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Parole

VAI A PRENDERE UN CAFFÈ

MARGHERITA GIROMINI - 18/12/2015

caffèSospeso: 1. Nel linguaggio burocratico e commerciale, che attende di essere attuato o definito: nella locuzione “in sospeso”: tenere in sospeso una pratica in attesa di poterla evadere; avere dei conti in sospeso, da saldare. 2 Che si trova in uno stato d’incertezza, di attesa ansiosa.

Prima di arrivare al racconto legato alla parola sospeso, farò una premessa (lunga).

Dirò della Lombardia, la regione che ha celebrato i fasti di Expo dedicato alla nutrizione del pianeta e che conta 568 mila poveri assoluti: anziani soli, disoccupati, stranieri con famiglie numerose, madri single, padri separati. Da noi, la povertà sale del 9% mentre in Italia cala del 2%. Le cause, secondo una ricerca dell’Università Cattolica di Milano, tra le tante, sono la crisi delle reti familiari, la mancanza di lavoro, i flussi migratori più forti nel nord che in altre parti del paese. Una povertà ormai ritenuta strutturale.

La metà dei poveri lombardi ha potuto mangiare alle mense degli enti caritativi; le famiglie in difficoltà hanno portato qualcosa in tavola grazie ai pacchi viveri ritirati ai centri di Caritas, dei frati, del Banco Alimentare.

Dirò che i poveri siano in gran misura minori: bambini e ragazzi sotto i 18 anni che saltano il pasto quando non mangiano a scuola, sempre che la struttura scolastica li accetti anche quando le rette non vengono pagate.

Una recente ricerca di SEL provinciale evidenzia che gli interventi dei Comuni della nostra area nel settore sociale si concentrano su case, bollette ed esenzioni, contributi per le rette delle case di riposo. Il volontariato fornisce cibo e vestiario oltre all’assistenza per le rateazioni dei pagamenti, e si trova di fronte a una domanda sempre crescente.

Le dichiarazioni dei redditi del 2006 comparate con quelle del 2012 registrano una diminuzione dei redditi pro capite intorno al 9,76%, con dati record a Varese (-12,10%) e a Gallarate ( – 10,67%).

L’impoverimento delle famiglie in provincia è un fenomeno che si è acuito negli ultimi anni in coincidenza con la crisi economica, come sottolinea un’indagine sui contribuenti fatta dall’Ufficio Studi della Camera di Commercio di Varese.

Ad aver bisogno di un supporto materiale sono anche persone che fino a ieri godevano di un discreto reddito: cuochi, muratori, commercianti, persone con un quotidiano normale. Una volta perso lavoro e reddito si sono ritrovate in gravi difficoltà, a volte associate a problemi complessi come separazioni, divorzi e malattie. E meno male che le mense della città funzionano a pieno ritmo, e una nuova mensa si è aggiunta alle altre due, nella sede della Croce Rossa. E che il volontariato riesce a sostenere alcune Case di Accoglienza che ospitano a rotazione uomini giovani e meno giovani, quasi tutti in attesa di un cambiamento che li possa risollevare dalle difficoltà in cui sono precipitati.

Ed ecco, finalmente, il termine “sospeso”.

Dirò di una notizia che mi aveva colpito favorevolmente, tempo fa. Un bar di Varese aveva esportato da Napoli l’iniziativa del “caffè sospeso”, abitudine che prevede che un cliente lasci, una tantum, un caffè “pagato” per chi è in difficoltà e non può permettersi “lo sfizio”. E autorizza una persona “povera” a presentarsi al banco per chiedere se c’è “un caffè sospeso” per lui ( o per lei).

Anche a Varese qualcuno ci aveva pensato ma poi la notizia è scomparsa. Ci sarà ancora, e dove, quel locale?

Giorni fa ho letto che a Milano sta prendendo piede “la festa di compleanno sospesa”. La famiglia più abbiente, che organizza e paga la festa per il proprio bambino: locale, giochi, bibite e dolci, si impegna a coprire le spese per la festa di un altro bambino meno fortunato.

Mi piace l’idea che si possa regalare un momento di serenità a chi vive un periodo difficile: con un caffè, con la torta di compleanno che il bambino indigente può offrire agli amichetti.

Gianni Rodari, compianto scrittore per l’infanzia, ci avrebbe costruito una storia di Natale delle sue, un po’ surreale e insieme un po’ romantica, uno stacco momentaneo dalle durezze della vita.

Ne sono certa.

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