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Politica

PRIMARIE/1 VARESE, SOGNO E BISOGNO

AMBROGIO VAGHI - 04/12/2015

Una ipotesi di masterplan per le stazioni unificate

Una ipotesi di masterplan per le stazioni unificate

Alle ultime battute tentiamo un breve bilancio della mini campagna elettorale per l’indicazione del candidato Sindaco di Varese del centrosinistra. Si sono confrontate quattro persone tutte in possesso delle prerogative necessarie a rivestire la carica. Per preparazione professionale, idealità, passione civica, amore per la propria città. Ognuno con accentuazioni che nascono dalla storia personale. I relativi sponsor mettono in evidenza, negli scritti di sostegno che abbiamo sollecitato e che riportiamo in queste pagine, i punti salienti dell’impegno di ognuno, le caratteristiche delle singole personalità, e perché vale la pena di votarli.

Dalle proposte programmatiche appare un grande quadro di sogni e bisogni della città. Hanno grande prevalenza i bisogni, raccolti nei numerosi incontri con i cittadini. Fatto inevitabile, dopo tanti anni di trascuratezze e di inefficienze gestionali delle Giunte a trazione leghista. Tutto questo ha sicuramente assai ridotto la proposizione dei sogni. Ne è uscita una forte necessità di cambiare rotta, di rilanciare la città, sollevandola dal costante declino che l’ha impoverita in termini di qualità della vita, offerta di servizi, possibilità di lavoro. Comune in tutti i candidati come pre-condizione di ogni scelta l’ambiente, la sua salvaguardia sempre e comunque, unita alla valorizzazione delle sue celebrate bellezze naturali.

E’ però preoccupante la lunga lista delle spesa che ne è uscita per soddisfare le necessità del centro cittadino e dei rioni. Forse non ce ne rendevamo completamente conto di tanto dissesto. Da qui gli impegni al fare spesso arricchiti da numerose idee nuove e brillanti . Successivamente un confronto serio dovrà stabilite le priorità degli interventi.

Una prima indicazione potrà venire proprio dalla scelta del candidato sindaco in ordine alle sensibilità personalmente espresse sui singoli problemi. Ma non fermiamoci alle pur giuste questioni di metodo e a tutto quanto può rappresentare una ottima, partecipata, intelligente manutenzione dei servizi, cioè al miglioramento di quanto offre la città dei giardini coi suoi gioielli Sacro Monte e Lago per una maggiore fruibilità di essi.

Non si rinunci ai sogni, ad obiettivi in mancanza dei quali la città non avrebbe futuro. Nelle proposte appare qualche sguardo allungato verso l’orizzonte. Forse troppo timido. Soltanto un candidato accenna alla necessità che Varese diventi una porta verso l’Europa e colga tutte le opportunità offerte dalla vicinanza con la grande Milano e la Malpensa. Non si accennano investimenti in strutture viarie che migliorino l’accesso e la mobilità attorno al capoluogo.

E qui è il punto. Ci vogliono idee chiare, il coraggio di esporle e di portarle avanti. Credo che nessuno si illuda che l’avvenire cittadino possa essere trovato più di tanto nello sviluppo dell’insediamento universitario. Certo per uno studente sarebbe preferibile soggiornare a Varese anziché alla Bovisa o alla Bicocca, ma il “peso” della sua futura laurea in quelle Università è ancora oggi ben diverso e vincente. O dovremmo ridurci a vendere bene il nostro ambiente, la qualità della vita, per diventare appetita residenza – dormitorio di una parte dei 1.500 ricercatori attesi un domani a Rho-Pero, nella futuribile città delle alte ricerche tecnologiche da nascere sui terreni dell’ Expo?

Perché non pensare a come favorire qui da noi lo sviluppo di una imprenditoria rivolta alte tecnologie? Uno sviluppo economico certamente sostenibile dal punto di vista ambientale. Insomma uno sguardo a tutto ciò che crei possibilità di impiego qualificato, per frenare quella emorragia di cervelli e di braccia ( ottomila di cui il 25% laureati!) che negli ultimi hanno abbandonato Varese per cercare all’estero le occasioni di realizzarsi nel lavoro . Un impoverimento umano culturale, economico drammatico.

Occorrerà per prima cosa togliere Varese dall’attuale isolamento anche fisico. Tuttora enclave a nord di Milano con un sistema di collegamenti ferroviari di fine ottocento, per la società dell’epoca. Con due linee che si impattavano a Porto Ceresio e a Laveno davanti all’acqua dei laghi e con Varese ridotta di fatto a stazione di testa. La grande occasione data dal collegamento prossimo con la Arcisate – Stabio apre l’accesso alla rete europea e il collegamento a Malpensa apre l’accesso al mondo e razionalizza i collegamenti con Milano.

Varese non più punto terminale ma snodo di transiti. Urgente è tornare a pensare e definire la costruzione di una stazione ferroviaria unica, non faraonica, chi privilegi la funzionalità operativa e non conti per il finanziamento sulla rozza speculazione immobiliare. Si tratta di un servizio pubblico che deve essere per gran parte a carico degli enti pubblici, Comune e Regione e delle due società ferroviarie. I finanziamenti si possono trovare, diretti, abbandonando i più comodi ma più onerosi project financing.

Un tempo i Comuni costruivano direttamente scuole, palazzetti, stadi, strade reperendo risorse alla Cassa Depositi e Prestiti e negli istituti bancari. Si potevano aprire prestiti obbligazionari per specifiche opere pubbliche di grande impatto. Nel 1947 un Assessore al Bilancio, il ragioniere Lanciotto Gigli (un fiorentino giunto a Varese e innamoratosi di essa) trovò le risorse per acquistare il Parco e la Villa Mirabello, quando la città soffriva ancora di tante ferite degli anni di guerra. Una questione di uomini, di professionalità, di civile passione.

Per uscire dall’isolamento territoriale va preteso nell’ambito della Pedemontana anche il completamento della tangenzialina di Varese col peduncolo che arriva fino a Cantello-Gaggiolo. L’apertura di un’altra porta verso la grande rete autostradale elvetica.

Senza interventi nelle infrastrutture urbane non si va lontano. Si rinuncia allo sviluppo e al futuro. Lo sanno benissimo i candidati alle Primarie che forse opportunamente hanno evitato di affrontarli nel merito. Sono temi di vasta portata, sui sogni, è parso Impossibile un impegno personale.

Spetterà ai partiti e movimenti che sostengono il candidato vincente rielaborare i risultati delle primarie. Mettere a punto con lui i dettagli programmatici e soprattutto i sogni, da coltivare con forte impegno affinché diventino virtuose realtà.

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