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Opinioni

SINDACO/4 NECESSITÀ DI ARIA NUOVA

FLAVIO VANETTI - 20/11/2015

Grand Hotel Campo dei Fiori: che fare?

Grand Hotel Campo dei Fiori: che fare?

Premessa numero uno: da anni risiedo a Venegono Superiore, per cui quanto dirò tra poco sulle elezioni comunali varesine non potrà tradursi in un viaggio verso la “gabina” di bossiana memoria. Ma a questa sorta di voto virtuale tengo comunque, vuoi per i legami di affetto con la città natale vuoi perché Varese non è dall’altra parte del mondo e rimane a una decina di chilometri da casa mia. Premessa numero due: il mio nome compare tra quelli che hanno firmato il cartello di Varese 2.0, ma questo non equivale a un endorsement incondizionato di Daniele Zanzi. Eppure mi piacciono le persone che si sono unite alla sua proposta e mi piace in linea di massima un progetto nel quale la città – in senso lato – possa dire la sua (molto di più, a mio avviso, rispetto alle chance offerte dai partiti tradizionali).

D’altra parte mi rendo anche conto dei punti deboli del piano, oltre a una lacuna che ho già manifestato al candidato sindaco e ai suoi “pretoriani” (scherzo: è il caro collega Cesare Chiericati): la totale mancanza di attenzione verso il Campo dei Fiori e il ripristino del suo patrimonio (Grand Hotel, secondo ramo della funicolare, ex Colonia e altro ancora). Ad ogni modo, i rischi che corre Varese 2.0 sono due: il primo sta nella conflittualità con eventuali altre liste civiche – da che mondo è mondo, l’unione fa la forza -, il secondo è invece figlio della possibilità che alla resa dei conti manchino praticità, concretezza ed esperienza. Tuttavia questo è un progetto che pare portare freschezza, aria nuova e senso di appartenenza a un territorio che ha bisogno di essere rigenerato con coraggio e convinzione, ma anche con un recupero dei valori storici del suo passato.

Per inciso questo concetto di “varesinità” l’avevo visto nitidamente nella Lega della prima ora e non nascondo di aver apprezzato, al netto di aspetti non condivisibili, il suo tentativo di calarsi nelle radici della città. In particolare, mi aveva convinto Raimondo Fassa, personaggio capace di ritagliarsi, su scala nazionale, una trasversalità e una popolarità che hanno illuminato Varese. Forse è proprio questo il motivo – il singolo che involontariamente offusca il partito – per il quale è stato smontato, mangiato e digerito in breve tempo… Così il progetto Lega secondo me ha pian piano perso la sua spinta e, oggettivamente, una ventina d’anni dopo può essere giudicato un’incompiuta. E questo a prescindere dal giudizio storico che si può avere sulla gestione di Aldo Fumagalli o su quella di Attilio Fontana, che ritengo persona per bene e anche un amico, avendo tra l’altro la passione comune per il basket.

A entrambi, e in particolare al secondo che nel primo mandato ha pure scontato l’eccessiva litigiosità nella maggioranza, riconosco infatti di aver amministrato in momenti grami e difficili, con insulsi tagli di un apparato centrale che ha fatto pagare alla periferia la sua non voglia di abbattere un costoso sistema di potere. Ma anche rispetto a questo dato di fatto, adesso serve una svolta. Farò un discorso provocatorio: al limite vanno bene tutti i candidati, purché il sindaco che sarà eletto non ci venga poi a raccontare che la spending review e la mancanza di risorse impediscono di governare. Nessuno chiede di correre per certe poltrone e chi lo fa in epoche di crisi deve come minimo avere buone idee per aggirare gli ostacoli. Se non le ha, se ne stia pure a casa.

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