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In Confidenza

CONDIVIDERE IL CAMMINO COI LAICI

Don ERMINIO VILLA - 30/10/2015

candelaLa Chiesa dedicando questo anno alla vita consacrata, stimola clero e laici ad impegnarsi a conoscere meglio la posizione della vita religiosa in diocesi e le sue esigenze, per annunciarla nelle omelie, nella catechesi, nella direzione spirituale, curando con diligenza le vocazioni.

I laici con le persone consacrate possono e devono condividere ideali, spirito, missione. Alcuni Istituti religiosi hanno un’antica tradizione al riguardo, altri un’esperienza più recente. Di fatto attorno ad ogni famiglia religiosa, come anche alle Società di vita apostolica e agli stessi Istituti secolari, è presente una famiglia più grande, la “famiglia carismatica”, che comprende più Istituti che si riconoscono nel medesimo carisma, e soprattutto cristiani laici che si sentono chiamati, proprio nella loro condizione laicale, a partecipare della stessa realtà carismatica.

Anche costoro sono chiamati a vivere questo “Anno della Vita Consacrata” come una grazia che può renderli più consapevoli del dono ricevuto. Condividendolo con tutta la “famiglia”, si può crescere e rispondere insieme alle chiamate dello Spirito nella società odierna.

Quando i consacrati di diversi Istituti si incontreranno tra loro, è cosa buona che ci siano anche i laici, come espressione dell’unico dono di Dio, così da conoscere le esperienze delle altre famiglie carismatiche, degli altri gruppi laicali ed arricchirsi e sostenersi reciprocamente.

Questo “Anno” non riguarda soltanto le persone consacrate, ma la Chiesa intera. Tutto il popolo cristiano prenda sempre più consapevolezza del dono che è la presenza di tante consacrate/i, eredi di grandi santi che hanno fatto la storia del cristianesimo.

Cosa sarebbe la Chiesa senza san Benedetto e san Basilio, senza sant’Agostino e san Bernardo, senza san Francesco e san Domenico, senza sant’Ignazio di Loyola e santa Teresa d’Avila, senza sant’Angela Merici e san Vincenzo de Paoli? L’elenco si farebbe quasi infinito, fino a san Giovanni Bosco, alla beata Teresa di Calcutta.

Il beato Paolo VI affermava: «Senza questo segno concreto, la carità che anima l’intera Chiesa rischierebbe di raffreddarsi, il paradosso salvifico del vangelo di smussarsi, il “sale” della fede di diluirsi in un mondo in fase di secolarizzazione» (Evangelica testificatio, 3).

Tutte le comunità cristiane vivano questo Anno anzitutto per ringraziare il Signore e fare memoria grata dei doni ricevuti e che tuttora riceviamo per mezzo della santità dei Fondatori e delle Fondatrici e della fedeltà di tanti consacrati al proprio carisma.

Stringiamoci attorno alle persone consacrate, per gioire con loro, condividere le loro difficoltà, collaborare con esse, nella misura del possibile, per il perseguimento del loro ministero e della loro opera, che sono poi quelli dell’intera Chiesa. Facciamo sentire loro l’affetto e il calore di tutto il popolo cristiano!

È una felice coincidenza che l’Anno della Vita Consacrata sia contemporaneo al Sinodo sulla famiglia. Famiglia e vita consacrata sono vocazioni portatrici di ricchezza e grazia per tutti, spazi di umanizzazione nella costruzione di relazioni vitali, luoghi di evangelizzazione. Ci si può aiutare gli uni gli altri.

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