Ritorniamo spesso sulle vicende politiche di Varese perché quel che vi succede finisce per condizionare le mosse del centrodestra anche a livello nazionale. E non v’è dubbio che l’elezione del sindaco della città giardino sia uno dei quegli accadimenti, anche se i rituali e i coup de théâtre che si succedono di ora in ora, non lasciano ben sperare per la ponderatezza e solidità di certuni progetti politici. Dopo i nomi dal “sen fuggiti”, dei candidati bruciati anzitempo, i colpi bassi e le impuntature da prime donne su questo o quel nome, alcuni transfughi del centrodestra hanno deciso di creare un movimento civico, denominato “Varese Attiva”, puntando su Stefano Malerba che fino a poche ore fa sembrava essere il candidato della Lega, anzi di Maroni.
Di Malerba sappiamo soltanto che appartiene a una nota famiglia varesina di imprenditori nel settore delle calze, che è presidente della squadra di rugby e si prodiga in iniziative di solidarietà. Quelli in nostro possesso sono elementi evidentemente insufficienti per poter delineare un suo credibile profilo politico ma bastevoli, riteniamo, per poter fare alcune considerazioni di ordine generale su di un argomento già affrontato lo scorso 6 novembre.
A proposito del sindaco uscente scrivemmo che «Chiunque sarà chiamato ad amministrare Varese il prossimo anno, quale che sarà la sua collocazione politica, dovrà essere per forza un uomo nuovo». Va da sé che per “uomo nuovo” non intendevamo un estraneo alla politica ma, semmai, un politico che fosse nuovo per formazione, per immagine, per la buona reputazione e, soprattutto per l’attrattività. E, invece, pur essendo un uomo nuovo in senso lato, a Malerba manca l’attrattività multipolare, requisito indispensabile per mettere d’accordo coloro che poi dovrebbero sostenerlo, anche se a questo punto non si capisce bene chi essi siano.
Vengono spontanee tre domande: che fine farà la Santa Alleanza che si era delineata lo scorso 8 novembre sul palco di Piazza Maggiore a Bologna, tra Berlusconi, Salvini e Giorgia Meloni? È già andato in pezzi il laboratorio politico che il Matteo della Lega voleva costruire con Forza Italia e Fratelli d’Italia? O “Varese Attiva” è soltanto un tentativo di porre fine al braccio di ferro tra Salvini e Maroni sul nome di Malerba? Sta di fatto che il centrodestra varesino – come quello nazionale – si presenterà all’appuntamento con le urne il prossimo anno ancora più frastagliato di prima.
Peraltro non si comprende la follia autodistruttrice della classe politica nostrana che, invece di pescare la dirigenza tra i suoi quadri migliori, ricorre sempre più spesso a figure esterne, ammettendo implicitamente che essa non è più in grado di governare questo Paese. A tal proposito c’è una domanda che molti di noi hanno sulla punta della lingua da tempo: siamo sicuri che un manager, un bravo chirurgo, o un imprenditore come Malerba sia automaticamente anche un buon amministratore e un savio politico? L’esperienza del “marziano” Marino a Roma in verità, non induce ad azzardare ottimistiche previsioni, anzi, quella surreale vicenda pare non abbia insegnato niente a nessuno, né a destra, né a sinistra. Ignazio Marino è una persona tanto perbene sul piano personale quanto sprovveduto su quello politico, checché ne abbiano scritto le cronache qualche mese fa. È un chirurgo di buona fama, un noto ricercatore e autore di un’invidiabile sfilza di pubblicazioni scientifiche. Eppure come sindaco egli è stato una vera catastrofe per la caput mundi e per il PD, tant’è che è stato fatto fuori con un inedito colpo di stato capitolino.
Ma ritornando a Varese, il centrodestra ha scelto il momento peggiore per ulteriormente frazionarsi, un momento storico in cui il PD di Renzi stravince unicamente per mancanza di avversari e non certo per le sue eccelse capacità di governo del Paese. Peraltro, non è così scontato che il Malerba di “Varese Attiva”, che comprende anche elementi dell’UDC, catalizzi poi i voti degli elettori varesini che sono moderati ma non certo sciocchi o smemorati e, siamo certi, che ricordano cosa ha detto Casini nel corso di un’intervista qualche giorno fa: «Il concetto di partito nazionale che è stata la DC è incarnato nel tentativo di Renzi». Non riflettendo, mentre si produceva nella sua tirata adulatoria, sul fatto che se le cose stessero veramente così, non si capirebbe perché i varesini il prossimo anno dovrebbero votare un movimento dal futuro incerto come “Varese Attiva” è non invece l’incarnazione casiniana della DC, ovvero il PD.
Insomma il centrodestra di Varese ha, secondo noi, eccellenti possibilità di fare la fine dei Curiazi della storia romana, nel senso che alle prossime elezioni corre il rischio di farsi battere separatamente da avversari che sicuramente non sono dei giganti della politica ma hanno, almeno, il vantaggio di essere compatti, anche se litigano tra di loro ad ogni piè sospinto.
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