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Attualità

CUBA ASPETTA RATZINGER

CESARE CHIERICATI - 28/01/2012

Fidel Castro saluta Giovanni Paolo II nel 1998

Il dissidente cubano Wilmar Villar, trentun anni, è morto giovedì 19 gennaio, in un ospedale di Santiago di Cuba, una città della zona orientale dell’isola, dopo cinquanta giorni di sciopero della fame. Questo in seguito a una condanna a quattro anni di carcere inflittagli dai tribunali castristi dopo l’arresto avvenuto nel corso di una manifestazione di dissidenti del 14 novembre 2011. La morte di Villar, passata peraltro sotto traccia nei media italiani, si aggiunge a quella di Orlando Zapata, un altro dissidente deceduto nel 2010 dopo un digiuno di ottantacinque giorni. Nonostante i timidi cambiamenti avvenuti con il passaggio del testimone del potere, nel febbraio 2008, da Fidel al fratello Raul, l’essenza del regime resta repressiva e illiberale.

Eppure qui in Europa, nonostante l’evidenza dei fatti, resistono gruppi inossidabili di oltranzisti pro Castro (da intendersi oramai come famiglia), ciechi di fronte alle violazioni dei diritti umani, alle detenzioni per delitti d’opinione, indifferenti al fatto che le chiese – la cattolica più delle protestanti – dopo la rivoluzione vittoriosa del ’59, vissero per quattro decenni come ibernate e l’esodo di sacerdoti e suore fu agevolato con ogni mezzo. Fino agli accordi vaticani che precedettero lo storico viaggio di Giovanni Paolo II nell’isola caraibica, il 20 gennaio 1998.

Un viaggio che ha fatto epoca. Del resto come non ricordare il vecchio Papa, curvo per la malattia e provato dal lungo viaggio, ascoltare all’aeroporto dell’Avana il benvenuto di un ancor prestante Fidel. Ricordò il leader maximo, senza sfumature diplomatiche, le responsabilità della Chiesa cattolica nel processo di evangelizzazione dell’America latina. Fu l’inizio di un confronto autentico, franco, senza reticenze, tra due personalità molto forti che ha portato non pochi benefici alle condizioni di vita dei cattolici cubani che del resto attendevano quella visita più di ogni altra cosa. Ricordo che viaggiando nelle cittadine e nei paesi della perla dei Carabi il grido “Juan Pablo segundo te espera todo el mundo” inondava i sagrati grandi e piccoli di tutte le chiese isolane. Ora a distanza di quattordici anni, a marzo, un altro Pontefice, Benedetto XVI, si recherà a Cuba e incontrerà forse entrambi i fratelli Castro. Otterrà un’accoglienza almeno pari a quella tributata al suo predecessore.

Tuttavia, a distanza di tre lustri, la vita di tutti i cubani non sembra mutata di molto né sul versante delle libertà fondamentali né su quello economico. Nel suo complesso l’esperimento rivoluzionario castrista è fallito e il prezzo del suo fallimento risulterà, in termini umani, assai più alto di quanto oggi si possa immaginare. Restano comunque da capire e approfondire le ragioni che hanno permesso a Castro di restare in sella, nonostante i ripetuti scontri con gli USA, che distano a pochi minuti di volo dall’isola, e la scomparsa dell’Unione Sovietica, il grande alleato che sembrava indispensabile alla sopravvivenza del regime stesso.

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