adulti maturi.
Dio nei carcerati … Difficile saperlo vedere in questi uomini ritenuti colpevoli, ma che spesso sono dei deboli incapaci di difendersi. Sappiamo tutti che i potenti, i ricchi difficilmente vanno in carcere. Sanno sfuggire alla giustizia umana.
Dio nei peccatori … Impossibile vederlo in uno spietato dirigente di banca, dall’impeccabile volto di galantuomo, che impone ai suoi subalterni di vendere a caro prezzo carta straccia. Ti dicono che il libero mercato funziona così. Che gli affari si fanno così. Difficile vederlo dentro gli aguzzini che spingono, facendosi pagare, disperati rifugiati su barche insicure. Immaginate l’angoscia e il terrore negli occhi dei bambini in balia delle onde. Quanto tremare di paura, quanti pianti, quante urla e poi la morte
Facile vedere Dio nelle vittime, ma difficilissimo riuscire a vederlo negli sfruttatori. Dio dovrebbe essere anche in loro? Ma noi non sappiamo rivelarglielo e loro non sanno di poterlo avere dentro.
Gesù nella sua vita pubblica invece sa vedere dentro gli uomini: guarisce malati e scaccia i demoni. Gesù esorcista? Tutto qui? Eh no! Molto di più. Quei malati, quegli indemoniati sono il simbolo dei peccatori che non sanno pentirsi, che non si vedono peccatori. Lui sapeva coinvolgerli, li rimandava guariti, liberati ma soprattutto perdonati. Lui sapeva convertire e il Natale significa un Dio in mezzo a noi, per tutti col suo immenso amore. Un Dio che ama e perdona!
Noi invece indaffarati a cercare l’idea regalo per il figlio che ha già tutto, o per la elegantissima moglie in possesso di tutti gli orpelli della moda, o per il capufficio che va adulato anche se vorremmo …. e no! È Natale e bisogna forzatamente, educatamente sorridere, dimenticandoci di una preghiera più che necessaria per il dramma di un Dio troppo debole di fronte ai peccati dei liberi uomini.
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