Anche le persone consacrate e i membri di fraternità e comunità appartenenti a Chiese di tradizione diversa da quella cattolica possono vivere da protagonisti questo “anno”.
Il monachesimo è un patrimonio della Chiesa indivisa, tuttora vivissimo sia nelle Chiese ortodosse che nella Chiesa cattolica. Ad esso, come ad altre successive esperienze del tempo in cui la Chiesa d’occidente era ancora unita, si ispirano analoghe iniziative sorte nell’ambito delle Comunità ecclesiali della Riforma, le quali hanno poi continuato a generare nel loro seno ulteriori espressioni di comunità fraterne e di servizio.
Attraverso l’incontro di membri appartenenti a esperienze di vita consacrata e fraterna delle diverse Chiese potrà crescere la mutua conoscenza, la stima, la collaborazione reciproca. In tal modo l’ecumenismo della vita consacrata sarà di aiuto al più ampio cammino verso l’unità tra tutte le Chiese.
Il fenomeno del monachesimo e di altre espressioni di fraternità religiose è presente in tutte le grandi religioni. Non mancano esperienze, anche consolidate, di dialogo inter-monastico tra la Chiesa cattolica e alcune delle grandi tradizioni religiose.
A partire dal cammino percorso, si sensibilizzino le persone consacrate in questo campo, per concordare gli ulteriori passi da compiere verso una reciproca conoscenza sempre più profonda e una collaborazione in tanti ambiti comuni del servizio alla vita umana.
Camminare insieme è sempre un arricchimento e può aprire vie nuove a rapporti tra popoli e culture che in questo periodo appaiono irti di difficoltà.
Tutti i vescovi accolgano cordialmente e con gioia la vita consacrata come un capitale spirituale che contribuisce al bene di tutto il corpo di Cristo (cfr Lumen gentium, 43) e non solo delle famiglie religiose.
«La vita consacrata è dono alla Chiesa, nasce nella Chiesa, cresce nella Chiesa, è tutta orientata alla Chiesa». Per questo, in quanto dono alla Chiesa, non è una realtà isolata o marginale, ma appartiene intimamente ad essa, sta al cuore stesso della Chiesa come elemento decisivo della sua missione, in quanto esprime l’intima natura della vocazione cristiana e la tensione di tutta la Chiesa Sposa verso l’unione con l’unico Sposo; dunque «appartiene … irremovibilmente alla sua vita e alla sua santità» (ibid., 44).
In tale contesto, i Pastori delle Chiese particolari siano solleciti nel promuovere nelle loro comunità i distinti carismi, sia quelli storici sia i nuovi carismi, sostenendo, animando, aiutando nel discernimento, facendosi vicini con tenerezza e amore alle situazioni di sofferenza e di debolezza nelle quali possano trovarsi alcuni consacrati, e soprattutto illuminando con il loro insegnamento il popolo di Dio sul valore della vita consacrata così da farne risplendere la bellezza e la santità nella Chiesa.
I religiosi, approfondendo la conoscenza della propria Chiesa particolare, si inseriscono sempre più in essa e rispondono con giovinezza di spirito alle sue necessità. Le mutue relazioni e la collaborazione tra carismi e ministeri, con lo scambio di esperienze, di energie e di forze sono una grande testimonianza: “uniti perché il mondo creda” (Gv 17, 21).
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