DISPOSOFOBIA, disturbo da accumulo o accumulo o accaparramento compulsivo, caratterizzato dal bisogno ossessivo di acquisire, spesso senza utilizzare, una quantità di beni eccessiva. Il termine, letteralmente, significa “paura di buttare”, dall’inglese “to dispose”, “gettare”, “buttare”, “disfarsi (di qualcosa)”, seguito dal suffissoide “fobia”, in greco “panico”, “paura”.
Chi di noi, individui dell’Occidente, non si riconosce affetto perlomeno dal desiderio di accumulo? Per onestà, mi dichiaro io, in prima persona, affetta da questa patologia.
Quando ho letto di un libro che aveva venduto qualche milione di copie nel mondo, scritto da una giovane giapponese, la trentenne Maria Kondo, mi sono affrettata a visionarlo in libreria. Ma non l’ho comperato. Non che la sola visione del libro abbia innescato in me il desiderio di cambiare, no, solo mi sono detta che lo sapevo da me, senza possedere (acquistare, acquisire, accumulare, appunto!) il manuale del perfetto disposofobico, che se avessi voluto, ci sarei potuta arrivare da sola, al percorso di rigenerazione personale che segue il rifiuto dell’accumulo.
Dunque Maria Kondo scrive “Il magico potere del riordino”. Non parla solo di rimettere tutto in ordine, ma anche, e soprattutto, di disfarsi di ciò che non ci serve davvero; descrive le nostre case stracolme di oggetti inutili. Di appartamenti, piccoli o grandi, non cambia la sostanza, pieni di tutto.
Si inizia a conservare tutto: i vestiti di quando eravamo più sottili, quella sciarpa comperata nel grande magazzino di allora ai tempi dell’Università e una quantità di oggetti da cui non possiamo separarci perché sono legati a un certo periodo della nostra vita.
Non ho ancora letto il libro di Maria, non per snobismo intellettuale. Voglio leggerlo dopo, quando avrò avuto il coraggio, tutto il coraggio necessario per:
Solo “dopo” leggerò il libro di Maria Kondo, andando a prenderlo in prestito alla Biblioteca Civica. Per curiosità, per un confronto. Per vedere se c’è scritto, nel bestseller della giovane e brillante giapponese, della quantità di sofferenza che questo riordino provoca a chi decide che per stare meglio, per rinnovarsi, si può cominciare a togliere il superfluo, tutto il superfluo. Ma prima di tutto quello materiale.
Prometto a me stessa che nel corso dei mesi da qui alla fine dell’anno solare farò questo esercizio di ristrutturazione che parte sì dall’esterno ma per arrivare dentro, nella mente e nel cuore.
Il possesso di tante cose inutili, che ancora mi circondano, mi avverte che vivo di eccessi. Mi mostra come si riempia il vuoto con tanti “pieni” privi di un vero significato. Segnala al mio inconscio che sto dissipando del tempo in azioni inutili: ritagliare, accumulare, acquistare. Lo avverte: con o senza il libro di Maria Kondo, urge un cambiamento.
You must be logged in to post a comment Login