Parlare con Alex Zanardi è un’occasione per attingere alla sua luce e alla sua forza. Zanardi è uno sportivo con una grande carriera di pilota, di velocista: sulla strada – Formula 1, Indy e hand-bike – sulla neve – a bordo di un mono-sci fatto su misura – e anche nell’acqua. Tutti ricordiamo il violento incidente nel quale il 15 settembre del 2001perse l’uso delle gambe sul circuito tedesco di Lausitzring. Rimase a lungo tra la vita e la morte. Ma da quando ha lasciato l’ospedale di Berlino – sempre sostenuto dall’amore della moglie Daniela e del figlio Niccolò – non si è più fermato. “Ogni giorno della mia seconda vita è un dono” afferma; lui ha ricambiato regalando a tutti quello che è.
Ha conquistato due ori paralimpici a Londra nelle Olimpiadi del 2012 con la sua hand-bike, si è messo alla prova – la seconda volta appena pochi giorni fa, il 10 ottobre – nell’Ironman di Kona alle Hawaii, ha concluso in modo eroico la Maratona di Berlino dell’26 settembre – anche se lui si schermisce dicendo che non è stato poi così faticoso – e ancora, tra un allenamento e l’altro, scende sulle piste innevate con un mono-sci. Ecco allora le sue parole, porte sempre con il sorriso.
Pensando alle sue imprese e al suo sorriso proviamo grande ammirazione e anche … stupore per la sua determinazione: dove attinge questa forza?
Sono bellissime parole che io sento di meritare solo in parte. E’ vero che io mi sono lasciato alle spalle delle difficoltà non dico incredibili, ma abbastanza eccezionali, ma tutti ne incontriamo ogni giorno. Se, pensando a quello che sono riuscito a superare, la gente dice: “caspita! Se lui fa quelle cose allora anch’io posso provare a fare dell’altro”, ne sono felice.
L’importanza della sua famiglia.
“Credo che la vita sia un po’ un cerchio: non esiste un inizio e non esiste una fine. Noi dobbiamo riuscire a essere per gli altri quello che speriamo gli altri siano per noi. E’ indubbio che la condivisione delle cose nel bene e nel male ci aiuta non solo a vivere meglio ma – di fatto – a vivere. Io ho una famiglia meravigliosa”. Nelle ultime settimane Alex Zanardi ha vissuto due esperienze incredibili, concluse con grande soddisfazione: i 46 km della Maratona di Berlino e l’Ironman delle Hawaii. A Berlino, a 9 km dal traguardo, è caduta la catena della sua hand bike e l’atleta ha tagliato il traguardo a forza di braccia, mentre nel campionato del mondo di IronMan Triathlon (nuoto, ciclismo e corsa a piedi, che Zanardi affronta con la carrozzina) ha migliorato di quasi sette minuti il tempo dell’edizione 2014: 9h40’37”, rispetto a 9h47’14”. Zanardi ha fatto dei numeri record, arrivando 273° su 2187 partecipanti complessivi, 252° su 1566 partecipanti uomini e 19° su 247 nel suo gruppo di età (45-49).
Che raccolta di esperienze fantastiche …
“A Berlino, quando mi si è rotta la catena, è arrivato un papà con un bambino e il piccolo ha fatto un’osservazione semplicissima, ma spietatamente vera. Mi ha detto: ‘però che peccato che non riesci ad arrivare alla fine, dopo tutta questa fatica!” E lì mi sono messo a riflettere e ho pensato: ma, sì, un modo per arrivare alla fine lo trovo. Mi sono seduto sull’assale della mia hand-bike, l’ho trasformata in una sorta di carrozzina e ho cominciato spingendo le ruote …Me la sono anche goduta, perché andando pian pianino, mi guardavo attorno, la gente mi salutava… e alla fine questa cosa viene dipinta come un’impresa eroica, come se avessi fatto un sforzo sovrumano, invece è stata solo una passeggiata. Ci ho messo il tempo che serviva e sono arrivato in fondo. Alle Hawaii era una gara dove l’imprevisto è sempre in agguato e per me è arrivato subito. Ho esagerato a colazione e mi sono sentito male in acqua. Sentivo freddo e mi girava la testa, poi mi sono ripreso”.
Con un ottimo risultato! “Io credo che la vita sia una continua sorpresa e noi dobbiamo mantere un atteggiamento molto aperto. Dobbiamo cercare di mettere nella nostra vita tutto quello che è possibile senza mai essere ansiosi. Qualche anno fa se mi avessero detto ‘tu, Alex, andrai a fare le Olimpiadi’, avrei risposto ‘ti sei bevuto il cervello?’ e invece, da pilota mi sono trasformato in atleta paralimpico, addirittura paraciclistico e non solo ho partecipato, ma ho avuto la gioia meravigliosa di conquistare due ori olimpici. Insomma, mica robetta! Quindi è bellissimo. E questo perché io sono una persona curiosa, che si guarda attorno, e sa decidere dove vuole andare. Poi esistono dei modi per realizzare i propri sogni, anche dal punto di vista tecnologico, e pian pianino, magari, più che in passato, è possibile trasformare questi sogni in obiettivi. Io penso che, di tanto in tanto, continuerò a stupire me stesso, ma senza l’ossessione del voler stupire gli altri. Poi mi riesce anche perché sono spesso ben raccontato.
Lei è impegnatissimo, si è allenato per tre anni prima di andare a Londra, eppure riesce a trovare anche il tempo per gli altri e per chi ha delle difficoltà. Con l’equipe di professionisti che l’ha accompagnata dopo l’incidente ha fondato l’associazione BIMBINGAMBA per i bambini disabili.
Qualche anno fa avevo quasi concluso il mio percorso riabilitativo acquisendo nuovi amici, che sono stati un po’ la mia squadra in quel periodo: tecnici ortopedici, fisioterapisti … e a loro confidai il desiderio di dar vita a un progetto di solidarietà che poi battezzammo “BIMBINGAMBA”. In questo progetto facciamo delle protesi per i bambini. E’ una cosa molto bella. Si possono solo lenire dei dolori e dei disagi enormi, ma già riuscire a lenirli è una cosa che scalda il cuore. Proprio a me è capitato vedere arrivare al centro un bimbo serio, cupo, che guardava il pavimento: una forma di difesa sviluppata anche a causa degli sguardi degli altri … e poi lo mandi a casa che non solo tecnicamente ha migliorato la propria vita – perché con quella protesi riesce a fare delle cose che prima non faceva – ma addirittura guarda gli altri spavaldamente negli occhi… è una cosa bellissima e che continuiamo a fare con il massimo impegno. La cosa più importante è far sapere che ci siamo!
E, mentre Alex Zanardi si prepara a una curiosa sfida con il suo mono-sci sulle nevi dell’Alta Badia, in programma il prossimo 20 dicembre, ci lascia con una curiosa metafora.
“Qualche tempo fa ho fatto una battuta che ha impazzato sui social. Ho detto che la vita è un po’ come un caffè: ci puoi mettere tutto lo zucchero che vuoi, ma se non giri con un cucchiaino non diventa dolce. Cioè: a stare fermi non succede niente. Le cose possono accadere. Se noi sappiamo prendere ogni giornata come una nuova opportunità per aggiungere qualche cosa e creare un nuovo punto di partenza per il giorno dopo, possiamo buttare giù le montagne”.
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