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Lettere

CHI SEMINA VENTO

- 04/12/2015

Il ripetersi di atti di intolleranza o di vero e proprio incitamento all’odio razziale e religioso, soprattutto quando provengono da persone che ricoprono cariche istituzionali, dovrebbero essere motivo di seria preoccupazione. Per molti invece sembra quasi trattarsi di atti forse un po’ eccessivi nei toni, ma sostanzialmente innocui. Purtroppo le cose non stanno così e ogni sottovalutazione o giustificazionismo, più o meno consapevole, non fa che aggravare la situazione.

Proviamo a riflettere su quanto sta accadendo a Varese.

Una maggioranza di consiglieri comunali partendo da alcuni fatti gravi che destano allarme e preoccupazioni legittime tra i cittadini, non si è fatto scrupolo di indicare oggetti e soggetti del “crimine” (i gradoni di piazza repubblica, il burqa, la moschea, le scuole, i dirigenti scolastici e chi più ne ha, più ne metta).

Fatti diversi certamente, ma tutti utilizzati a sostegno di una tesi univoca: reprimere, reprimere, reprimere!

C’è chi invoca l’esercito e chi invita alla delazione, c’è chi minaccia liste di proscrizione e chi vorrebbe espellere chiunque non gli aggrada. Si è giunti persino a chiedere il ritiro dalla scuole di libri sgraditi alla maggioranza che governa (si fa per dire) Varese. Certo sempre meglio che bruciarli i libri, ma il passo è breve. Ogni occasione è buona per esibire muscoli e pochezza di idee

Un assessore leghista espone alla gogna mediatica un gruppo di ragazzi colpevoli di pensare che “tutti i morti sono uguali”. Il Sindaco rincara la dose chiedendo indagini sulle famiglie mentre il loro capo, per non essere da meno, chiede di espellerli. Ma l’espulsione vale anche per gli italiani o per tutti i presidi che hanno ignorato la circolare sul minuto di silenzio? Vale solo per alcuni o anche per tutti i varesini indifferenti? Si giustificano dicendo di aver fatto il loro dovere. Ma dovere di che? Da quando in qua un assessore o un sindaco possono sostituirsi ad un dirigente scolastico o ad un corpo docente? Qualcuno è in grado di spiegare l’eventuale reato compiuto in quelle aule?

Adesso c’è anche la scusa del Natale. Un vento brandito come una clava anche da quelli che fino a ieri agitavano le ampolle magiche lungo le rive del DIO PO e si esercitavano in riti padano-celtici.

Un Natale, per loro, ridotto a “tradizione”, alla stregua del panettone!

Un Natale da difendere non tanto per i valori che incarna, ma perché minacciato dalla presenza o dalla invadenza del nemico, dell’infedele.

E mentre i paladini del presepe si moltiplicano esibendo tutt’altro che la carità cristiana, altri tacciono, forse per non disturbare il manovratore o forse soltanto per il timore di essere impopolari.

A questo proposito è significativo il silenzio assordante di tanti che già sgomitano in vista delle elezioni comunali. Eppure dietro questi episodi si intravvede chiaramente una Varese futura ed una politica che non fanno presagire nulla di buono. Bisognerebbe reagire in tempo perché il vecchio detto “Chi semina vento…” è più che mai attuale.

 

Rocco Cordì

 

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