Nel Compendio di Dottrina sociale della Chiesa, redatto a cura del Pontificio Consiglio della giustizia e della pace, il n.411 recita: “Tra le deformazioni del sistema democratico la corruzione politica è una delle più gravi, perché tradisce al tempo stesso i principi della morale e le norme della giustizia sociale; compromette il corretto funzionamento dello Stato, influendo negativamente sul rapporto tra governanti e governati: introduce una crescente sfiducia nei confronti delle istituzioni pubbliche, causando una progressiva disaffezione dei cittadini nei confronti della politica e dei suoi rappresentanti, con il conseguente indebolimento delle istituzioni. La corruzione distorce alle radici il ruolo delle istituzioni rappresentative, perché le usa come terreno di scambio politico tra richieste clientelari e prestazioni dei governanti”, a danno della realizzazione del bene comune. Diagnosi perfetta di una situazione, che pare vada sempre più incancrenendo dai tempi di Tangentopoli, senza che si riesca a trovare una soluzione soddisfacente del problema. Il successo del Movimento 5 Stelle non si affida ad altro che a questa denuncia.
Più volte nel frattempo Papa Francesco si è espresso con severità in merito al fenomeno. Nel Discorso alla Delegazione internazionale di Diritto penale (Roma 23 ottobre 2014): “La corruzione è essa stessa anche un processo di morte: quando la vita muore c’è corruzione. Ci sono poche cose più difficili che aprire una breccia in un cuore corrotto. Il corrotto attraversa la vita con le scorciatoie dell’opportunismo, con l’aria di chi dice “non sono stato io”, arrivando a interiorizzare la sua maschera di uomo onesto… Il corrotto non conosce la fraternità o l’amicizia, ma la complicità e l’inimicizia… La corruzione è diventata naturale, al punto d’arrivare a costituire uno stato personale e sociale legato al costume, una pratica abituale nelle transazioni commerciali e finanziarie, negli appalti pubblici, in ogni negoziazione che coinvolga agenti dello Stato”. E nel discorso nel quartiere di Scampia a Napoli (21 marzo 2015) : “Tutti noi abbiamo la possibilità di essere corrotti, nessuno di noi può dire “io non sarò mai corrotto”. “Una cosa corrotta è una cosa sporca. La corruzione puzza! La società corrotta puzza”. Con un invito alla conversione: “La corruzione impedisce di guardare al futuro con speranza, perché con la sua prepotenza e avidità distrugge i progetti dei deboli e schiaccia i più poveri. È un male che si annida nei gesti quotidiani per estendersi poi negli scandali pubblici. La corruzione è un accanimento nel peccato, che intende sostituire Dio con l’illusione del denaro come potenza. È un’opera delle tenebre, sostenuta dal sospetto e dall’intrigo. Per debellarla dalla vita personale e sociale sono necessarie prudenza,, vigilanza, lealtà, trasparenza, unite al coraggio della denuncia (Misericordiae vultus, 19).
La corruzione minaccia lo Stato di diritto, falsa la concorrenza, ostacola lo sviluppo economico. Non investe solo l’area dell’illecito penale, perché compromette altresì la sanità del profilo sociologico ed economico. Costituisce poi un serio ostacolo nel processo decisionale il neoformalismo legislativo con emanazione di norme che risultano un inestricabile groviglio di procedure e codicilli con l’obesità del sistema. La certificazione antimafia destinata a proteggere gli appalti pubblici risulta spesso falsata dall’interposizione di persona. L’attività di verifica va resa sempre più efficiente, né basta l’inasprimento delle sanzioni, qualora si dovesse constatare la carenza di strumenti di maggiore incisività.
Tra le misure da prendere un’adeguata disciplina sugli appalti pubblici, la concentrazione delle stazioni appaltanti, la centralizzazione della gestione ed esecuzione dei contratti; bisogna elidere l’abuso delle trattative private. I cittadini esigono sempre più chiarezza e trasparenza nel finanziamento della politica, senza riprovevoli sconti e vanno evitati i conflitti di interesse dei parlamentari. Quanti falsi in bilancio sono finalizzati alla costituzione di fondi occulti per tangenti. Necessaria e importante altresì come prevenzione l’implementare la formazione dei pubblici funzionari.
Quanto all’abolizione del finanziamento pubblico dei partiti con la Legge n.13/2014 (conversione in legge con modificazioni del Decreto legge 28 dicembre 2013 n.149, recante abolizione del finanziamento pubblico diretto, disposizioni per la trasparenza e la democraticità dei partiti e disciplina della contribuzione volontaria e della contribuzione indiretta in loro favore) si abolivano con l’art. 14 i rimborsi per tutte le elezioni celebrate dopo la sua entrata in vigore e si attivavano gli strumenti indiretti: detrazione delle imposte del 26% per le erogazioni liberali in favore dei partiti di importo compreso tra 20 e 30 mila euro annui effettuate da persone fisiche o imprese e il meccanismo del 2 per mille.
Ne venivano a beneficiare per le erogazioni i partiti iscritti al Registro tenuto dalla Commissione di garanzia degli statuti e per la trasparenza e il controllo dei rendiconti dei partiti politici e per il 2 per mille le forze politiche che avessero almeno un eletto nel Parlamento nazionale o in quello europeo. Con l’aggiunta del soddisfacimento dei requisiti di democraticità interna e di criteri per la promozione della partecipazione femminile alla vita politica.
Sono rimaste le difficoltà dei partiti ad autoriformarsi, ad essere luogo di partecipazione civile, in cui i cittadini vengano educati alla dimensione sociale, ad essere attori e non spettatori. Le agevolazioni fiscali erano da mettere in relazione alla difficoltà che l’apporto dei soli militanti potesse far fronte ai costi della politica, vista l’onerosità delle strutture organizzative anche di piccola dimensione. C’era il rischio di diminuire la qualità delle idee e del personale politico, di alimentare i costi dell’antipolitica. Il relativo insuccesso del 2 per mille (minore per quanto riguarda il finanziamento del PD), rilevato di recente, attesta il grande distacco che tuttora permane tra i cittadini e le loro rappresentanze politiche, con la conseguenza del crollo del concorso alle urne.
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