I resti di quello che fu uno dei più potenti eserciti della Padania risalgono in disordine e senza speranza le Valli del Luinese e quelle della Valcuvia, valli che avevano disceso con orgogliosa sicurezza, provvisti di formaggelle, salamini di capra e pesche di Travedona.
Alberto da Giussano ha deposto la spada.
Risalgono le valli in disordine i resti di quel che fu, più che un esercito, una calata di barbari germanici che parevan “vegnu’ gio’ cun la piena”.
Oggi il disordine è ancor più evidente, soprattutto nei conti delle amministrazioni locali, Ente Provincia in testa.
L’occupazione ventennale del borgo di Varese, ultimo baluardo avanzato, nel senso che non restano altri in capoluoghi di provincia, sta per essere, forse, superata. Segnali inquietanti tolgono il sonno alla vile plebaglia varesina.
Che il feudo stia passando di mano?
Pavia, Como, Lodi ed ora forse Varese, schierati contro la Lega Lombarda e l’odiata Milano e a fianco di Federico I Barbarossa, Imperatore del Sacro Romano Impero nella battaglia di Legnano del 29 maggio del 1176, si sono via via affrancate dal dominio dei leghisti e con le prossime tornate elettorali amministrative l’intera terra dei Celti, dei Galli, dei Romani, dei Goti, dei Franchi, dei Longobardi e quindi dei sommi bastardi quali siamo fortunatamente e geneticamente noi oggi, tra il Ticino ed il Mincio, potrebbe andare a far parte dei territori del S.O.M. (Sovrano Ordine di Matteo).
A Varese sulla balconata del torrione di epoca romano-littoria di Piazza monte Grappa, l’ultima guarnigione verde bosina ha piazzato un’enorme armatura in metallo che ricalca il disegno di quella dell’Albertone da Giussano, sì quello famoso che ha funzione di spartitraffico in piazza a Legnano e che con la spada indirizza gli automobilisti alla volta di Vanzaghello.
Nella torre romano littoria varesina di Piazza Monte Grappa si può accedere solo ai cessi pubblici, peraltro non sempre agibili, ragione di disappunto per tutti i prostatici del centro città.
Non si può infatti salire al balcone e quindi verificare se dentro l’armatura abbiano blindato qualche esponente dell’NCD in vista dei prossimi accordi per la battaglia finale delle amministrative venture.
Si bisbiglia di Baroni, ma l’armatura starebbe larga anche a Morello, canottiere.
Non c’è da stupirsi, si è perso da tempo il senso della misura.
Chissà se chi teme di lasciare il comando fa simbolicamente deporre la spada perché una nuova vittoria pare difficile a Varés, anche se le guarnigioni di Vladimir Ilic Marantellovic capo della NEPR ( Nuova politica economica renziana) son tutt’altro che compatte.
Le braccia dell’armigero piazzato sul balcone corrono tese, entrambe, ma lungo i fianchi. La faccia, naturally, è di bronzo. L’armigero pare guardi nel vuoto, forse attraverso qualche buco amministrativo sulla visera.
Di spade, come detto, neanche l’ombra. Potrebbe tenere in mano una biro, giusto per firmare la resa o, malauguratamente per noi busitt, accordi contro natura. Necessita fidarsi mai, anche se il Carroccio vien trainato da buoi.
Aspettiamo, resistenti.
L’armatura collocata sulla torre di piazza Monte Grappa è una scultura dell’artista ligure Paolo Fiorellini, e intende richiamare alla sua mostra “Divinazioni” in corso allo Spazio Lavit di via Uberti (fino al 21 novembre). Fiorellini chiama “idoli” queste sue creazioni.
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