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Cara Varese

MICROFONO LIBERO

PIERFAUSTO VEDANI - 02/10/2015

Carlo Chiodi ai microfoni di RMF

Carlo Chiodi ai microfoni di RMF

Sassuolo oggi è una piccola capitale del calcio italiano, dalla metà del secolo scorso è invece riferimento mondiale della produzione di piastrelle. A portarla così in alto contribuì l’imprenditore Marazzi che, dopo la seconda guerra mondiale, innovando azzeccò una serie di prodotti eccellenti per qualità, disegno e colori.

Erano anni di forti contrasti sociali, in particolare nelle zone rosse del Paese dove, anche per i giovani che nelle balere bevevano Coca e ballavano il boogie woogie, il modello era l’Urss con il suo sole dell’avvenire. Le contrapposizioni sarebbero dilagate, la mediazione dello Stato fallì, le forze dell’ordine arrivarono a sparare, morirono operai che chiedevano una vita migliore grazie al lavoro.

Non fu facile nemmeno per gli imprenditori, tutti coinvolti in qualche modo nelle vicende legate a situazioni che vedevano in gioco importanti diritti. Accadeva di tutto.

Un mio nipote dipendente di una piccola azienda meccanica di proprietà di un artigiano, quando c’era sciopero sempre si ritrovava in piazza proprio con il suo datore di lavoro che reggeva il cartello di protesta.

Accadde che chiedessero a Marazzi un commento e rispose: “La mi machina la va a benzina, me vagh a cancher”, battuta che riaffiora dai ricordi quando vedo categorie sociali o professionali particolarmente sotto tiro, oggi per esempio i giornalisti.

Anche la rivoluzione mondiale della comunicazione ha avuto pesanti conseguenze, ha visto infatti i mass media tradizionali pagare prezzi notevoli su più fronti, dalle industrie editoriali fino addirittura alla singole testate e ai gruppi più piccoli: oggi si è in un mondo nuovo, ribollente, dove news tali al mattino, possono sembrare quasi preistoria la sera, ed è una corsa a scavalcare, individualistica, egoistica, sempre “contro” e tutti si diventa giornalisti, ma con funzioni e poteri di una scala gerarchica che prevede al massimo solo direttori.

E invece sono questi tempi in cui professionalità e umanità aiuterebbero la comunità a crescere, a fare scelte concrete, importanti. Sempre che la comunità accetti questa logica perché succede anche che spesso sia distratta, disposta solo ad annunci di nuovi profeti. Mi riferisco alla situazione nazionale che peraltro ha sempre ricadute nel mondo piccolo della provincia. Varese fa parte di questo mondo, la comunità ha retto abbastanza bene, ha avuto nei suoi tradizionali difetti dei paracadute funzionanti: difficile staccarla dal suo prudente conservatorismo che ha avuto uno scossone formidabile dal sogno di un’era leghista che, rivelatasi nel tempo di lento pede come tutta la storia della città, ancora oggi ha riverberi soporiferi.

Il tutto in un ambiente in cui però i mass media hanno recitato con dignità il loro ruolo. Tra questi mass media c’è una piccola radio, RMF, della quale in questi giorni si celebra il venticinquesimo di fondazione. Piccola appunto, ma battagliera e soprattutto libera, aperta a tutti, riferimento della comunicazione cittadina e provinciale. E allora è bello e commovente celebrarla oggi quando il mondo della stampa vede in Italia contrapposizioni durissime tra testate e gruppi editoriali. Per i quali contano moltissimo gli interessi di parte mentre si cerca, e non sempre ci si riesce, la somma di regole democratiche ma di ferro, che siano garanzia di una informazione veramente per tutti.

Voce indimenticabile di questa radio Carlo Chiodi, un amico, un fratello di tutti i giornalisti varesini. Ha insegnato anche a noi professionisti quanto sia facile la via della verità e del dialogo se percorsa con dolcezza cristiana, nel rispetto totale anche di chi è espressione di cultura e sensibilità diverse.

È stato un uomo e un comunicatore eccezionale, mai bersaglio di invettive e accidenti quando alla categoria, ieri come oggi, poco mancava e manca ancora, per essere Marazzi.

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