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Spettacoli

LA NOTTE MILANESE DI THE VOICE

SERGIO REDAELLI - 18/12/2015

Sinatra, Lara Saint Paul e Pierquinto Cariaggi in una foto dal sito www.larasaintpaul.com

Il concerto “Bentornato Frank” la notte di sabato 27 settembre 1986 al Palatrussardi fu una soirée mondana come non se ne vedevano da anni a Milano, trasmesso in diretta da Rai Uno con interviste in sala del critico televisivo Lello Bersani tra illustri ospiti in smoking e in abito lungo. Per i cronisti delle pagine dello spettacolo dei quotidiani milanesi fu l’evento dell’anno. Alla vigilia del 71° compleanno, Sinatra tornava a cantare nella città che lo aveva accolto la prima volta nel 1953 al teatro Manzoni al grido di “Ava, Ava” in onore della seconda moglie Ava Gardner e dove era tornato a esibirsi nel 1962, sempre al Manzoni, quando era già The Voice.

Nato a Hoboken, sobborgo di New York, il 12 dicembre 1915 – giusto un secolo fa – era figlio del vigile del fuoco di origini siciliane Martino Sinatra (che appena sbarcato in America aveva tentato la fortuna sul ring con il nome di Martin O’Brien) e di Natalia Garaventa, detta Dolly, originaria di Lumarzo in provincia di Genova, impegnata a Chicago nel partito democratico. Finalmente, dopo ventiquattro anni di lontananza, ritornava a farsi applaudire in patria il mito vivente che aveva iniziato la carriera con l’orchestra di Tommy Dorsey, uno dei grandi dello swing.

Old blue eyes si era sposato quattro volte e tre aveva divorziato. L’amica d’infanzia Nancy Barbato gli aveva dato i tre figli Nancy jr, Frank jr e Tina. Con le attrici Ava Gardner e Mia Farrow aveva avuto intense storie d’amore senza contare i flirt con le tante starlettes che i giornali rosa gli avevano attribuito. Nel suo destino non c’era solo la musica: per lui brillavano le luci del cinema (una memorabile interpretazione nel film Da qui all’eternità gli era valsa l’Oscar) e lampeggiavano i flash della politica grazie all’amicizia con il presidente democratico John F. Kennedy e poi con i repubblicani Richard Nixon e Ronald Reagan.

Un’ombra oscurava la sua immagine d’impenitente libertino, amico dei neri e generoso benefattore dei bambini poveri: le amicizie pericolose, i sospetti di connivenze con Cosa Nostra, la frequentazione dei fratelli Fischetti e di Sam Giancana, già guardaspalle di Al Capone, presunto amante di Marilyn Monroe, sospettato di avere procurato migliaia di voti della mafia a Kennedy per l’elezione presidenziale e successivamente di essere coinvolto nel suo assassinio: un esplosivo intreccio di rapporti con il mondo delle notti di Las Vegas, la politica e la malavita organizzata. La storia non lo ha ancora del tutto chiarito.

Frank tornò a cantare nel paese degli avi grazie al “corteggiamento” di Pierquinto Cariaggi che lo convinse a superare la paura delle Brigate Rosse responsabili del rapimento del generale della Nato J.L. Dozier e ad accantonare i vecchi dissapori con l’Italia che lo considerava un boss. Il crooner richiamò al concerto di Milano una lunga fila di vip, dall’avvocato Gianni Agnelli all’Aga Khan, dal presidente del consiglio Bettino Craxi all’imprenditore e futuro astro della politica italiana Silvio Berlusconi, dallo stilista Nicola Trussardi al sindaco socialista Carlo Tognoli: tra gli invitati un agente 007 con licenza di uccidere, Roger Moore e l’amica di sempre Liza Minnelli. “Mancava solo il papa”, scrisse un giornale con irriverente malizia.

Lo accompagnava l’orchestra di Bill Miller: ventitre canzoni in scaletta scelte in una rosa di quaranta, fra cui i classici Strangers in the night, My way, Night and day, Mack the knife, I’ve got you under my skin. Atterrò a Linate con un jet privato all’una di notte di venerdi 26 settembre, tre ore dopo aver concluso un concerto a Madrid accompagnato dalla bella moglie Barbara, 56 anni, ex coniuge di Zeppo Marx, attore e comico statunitense. Scortato come un capo di Stato, protetto da cento poliziotti. La zona aeroportuale era stata resa impenetrabile da una rete di cinquanta agenti in divisa e in borghese.

In abito scuro, camicia bianca e papillon, prese posto sulla limousine Mercedes 500 SE blu che lo aspettava sulla pista d’atterraggio; al suo fianco, bersagliata dai flash dei fotografi, Barbara indossava un abito verde appena nascosto da uno scialle nero; poi la corsa verso Milano, seguito dai lampeggianti di cinque auto della polizia. All’hotel Principe di Savoia era pronta la “suite” presidenziale di tre camere da letto, sala e tre bagni, con il pianoforte a coda richiesto dal cantante, diversi tipi di whisky e le luci nelle camere, rosse come i gerani che scendevano a cascata sul marmo grigio del balcone, appena sopra l’entrata dell’albergo. Lo chef Zeffirino era stato convocato da Genova per cucinargli le predilette trenette al pesto.

Ad attenderlo nella hall l’unico manager italiano capace di organizzare un business del genere all’americana, Pierquinto Cariaggi con la moglie, la cantante Lara Saint Paul amica dell’arrangiatore Quincy Jones e delle star del cinema Usa. Quella notte ci furono novemila paganti in sala e otto milioni di spettatori incollati al video con un incasso record, in Italia, per una singola serata: un miliardo 840 milioni con i diritti televisivi. Rotto il ghiaccio, Cariaggi riportò Sinatra in Italia negli anni successivi per una serie di concerti con Sammy Davis jr e Liza Minelli, organizzò il tour italiano del figlio Frank Sinatra jr e ospitò le star di Hollywood per un’inedita passerella italiana. Per la stampa era ormai diventato l’impresario in doppiopetto e la gente lo riconosceva nelle vie di Milano alla guida di una splendida Rolls Royce, verde e nera.

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