Varese, “città di giardini”, è ricca di luoghi magici e nascosti; non apprezzati come meriterebbero perché preclusi alla vista dei privati cittadini. Il vero “oro verde “ della nostra città sta in questa sua ossatura composta da parchi e giardini privati, di cui ben 25 (un autentico record!) tutelati da una Legge Nazionale ed oltre 100 inseriti nel PGT come siti di interesse storico.
Milioni di metri quadrati di verde di quantità e qualità che rendono Varese una città unica, ricca e attrattiva dal punto di vista ambientale.
È proprio dalla conoscenza e dalla valorizzazione di questi luoghi che può nascere e scaturire il disegno di quello che potrebbe essere la vera vocazione di Varese.
“La città in un giardino” è una visione, un programma per la mia Varese2030; non vuole certo significare preferire le begonie alle violette o riempire la città di aiuole e aiuolette fiorite. Vuole invece riconoscere che l’ambiente è la caratterizzazione di questa città e quindi tutto sarà in sua funzione: il PGT, la mobilità, i trasporti, la pedonalizzazione spinta, l’incentivazione di fonte energetiche alternative, lo sport, il turismo e perché no anche la cultura. Ambiente vorrà dire anche creare nuovi posti di lavoro, aziende che lavorano sul e per il territorio, start up, bandi europei da cogliere e sfruttare….
Vuole dire avere un progetto globale e organico per il futuro della nostra città che da troppo tempo ormai sembra adagiarsi sulla mancanza di prospettive e disegni per il futuro. Troppe grandi opere sono state solo annunciate e non realizzate negli ultimi venticinque anni e tutte per di più slegate tra loro, interventi a spot, demagogici e fini a se stessi. Come ebbi già a scrivere, i programmi debbono essere organici ad una visione a lungo termine sul destino della città, sono solo semplici tasselli di un mosaico generale che andranno a incastrarsi per disegnare quella che sarà la Varese del 2030.
Proprio per questo, per far capire questa mia visione ai varesini, li accompagnerò sabato 14 novembre, con inizio alle ore 15, in uno di quei luoghi incantati che solo Varese può offrire: il parco e la Villa San Francesco, in Via Mozzoni 10, dietro al tribunale. Un luogo incantevole e nascosto, chiuso normalmente al pubblico, dove poter ammirare i colori dell’autunno varesino e apprezzare, ma per davvero, il senso di “una città di giardini” che deve essere tutelata, potenziata e tramandata.
Il parco San Francesco occupa una posizione preminente ed importante nella geografia verde di Varese.
Il complesso è sicuramente tra i più antichi e storici del territorio; sul luogo, infatti, esisteva a partire dalla prima metà del XIII secolo un convento francescano, uno dei primi fondato nell’alta Italia; da qui anche il nome con cui tuttora la villa e il parco sono sconosciuti. Per più di cinque secoli il convento rappresentò un punto focale della storia e della vita religiosa varesina sino alla sua soppressione avvenuta nel 1786, quando l’imperatore Giuseppe II d’Asburgo emanò l’editto di alienazione dei beni religiosi.
Il complesso andò incontro ad un decennio di abbandono finché , nel 1810, la proprietà fu acquistata dal conte Giorgio Clerici che iniziò, sulle tracce del convento, la sistemazione della propria villa, in stile neoclassico. A quest’ epoca è ascrivibile anche la sistemazione del giardino che, come riferisce un cronista del tempo, era descritto come “un giardino all’inglese con una grotta che per novità è sorprendente”.
Un parco, dunque, romantico, secondo le mode emergenti al principio del XIX secolo. Un giardino alla cui costruzione pare abbia contribuito l’agrimensore Luigi Villoresi, allora attivo nel Parco reale di Monza e Leopoldo Pollack, che preparò un progetto – tutt’ora gelosamente conservato dai proprietari – che non incontrò i favori del Clerici e quindi non fu mai realizzato. Il complesso passò poi per via ereditaria, a metà del secolo XIX, alla famiglia che ne detiene tutt’ora la proprietà. A differenza quindi di molti altri parchi storici varesini – la maggior parte in verità – che hanno visto le alterne fortune ed attenzioni dei diversi proprietari che si sono succeduti nei lustri, Villa San Francesco ha potuto godere delle cure costanti di un’unica famiglia: e i risultati si vedono! Giardino incantato, vera oasi di pace che “strega” il visitatore, isolandolo dai rumori e dai “fastidi” della città.
Alberi maestosi ed imponenti ovunque… faggi,lecci, querce da sughero, magnolie spoglianti e sempreverdi, collezioni di camelie dai fiori inusuali, pini scozzesi, peonie e glicini, un unico esemplare di Cupressus cashmeriana … in un tripudio di accostamenti, colori e profumi primaverili ed autunnali.
San Francesco è la prova vivente che le cure e le attenzioni nel tempo dei proprietari sono la migliore medicina per gli alberi. La famiglia si tramanda l’orgoglio e il dovere di preservare per il futuro l’integrità e la bellezza del parco. Nessuna manipolazione, nessun improvvido e non consono inserimento di nuove essenze, nessuna alienazione o divisione; nessun cedimento alle mode mutevoli botaniche dei tempi con la messa a dimora di essenze forse belle, ma poco consone al disegno originario del parco. Un giardino che assume la stessa dignità ed importanza della, per altro splendida, dimora neoclassica.
Che bello vedere ancora queste attitudini in una città dove la speculazione, la non cultura, l’ignoranza botanica avanzano a grandi passi!
A tutti i varesini che seguiranno la visita sarà donata una piccola pianta di faggio da mettere poi a dimora nel proprio giardino, in un bosco, in un luogo pubblico.
Un piccolo faggio è in grado di assorbire 10 kg. di anidride carbonica all’anno; quando crescerà, dopo venti anni, potrà produrre 1,7 kg./ora di ossigeno e cioè 14.892 Kg/anno di ossigeno che noi, i nostri figli e i nostri nipoti respireremo.
Se i partecipanti alla visita a San Francesco saranno duecento, nella Varese2030 si avrà la produzione di quasi 4 milioni di Kg di ossigeno a vantaggio delle generazioni future. Che grande risultato può scaturire da una semplice, breve passeggiata in un parco privato! Ecco perché un semplice gesto, come piantare un albero, può fare la differenza!
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