Due sono le certezze : dopo venticinque anni di governo leghista Varese ha voglia e necessità di un cambiamento alla guida della città e le primarie sono, nello spirito che le anima da che esiste il PD, una festa della democrazia e della partecipazione. Ne sono convinta fin da quando, nel 2007 in una conferenza stampa accanto all’amica indimenticata Laura Prati, a Stefano Tosi, Alessandro Alfieri e Adriano Albinati, presentammo la nascita del Partito Democratico. Da allora il cammino per arrivare a governare la città capoluogo è stato segnato da tappe importanti e ciascuna significativa. Verso l’obiettivo di cambiare volto alla città, proseguiva infatti da quel momento una sorta di “staffetta”, iniziata fin dal 2001 con la candidatura a sindaco di un giovanissimo Alessandro Alfieri e nel 2006 di un esperto e valido tecnico dell’amministrazione come Nino Conte. E, solo un anno dopo la costituzione del nuovo partito, alle elezioni provinciali la città Varese riuscì ad esprimere ben due consiglieri PD, Michele Di Toro e la sottoscritta. Per quanto riguarda le primarie, i democratici iniziarono intanto a farle diventare una cifra distintiva del loro volto innovativo: furono scelte infatti come modello e metro anche di ogni definizione di organizzazione interna e per le competizioni elettorali esterne.
Quando infatti nel 2011 fui designata come candidata sindaca di Varese per una coalizione allargata a SEL, IDV e lista civica Varese&Luisa, quella candidatura venne preceduta di almeno cinque mesi dalla mia dichiarata disponibilità a mettermi a disposizione delle eventuali primarie cittadine. Poi non vi furono altri candidati e restai l’unica a scendere in campo. Grazie a un solido e costruttivo lavoro di squadra del PD, degli altri partiti della coalizione e della gente per pochissimo non riuscimmo nell’impresa di ribaltare il potere leghista e del centrodestra.
Dalle ultime elezioni il lavoro serio dei consiglieri comunali democratici e la voglia di dare al governo cittadino delle priorità nuove e più vicine alle attese dei cittadini ha continuato a restare un obiettivo concreto e voluto appassionatamente. Ora siamo al traguardo di quella ideale staffetta. I democratici mettono in campo tutta la loro passione politica e puntano a vincere le prossime elezioni. E le primarie sono, come evidente, il tratto distintivo del loro “esserci” sulla scena politico/amministrativa.
Forti sono la volontà e la consapevolezza che solo convogliando i cittadini verso la scelta del loro candidato sindaco di centrosinistra si possa dare l’impronta netta e distintiva della partecipazione democratica. Mettere in campo più figure non vuol dire disperdere bensì amplificare la logica della cittadinanza attiva a e responsabile. Vuol dire avere il coraggio del confronto aperto e leale. Soprattutto significa non disperdere il grande patrimonio costruito nel tempo e non lasciare fagocitare dalle logiche di demagogia spicciola la risorsa di una voglia di cambiamento che moltissimi a Varese respiriamo.
Personalmente condivido molte delle riflessioni che la stampa ha portato all’attenzione degli elettori circa la necessità di un candidato PD forte per vincere la tendenza localistica e capace di tenere assieme la grande valenza del civismo con la forza strutturata dei partiti di riferimento per la sinistra e di tutti coloro che desiderano un cambiamento reale e sostanziale. Analogamente condivido la necessità di guardare a Varese non come territorio urbano isolato dal resto del mondo ma centro propulsore di una idea di città allargata al territorio circostante dei comuni limitrofi. E di cui spesso questo nostro giornale ha parlato. Al tempo stesso credo nella bontà del progetto di portare la città capoluogo oltre le definizioni immeritate di culla leghista, in quanto almeno la metà dei cittadini la pensa ben diversamente.
Che il sindaco di Varese trasudi “varesinità” è un bisogno di tutti perché significa conoscere e amare questa nostra terra. Ma significa, stando al passo con i tempi, saper portare tutta la forza di una storia personale e locale nell’alveo costruttivo della capacità di accogliere e non dividere, prendersi cura e non distinguere, integrare e non lasciare ai margini del concetto di appartenenza. Questi alcuni dei tratti valoriali imprescindibili che hanno, quasi cinque anni fa, determinato la mia scelta di mettermi a servizio della città. Questi quelli che idealmente ho passato di mano, come testimone di quella staffetta verso la possibilità concreta di governare la città in forma nuova, al candidato sindaco che vorrei per la nostra Varese.
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