Ogni papa ha il suo stile. Se cinque secoli fa Pio V, il domenicano Michele Ghislieri, futuro santo, sostenne la guerra contro i turchi che minacciavano il Mediterraneo, oggi papa Francesco risponde ai proclami dell’Isis contro Roma aprendo la basilica di San Pietro a milioni di pellegrini, che giungeranno da ogni parte del mondo per l’Anno Santo straordinario della misericordia.
Se il bellicoso Ghislieri propiziò la vittoria navale di Lepanto che nel 1572 cancellò il dominio turco sui mari, il suo pacifico e lontano successore va a pregare in moschea nell’Africa povera e derelitta, predica la fratellanza e spegne la miccia con cui il terrorismo vorrebbe accendere il terzo conflitto mondiale: “Gli attentati? Temo di più le punture delle zanzare”.
Ogni capo di Stato ha il suo stile. Se il presidente francese Hollande che quest’estate respingeva i migranti a Ventimiglia negando aiuto all’Italia ora chiede solidarietà per gli attentati di Parigi e trascina in guerra l’Occidente, il papa diffonde nel mondo il messaggio giubilare che invita alla pace e alla tolleranza, chiede di accogliere i forestieri e perdonare le offese, di respingere il rancore e l’odio e di opporre il dialogo alle armi.
Dal giorno dell’elezione Bergoglio non ha mai smesso di predicare il perdono, che non è debolezza o pacifismo a tutti i costi. Sappiamo con quanta energia ha affrontato la riforma della curia, la lotta agli scandali e alle lobbie vaticane, la cura dei poveri e l’attenzione alle periferie del mondo (non è compito più facile della lotta al terrorismo). Basta scorrere il film di questi anni per riconoscere l’impronta del suo apostolato.
Il pontefice di origine italiana si sente la voce di tutti i migranti del mondo. La meta scelta per il suo primo viaggio fu Lampedusa, l’isola dei profughi dove iniziò l’omelia ricordando “gli immigrati morti in mare che cercavano una via di speranza”. La visita alla favela Varginha di Rio de Janeiro è stata forse la tappa più importante del viaggio in Brasile compiuto nel 2013 per la XXVIII giornata mondiale della gioventù. Agli abitanti del poverissimo rione disse: “Non siete soli, la Chiesa è con voi, il papa è con voi”.
Francesco parla un linguaggio poco curiale, da prete di strada. Il 21 marzo 2014 partecipò con don Ciotti all’incontro con i familiari delle vittime della mafia invitando i criminali a convertirsi. In maggio piantò un ulivo a Gerusalemme con il presidente israeliano Peres, in agosto era nella cattedrale di Seul, in settembre pregò per i caduti della Grande Guerra al cimitero austro-ungarico di Fogliano e abbracciò don Ernest Simoni a Tirana, un sacerdote torturato dal regime comunista albanese.
Sempre dalla parte di chi subisce, umile e refrattario al protocollo: in novembre a Istanbul chinò il capo davanti al patriarca di Costantinopoli Bartolomeo I. A gennaio del 2015 volò nelle Filippine per celebrare la messa a Manila davanti a sette milioni di fedeli. Pioveva, durante la celebrazione, e il papa afferrò un impermeabile di cellophane giallo, lo indossò ed uscì tra la gente. Coraggioso. Un guerriero della pace.
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A quattro giorni dall’apertura della Porta Santa in San Pietro a Roma, sabato 12 dicembre il vicario episcopale monsignor Franco Agnesi ha inaugurato il Giubileo a Varese aprendo la Porta Santa alla Madonna del Monte. Si tratta della porta “sforzesca”, che non viene utilizzata da tre secoli e mezzo, nella piazzetta del monumento a Paolo VI. Dopo qualche minuto di raccoglimento, i fedeli entreranno in chiesa cantando, in processione, per assistere alla messa. “Un rito molto semplice”, dice l’arciprete don Erminio Villa.
Santa Maria del Monte è la chiesa giubilare della zona pastorale II a cui fanno capo anche undici chiese penitenziali dove sarà possibile confessarsi tutto l’anno: sono San Vittore a Varese, il santuario della Riva ad Angera, le parrocchiali di Gallarate, Azzate, Bisuschio, Carnago, Tradate e Appiano Gentile, le chiese di S. Anna a Besozzo, S. Giuseppe a Luino e S. Rocco a Somma Lombardo. Il rito dell’apertura della Porta Santa simboleggia il “percorso straordinario verso la salvezza” offerto ai fedeli.
Papa Francesco ha voluto fare del Giubileo un richiamo alla misericordia, al perdono generale, al pellegrinaggio e al cinquantenario del Concilio Vaticano II, le cui quattro sessioni si tennero dal 1962 al 1965. La tradizione cristiana elenca tra le opere di misericordia dare da mangiare agli affamati e dar da bere agli assetati richiamando all’attenzione un mondo in cui le risorse sono distribuite in modo ingiusto. Opera di misericordia, oltre che questione di coscienza e segno dei tempi, è anche ospitare i forestieri, un tema di estrema attualità.
“In occasione dell’Anno Santa vogliamo aiutare i fedeli a riflettere sulla comunità fraterna e solidale – spiega don Erminio – Abbiamo pensato a dodici incontri con altrettanti sacerdoti a vario titolo impegnati in diverse strutture, dodici sabati della misericordia per far conoscere ciò che si fa in città e nel decanato nel campo della carità. L’appuntamento è ad ogni secondo sabato del mese dal 12 dicembre 2015 al 12 novembre 2016. Il ritrovo è alle ore sette alla Prima Cappella per la recita del rosario e alle otto in santuario per la messa con l’omelia a tema, trasmessa da Radio Mater sulle frequenze 87.700 e 95.250 per Varese e provincia”.
“Nel primo appuntamento si affronterà il tema di dare da mangiare agli affamati e da bere agli assetati con don Marco Casale, responsabile Caritas, che parlerà della mensa dei poveri alla Brunella. Il 9 gennaio don Germano Anzani tratterà del dovere di vestire gli ignudi; sabato 13 febbraio don Giovanni Meda, cappellano al Circolo, suggerirà come star vicini agli ammalati e il 9 aprile don Giuseppe Pellegatta, cappellano del carcere, accompagnerà il pellegrinaggio lungo la via sacra spiegando il significato di visitare i carcerati. Altri sacerdoti diranno come vivere la preghiera per i sofferenti e il culto dei morti”.
“Per le opere di misericordia spirituale interverranno rappresentanti degli operatori scolastici nel campo dell’educazione-istruzione, gli esperti del consultorio familiare; sacerdoti e religiosi dediti al ministero della confessione, promotori di comunione nelle parrocchie e comunità pastorali. Ce lo chiede espressamente papa Francesco – conclude l’arciprete – Il pontefice desidera un Giubileo fatto di passi condivisi e di gesti concreti per risvegliare la nostra coscienza assopita davanti al dramma della povertà ed entrare sempre più nel cuore del Vangelo, dove i poveri sono i privilegiati della misericordia divina”.
Nella galleria fotografica momenti dell’apertura della Porta Santa al Sacro Monte
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