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Chiesa

LA FAMIGLIA, UN TESORO

GIAMPAOLO COTTINI - 30/10/2015

famigliaSi è concluso il sinodo dei vescovi dedicato alla vocazione e missione della famiglia nella Chiesa e nel mondo contemporaneo, ed inizia ora il momento dei bilanci e della ripresa critica dei contenuti discussi in tre settimane di intenso lavoro. Rispetto alle aspettative alimentate dai media, sembrerebbero modeste le conclusioni e deludenti le risposte ai problemi più scottanti su cui si attendevano risposte nuove: non ci sono, infatti, sostanziali novità, ma d’altra parte compito di un sinodo non è cambiare la dottrina cattolica o introdurre nuove norme della fede, nemmeno distribuire condanne o anatemi, né formulare precetti sulle questioni morali; si tratta piuttosto di aiutare la chiesa a incarnare meglio la propria identità, facendo un serio cammino di dialogo e confronto tra esperienze diverse, e per questo il sinodo non doveva trovare una maggioranza tra fazioni contrapposte per stabilire chi avesse ragione, ma indicare al Papa come aiutare i fedeli a vivere l’unità della Chiesa, senza legittimare un relativismo pratico ma anche senza pretendere di trovare soluzioni monolitiche ed intangibili.

In questo senso la questione era squisitamente pastorale nel senso di non tradire i contenuti teologici ma di incarnarli in circostanze concrete. Soprattutto nei circoli minori, divisi per aree linguistiche, è emersa la preoccupazione di leggere le nuove sfide culturali alla luce della bellezza del mistero di Dio che crea la famiglia come realizzazione dell’alleanza coniugale dell’uomo e della donna in vista della generazione, perché è in questo che si trovano le risposte a temi scottanti come quelli delle unioni omosessuali o dell’ideologia del gender. Ma non si è trattato di risposte ideologiche di contrapposizione di una dottrina ad un’altra dottrina, bensì di una riscoperta della misericordia come cuore del mistero di Dio. Ma, attenzione, Chiesa della misericordia non è quella che elimina il peccato e l’errore rendendoli insignificanti, ma è il luogo in cui il cuore di Dio si apre al misero che riconosce il proprio male per essere di nuovo accolto nell’abbraccio commosso del Padre. Per questo la cosa più importante è accompagnare il peccatore aiutandolo in un discernimento ed in un cammino di purificazione, all’interno di un processo di inclusione nella vita concreta della comunità cristiana.

Questa prospettiva ha guidato lo stile dei lavori sinodali, in un reciproco ascolto non privo di franchezza di interventi anche molto duri, dimostrando la libertà presente nella Chiesa di cercare senza dover diventare una sorta di parlamento in cui giungere a soluzioni di compromesso. La temuta spaccatura non c’è stata perché è stato riconosciuto un sostanziale consenso proprio sulla centralità della misericordia come cuore della famiglia. Così la relazione finale è stata approvata in quasi tutte le sue proposizioni a larga maggioranza, ribadendo l’immagine della famiglia come tesoro prezioso che custodisce l’amore e la fedeltà tra uomo e donna e con i figli; e questo non può essere confuso con altre forme di unione presenti nella nostra società. La Chiesa perciò non cede a derive relativiste o a superficiali confusioni con altre forme di unione, ma senza preoccuparsi di condannare, ritrova la bellezza originaria della famiglia come è nel progetto di Dio.

Ne sono testimonianza le numerose famiglie, come quella dei coniugi Martin canonizzati durante il sinodo per la loro santità familiare. La misericordia riguarda ogni aspetto della vita familiare e chiede solo che l’uomo riconosca di essere misero, povero, peccatore, sempre esposto alla tentazione di smarrire il senso della propria origine. Il sinodo non è stato l’elogio del relativismo ma la paziente ricerca di soluzioni che non tradissero il disegno di Dio sulla famiglia e per questo non si è scelta la strada breve dell’eliminazione della difficoltà, ma il cammino più impegnativo del discernimento che cerca cammini individualizzati. Così ognuno può essere abbracciato dalla misericordia del cuore di Dio che si commuove per la miseria del peccatore e ritrovare una strada che non può mai essere del tutto ricondotta a modelli standardizzati.

Compito della Chiesa è accompagnare e discernere con saggia prudenza, ed è in questa prospettiva che va letto anche il decreto papale sul riconoscimento della nullità matrimoniale per permettere ai fedeli di leggere il senso anche di esperienze matrimoniali fallite per mancanza di radici profonde.

Dopo questo sinodo la famiglia non sarà più quella di prima, non nel senso che siano cambiate delle formulazioni teologiche o delle regole morali poste dalla Chiesa, ma nel senso della valorizzazione del compito che è affidato alla vocazione familiare.

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