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Politica

PRIMARIE/ 4 IL MIO AMICO MARANTELLI

STEFANO TOSI - 11/12/2015

marantelliPer raccontare la mia amicizia con Daniele Marantelli non basterebbe un libro. In questi anni abbiamo condiviso tanto, abbiamo vissuto momenti difficili e successi politici, gioie o dolori familiari. Daniele è dinamismo puro, non sta mai fermo. Conosciamo tutti il suo amore per lo sport, ma lo sport per lui è più di una passione: è il paradigma del modo in cui intende la vita, un mix di competizione, rispetto per gli avversari e solidarietà nei momenti duri.

E poi, volete mettere le partite di calcio viste dai noi milanisti delusi (rossoneri siamo io, Daniele e anche Giuseppe Adamoli) e poi commentate a suon di sfottò dell’interista Mirabelli? O riuscite a immaginare la sorpresa di alcuni ragazzi in un bar quando Daniele s’è messo a parlar di pallone con Beppe Marotta, oggi alla Juve, ma ancora indimenticato a un Varese di successo?

Tantissime volte ho visto Daniele, forte di quella passione che lo anima dentro e non l’abbandona mai, sostenere chi ha incontrato il dolore. I terribili giorni seguiti al dramma di Laura Prati sono vivissimi nella nostra mente.

L’impegno politico, se lo si vive con il fuoco dentro sin da ragazzi, alla fine è soprattutto un continuo confronto e incontro umano. Chi, come me e Daniele, ha avuto famiglie dignitose, ma con pochi mezzi economici, famiglie che hanno fatto crescere i figli con i sacrifici di anni di risparmi, sa che il fine della politica è il miglioramento delle condizioni di vita e delle opportunità per il futuro.

Quando ci siamo impegnati per cambiare, aggiornare i movimenti politici a cui abbiamo aderito, sia io che Daniele lo abbiamo fatto con questo obiettivo. Negli scorsi mesi ho spesso spiegato a persone che mi conoscono da ingegnere e non da ex consigliere regionale come la passione politica vissuta fin da giovani e coltivata positivamente sia un valore per la nostra storia. Soprattutto ora che la memoria di fenomeni tragici come il terrorismo degli anni Settanta e Ottanta, sembra debolissima.

Sì, abbiamo superato anche quel periodo, noi ragazzi di allora: non dimenticherò mai quella volta che ci siamo ritrovati tutti davanti alla sede della Dc dopo il delitto Moro. Eravamo ragazzini e con noi c’era un altrettanto giovane Paolo Rossi, oggi deputato Pd.

Già, il Pd: la sua nascita fu un passaggio non facile. Unire culture e persone diverse, con una propria forza e rappresentanza era una sfida temeraria ma necessaria. Chiesi fiducia e tutti collaborarono, con Daniele si limarono sospetti e diffidenze degli allora Ds ma subimmo una scissione, una delle tante della sinistra. Eppure si decise di andare avanti e di cambiare il modo di affrontare il confronto politico, per arrivare a non considerare più come avversari gli esponenti di altre formazioni di centrosinistra. Anche in queste primarie Daniele sta tenendo fede a quell’impegno.

D’altronde siamo un po’ figli dell’elaborazione culturale che vede necessaria un’ampia convergenza per riformare l’Italia. E la leadership per noi si deve incontrare con il lavoro quotidiano di tante persone per il successo delle nostre imprese, dei nostri lavori, per la semplificazione delle bizantine strutture istituzionali e amministrative, per la trasparenza.

In quanti incontri ci hanno detto: «Ma voi siete di Varese», come se Varese, Bergamo o Brescia fossero città di un altro emisfero. E in quanti incontri Daniele ha risposto: «Sono orgoglioso di essere di Varese, un posto dove si lavora duro». Ecco, il senso, il fine ultimo per cui ha deciso di candidarsi io lo ritrovo in queste parole.

L’amore per Varese ci ha portato a sacrifici talvolta enormi. Le riunioni tutte le sere, i sabati e le domeniche. Le pause pranzo passate a telefonare o a fare interviste, Daniele davanti all’ospedale di viale Borri o io alla Macchi di via Sanvito. Con una differenza: io mi segno i numeri di telefono, Daniele se li ricorda a memoria. Chiedeteglielo e vedrete.

La memoria e la visione dei cambiamenti sono le fondamenta imprescindibili per affrontare un futuro che vedrà Varese confrontarsi con nuove sfide, senza più una provincia e con una Milano rinata. Le relazioni, il dinamismo, e tutto quel tempo passato a raccontare, ovunque e con chiunque, Varese, sono indispensabili. Oggi più che mai.

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