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In Confidenza

LA FECONDITA’ PASTORALE

Don ERMINIO VILLA - 11/12/2015

frati “L’inquietudine dell’amore spinge sempre ad andare incontro all’altro, senza aspettare che sia l’altro a manifestare il suo bisogno. L’inquietudine dell’amore ci regala il dono della fecondità pastorale, e noi dobbiamo domandarci, ognuno di noi: come va la mia fecondità spirituale, la mia fecondità pastorale?”.

Dopo il Concilio Vaticano II la molteplicità dei carismi e dei ministeri laicali, il riconoscimento della Chiesa e la loro unità sono una realtà feconda per l’evangelizzazione e la santificazione del popolo di Dio. È forse venuta meno o si è stemperata la specificità della vocazione alla vita consacrata?

No, perché nella Chiesa non potrà mai cessare la vocazione religiosa e tante altre forme di consacrazione a Dio per il servizio della comunità e di tutti gli uomini. Questa vocazione sta al centro del mistero della Chiesa come quella al ministero ordinato e ne esprime con radicalità la sua natura di popolo pellegrino nel tempo, proteso verso la vita piena ed eterna.

Questa è la volontà di Dio: la vostra santificazione” (Tess. 4,3): se le parole dell’Apostolo si addicono ad ogni battezzato, sono un imperativo decisivo nella vita di ogni religioso/religiosa e dei consacrati. Essi non vivono più per se stessi, ma per il Signore, partecipano al suo mistero pasquale accogliendolo nella loro stessa carne e offrono in oblazione il sacrificio dell’intera vita per il suo Regno. Contemplazione e servizio si intrecciano unendosi saldamente in un atteggiamento spirituale di offerta di sé, sempre e comunque, anche quando l’uno sembra prevalere sull’altro.

I monaci e le claustrali percorrono la via della contemplazione e della preghiera quale scelta privilegiata di vita dedita a Dio, ma questo non significa che dimenticano il servizio, che al contrario esprimono appunto con l’offerta della loro preghiera e della loro esistenza quale oblazione e sacrificio di amore, per la salvezza degli uomini.

Ogni altro Ordine, Congregazione e Istituto, impegnato nella pastorale diretta e nella missione nella Chiesa e nel mondo, percorre la via del servizio, senza sottrarsi al dono e compito della contemplazione, così da fortificare il proprio agire alle fonti dell’unione a Cristo, perché “chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete fare nulla”.

Anche le società di vita apostolica, gli Istituti secolari, l’Ordo Virginum rappresentano una via adatta ai tempi, per testimoniare nel mondo il primato di Dio dentro la realtà del proprio lavoro e della vita singola o comunitaria, dedita alla santificazione di se stessi e dei fratelli.

Non dimentichiamo infine le nuove forme di vita consacrata che lo Spirito continua a suscitare anche oggi nella Chiesa: riconosciute e accolte dalla comunità, generano copiosi frutti spirituali e pastorali.

La perseveranza e la fedeltà di tanti religiosi/religiose e persone consacrate attesta quanto grande sia la forza del Signore e testimonia la loro fede e il loro amore per tutta la Chiesa. Un vivo grazie va rivolto a tanti anziani o infermi che hanno speso la vita per Cristo e per servire i poveri e le comunità e oggi continuano a farlo attraverso la loro costante preghiera e offerta quotidiana della sofferenza unita a quella di Cristo. La loro opera silenziosa, ma efficace e feconda, aiuta la Chiesa nella sua missione e fortifica i credenti come coraggiosi annunciatori del vangelo della carità.

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