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Politica

GOVERNO REGIONALE IN PANNE

GIUSEPPE ADAMOLI - 30/10/2015

Assemblea del Consiglio Regionale lombardo

Assemblea del Consiglio Regionale lombardo

Nel 2013 si sono tenute per la prima volta le elezioni anticipate in Lombardia che nei decenni precedenti aveva invece conosciuto una grande stabilità. È accaduto solo per effetto degli scandali che hanno investito lo stesso presidente Formigoni? No, non solo per questo. Una ragione rilevante sta nel fatto che si era esaurita una fase politica e culturale durata quasi vent’anni che pure aveva avuto dei momenti innovativi e positivi.

Il guaio è che Roberto Maroni ha proseguito sulla stessa strada ormai senza sbocchi. Ora è arrivato a metà cammino della sua legislatura 2013-2018. Con quali risultati? Ha ridato credibilità alla Regione rinnovando metodi e indirizzo politico? Basta essere oggettivi (senza pregiudizi pro o contro) per rispondere negativamente. Del resto non si può cambiare solo il presidente ma conservare la medesima coalizione politica per avviare un corso nuovo. Inevitabilmente si portano dietro scorie, assuefazioni, apparati della continuità.

Su Maroni ho le mie idee. È stato un apprezzato ministro dell’Interno come molti suoi predecessori anche se porta pesanti responsabilità sul dramma degli immigrati. Diversamente da Alfano che è il leader del suo partito (in quanto tale sottoposto ad attacchi che spesso hanno poco a che fare con le funzioni del Viminale), Maroni aveva la copertura e la leadership di Bossi nella Lega e quella di Berlusconi e Bossi al governo. Molto più difficile guidare in prima persona la Regione più importante con l’aspettativa che sia sempre la locomotiva d’Italia non solo in economia, finanza, lavoro ma anche come qualità istituzionale.

Non è raro ascoltare a Milano le confidenze e gli sfoghi di importanti funzionari (pur lontani da Formigoni) che lamentano di essere senza timoniere e che rimpiangono, da questo punto di vista, l’organizzazione degli anni precedenti quando si sentiva forte la bussola di una direzione generale che conosceva bene la complessità della macchina e sapeva condurla.

Maroni ha assunto impegni politici e programmatici fuori prospettiva. Cito la bufala della grande Regione del Nord, come se la Lombardia non avesse già la giusta dimensione territoriale e demografica. Cito l’impegno tradito nel rapporto con l’Unione Europea dove si decidono molti finanziamenti per le grandi aree territoriali. Cito la richiesta di maggiore autonomia della Lombardia attraverso un referendum costoso e inutile come se non fosse già possibile ottenerla adesso a Costituzione invariata e con le opposizioni disponibile a collaborare.

Cito la velleità di spazzare via la corruzione e gli scandali come se questo obiettivo non investisse i gruppi politici di maggioranza e come se non comportasse una profonda rotazione dei ruoli dirigenziali quasi simile allo spoil system in uso in America. Invece si continua con i dirigenti (ad esempio della sanità) selezionati molto più per appartenenza politica che per curriculum. A suo favore è giusto riconoscere i conti in regola ma se non lo fossero in Lombardia saremmo un Paese più vicino alla Grecia che alle altre nazioni europee.

Gli insegnamenti di questa esperienza sono molteplici. Eccone alcuni. L’alternanza di governo è indispensabile. Dieci anni sono uno standard teorico accettabile salvo possibili ma rare eccezioni. Se gli elettori non approvano l’alternanza, molto esteso deve essere il ricambio del personale politico con un diverso sistema di governo. Serve la Regione che fa legislazione, programmazione, alta amministrazione. La Regione che si allea (non che non mortifica) i Comuni e le organizzazioni sociali. Siamo nel puro campo dei desideri.

 

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