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Sport

TRE VALLI D’INCANTO (O QUASI)

ETTORE PAGANI - 02/10/2015

Nibali all’arrivo della Tre Valli 2015

Nibali all’arrivo della Tre Valli 2015

Le tre valli. Belle. Splendide gemme di uno smeraldo intenso a far da corona ai campanili di chiesine di piccoli borghi che vi si immergono per romperne, deliziosamente, la continuità. Quanta bellezza a sposarsi con le maglie un po’ di tutti i colori che splendidi e coraggiosi interpreti dello sport su due ruote annualmente si presentano per una delle più belle classiche del ciclismo che la Binda – instancabile nella sua opera organizzativa – mette puntualmente in calendario.

Dal Togn (Ambrosetti) in poi è stato un susseguirsi di successi molto spesso destinati a essere iscritti nell’albo d’oro della corsa e del ciclismo italiano. Se ricordiamo bene il record di vittorie – e, quindi, di apparizioni sul libro dei successi – fu di Motta di cui, in vista della sua ultima presenza alla gara, Carlo Curti – allora presidente del sodalizio bianco-rosso – alla vigilia pronosticò, con matematica certezza, il terzo successo.

I nomi importanti si susseguirono al traguardo più di una volta: campioni, anche internazionali, ma anche giovani di belle speranze come quel Peppone Fezzardi, passato al professionismo dopo essersi formato proprio nei ranghi della “Binda”, che indossando la maglia arancione di una società di cui non ricordo il nome, giunse per primo sulla pista di Masnago per la soddisfazione dei dirigenti del suo ex sodalizio presenti, Alfredo Ambrosetti in testa. Per la soddisfazione – si diceva – di dirigenti che per la società varesina avevano fatto una ragione di pura passione come Arturo Redaelli che lasciò a Mario Lodi il compito di riproporre giornalisticamente le storie ciclistiche in bianco-rosso.

Tutto bello, tutto un incanto un po’ meno (parecchio meno) per i giornalisti al seguito privi, ovviamente, di tutti i mezzi di comunicazione oggi fantastici nel narrare le vicende di una gara anche da punti fermi e localizzati.

Capitava, così, che chi era a bordo dell’ammiraglia della Binda – destinata all’assistenza dei non accasati – venisse a sapere, per pura casualità, essendo quella della Binda in ultima posizione tra le ammiraglie (ed essendosi l’equipaggio proiettato fuori bordo per buttarsi in un bar allo scopo di addentare un panino) dall’apparecchio radio del locale che tale Preziosì (italofrancese non accasato, appunto) fosse in fuga. L’equipaggio si reimbarcava d’urgenza arrivando però a raggiungere il corridore quando questi era già stato ampiamente assorbito dal gruppo.

Insomma per rendere più concreto il concetto di enorme differenza tra il lavoro giornalistico di allora e quello attuale, basterà precisare che le notizie sullo svolgimento della corsa venivano, in buona parte, raccolte dai cronisti al seguito interrogando alla fine della gara quelli che risultavano essere stati gli interpreti primari.

Altre epoche, altre storie ma sempre di Tre Valli d’incanto. O quasi. E oggi? Immutato l’incanto dei luoghi. Quello della corsa a “mondiali” già disputati non può non esserne un po’ svilito.

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