Mancano solo tre giorni all’apertura ufficiale del Giubileo della Misericordia e Roma affronta la nuova sfida con tutta una serie di problemi ancora irrisolti e che fanno guardare ai prossimi undici mesi con ben poco ottimismo. Si va dal traffico caotico (che se possibile si è aggravato a causa del tracollo dei servizi di Tpl e della metro) alla raccolta dell’immondizia largamente insufficiente; dall’assedio dei bus turistici padroni di una città senza regole, alla scarsa sicurezza di turisti e residenti mentre aumentano furti e scippi soprattutto nelle zone intorno a San Pietro e alle Basiliche.
Gli anni alle spalle non sono serviti per rimettere in carreggiata la capitale. Anzi: a scorrere le undici indagini in corso affidate alla Procura di Roma si resta sconcertati dal numero di amministratori regionali e comunali coinvolti: Marrazzo, Polverini, Alemanno, Piccolo, Lusi, Fiorito (quest’ultimo noto alle cronache come Batman e già condannato a tre anni e quattro mesi per essersi appropriato di un milione di euro). Solo per citare alcuni. Sino ad arrivare al recente maxi-processo di mafia capitale o all’inchiesta sui rimborsi spese che hanno portato alle dimissioni del sindaco Marino.
Centinaia di migliaia di euro che sarebbero dovuti servire a rendere più bella e efficiente questa città e che sono finiti chissà dove.
Come ripartire ?
Diversi anni fa ebbi la fortuna di conoscere Rinaldo Santini. Sindaco di Roma dal 1967 al 1969, ex consigliere comunale, assessore, governatore del Lazio, giornalista e tra i fondatori della Cisl, si è spento a 98 anni nel 2013. Con lui, nel corso di alcuni incontri, ho realizzato un libro-intervista, ormai introvabile, dal titolo “La Politica come servizio”.
Cattolico tutto di un pezzo (andava a messa ogni giorno ), temprato dagli anni della seconda guerra mondiale e della ricostruzione, Santini ha raccontato, in quel lungo colloquio scritto, una intera generazione per cui, direi quasi ingenuamente, il buon governo derivava direttamente dalla formazione cristiana. “Ero famoso a Roma” diceva “perché non favorivo nelle gare d’appalto i concorrenti miei amici o amici del partito al quale appartenevo. Era la mia impostazione che non mi permetteva, anche se sollecitato, di spostare in una gara il secondo classificato al primo posto. Chi vinceva meritava l’appalto semplicemente perché il suo progetto era il migliore o la sua offerta la più contenuta”. Quale amministratore oggi ragionerebbe così?
Sotto la giunta Santini vengono realizzati: il nuovo mercato dei fiori al Trionfale, i piani particolareggiati delle periferie Romanina, Tor Sapienza, Tor Cervara, Labaro, Rustica; vengono ultimati i lavori della prima linea metropolitana, i percorsi preferenziali per i mezzi pubblici, il parcheggio pubblico di Villa Borghese, l’allargamento di Via Aurelia. Mai la sua azione è stata interessata da indagini della Magistratura.
Alla domanda sul perché della crisi della politica, che già si intravedeva negli anni ’70, Santini rispose così: “Molti si sono allontanati da una coerente impostazione cattolica, pur mantenendo magari l’appellativo ‘cristiano’. Più che all’apostolato pensano al potere. Tutto ciò aggravato dal fatto che è diffuso il sistema del professionismo politico e un amministratore trae dalla sua attività i mezzi per vivere. Questa crisi si risolverà solo se tornerà quello spirito di apostolato che distinse la prima Dc; eravamo in campo per difendere i cittadini, specie i più poveri e mai per fare carriera”. La sfida per rilanciare Roma inizia anche da qui.
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