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Apologie Paradossali

SINDACO/3 CHE SAPPIA RAMMENDARE

COSTANTE PORTATADINO - 13/11/2015

amministratore(O) Dai, coraggio, mettiti a scrivere l’articolo che ti ha chiesto il direttore!

(C) Dovrei essere un sognatore come te, mi riesce difficile, ora. Per la fatica di lavorare con un occhio solo (l’altro è stato operato mercoledì scorso, ragione della mia assenza da RMFonline di queste due settimane) e per la fatica, ben maggiore, di dire qualcosa di sensato che non sia già stato scritto da candidati, ex candidati, ex sindaci in attesa di chiamata, opinionisti, attivisti, politologi, tuttologi. Ma comincia tu, che sindaco vorresti?

(O)Alto, biondo, bello, generoso, intelligente, modesto, competente. Onesto, magari ricco di suo, che forse aiuterebbe contro le tentazioni, slegato da ogni partito, sostenuto dalla gente, ma non proprio abbandonato dai partiti, quindi pratico, non un ideologo e…

(S) Ma non ti basta! E dove trovi una tale perla rara? Con le primarie o con il concorso di Miss Italia? Infatti tra le qualità ricorrenti hai dimenticato che sarebbe meglio donna! Vi faccio appena notare un particolare: nella storia repubblicana di Varese manca un sindaco che sia stato anche un personaggio di livello della politica nazionale, un leader del suo partito. Tra i primi sindaci democristiani, alcuni non erano nemmeno iscritti. Basta un buon amministratore, un buon amministratore di condominio, come si vantava di essere Albertini per Milano. Però, finora, non vedo comparire nemmeno questa figura.

(C) Come se fosse un mestiere facile. Ma non sai che per essere un BAdC (buon amministratore di condominio) occorrono sia competenze, sia qualità politiche? Se non parliamo di una casetta con quattro appartamenti, ma di qualcosa di più complicato, il BAdC deve tener conto di una quantità di fattori, che finiscono per determinare maggioranze variabili nelle assemblee, incroci di interessi, sospetti, sotterfugi, maldicenze, liti. Il BAdC deve destreggiarsi come un politico “puro”, prima ancora che essere dotato di onestà e competenza. Vedo un’altra difficoltà: il BAdC una volta ottenuto l’incarico, può muoversi con una certa autonomia, fino alla prossima assemblea annuale, al contrario del sindaco che deve servirsi di un doppio ordine di delegati: gli assessori, che ovviamente rivendicano una certa autonomia di politica, di capacità di spesa e soprattutto di visibilità, e i funzionari (non amo chiamarli burocrati) che da quasi vent’anni, dalla riforma Bassanini, sono caricati di responsabilità economiche e anche penali. Nel migliore dei casi, la macchina comunale funziona sempre con un piede sul freno e una mano sul freno… a mano.

Infine, come Onirio, anch’io non mi rassegno ad un “primo cittadino” che non abbia l’ambizione di far crescere questa città. Una città è qualcosa di più di un impresa, di un centro di servizi, di un modello di ripartizione di costi e di doveri, anche di una garanzia della sicurezza pubblica e privata; una città è una civitas, un seme di civiltà perché è un’unione di cives, di cittadini che sanno di esserlo e ne sono orgogliosi. Non si può disconoscere che il tessuto sociale anche a Varese è gravemente dilacerato. A me piace molto il concetto inventato da Renzo Piano a riguardo del tessuto urbano: rammendare le periferie. Però lo estendo a tutta la gente che abita la città, tutti abbiamo bisogno di qualche rammendo, succede anche nelle migliori famiglie.

(S) Con questo batti pure Onirio, come sognatore, non vuoi solo un bravo politico, onesto e competente, ma dotato di poteri magici: un terapeuta!

(C) Mhhhum, sì. La politica deve essere almeno questo, una terapia sociale. Se ascoltassimo i Papi, da Paolo VI a Francesco dovrebbe essere ancora di più, una forma tra le più alte di carità. Ma se si vuole puntare a questo obiettivo, ci sono altre due condizioni imprescindibili: applicare la pratica della sussidiarietà e non lavorare da solo, come il famoso ‘uomo solo al comando’. Senza sussidiarietà è impossibile recuperare risorse sufficienti ad un’azione che abbia impatto sociale sufficiente. Più importante ancora è la notazione che la qualità del ‘rammendo’ è molto diversa se è fatta direttamente da persone che vivono sul posto, che mettono in gioco la loro conoscenza e creatività, piuttosto che da progetti pensati a tavolino e messi in atto da pur diligenti dipendenti pubblici. Solo un esempio: la diversa efficienza delle scuole materne paritarie, nate magari cent’anni fa dalla carità dei parrocchiani, rispetto ad una struttura totalmente pubblica, che non può avere lo stesso occhio sulla situazione, rispetto ad un gruppo di amministratori che vivono quella situazione tutti i giorni. Questo può valere per tutti i servizi alla persona e alla famiglia, ma si può estendere a svariate circostanze della vita di quartiere, soprattutto alle manutenzioni. Questo è il primo modo per non restare da soli; l’altro è quello di ridare la giusta funzione ai partiti politici.

Questo è più difficile, lo so. Sono forse anche preso da una malinconica nostalgia di quando almeno i partiti maggiori avevano sezioni nei quartieri ed avevano una capacità di rappresentarne i problemi reali, dalle buche nelle strade alla funzionalità dei trasporti, dei servizi pubblici, delle scuole… Se lasciamo che le nostre convinzioni siano ridotte ad opinioni, influenzate, meglio: dominate dal chiacchiericcio dei talkshow e dalla istintiva reattività ad ogni disagio o cattiva notizia, senza un confronto con qualcuno che possa informarsi e impegnarsi un po’ più a fondo con le ragioni delle scelte amministrative, la nostra voce sarà sempre flebile, anche quando dovesse esprimere rabbia o sconcerto.

(S) Vi lascio ai vostri sogni. Però, se trovate un tipo simile, fatemelo sapere. Chissà che non lo voti!

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