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Politica

UN ARCIPRETE PER SINDACO

SERGIO REDAELLI - 02/10/2015

La navetta dell’Arciprete (foto di Annamaria Fumagalli)

La navetta dell’Arciprete (foto di Annamaria Fumagalli)

“Voglia di centrodestra” strilla il quotidiano di simpatie leghiste, “il centrosinistra non scopre le sue carte”, argomentano sull’altro fronte: la partita a scacchi per la conquista della poltrona di sindaco alle prossime elezioni amministrative si affida ancora agli slogan, ai tatticismi, all’elenco dei desideri e alle interviste compiacenti. Che giunta comunale avremo nel 2016? Chi prenderà il posto di Attilio Fontana nell’ufficio al primo piano del palazzo ducale? Difficile dirlo, ma si può fare qualche considerazione partendo da uno spunto inconsueto per la politica, il Sacro Monte.

Il borgo sacro con i suoi dintorni è solo un “quartiere” del capoluogo ma un quartiere molto particolare – intanto è un gioiello dell’Unesco – e riproduce in piccolo i problemi della città, traffico, parcheggi, ospitalità, musei, trasporti pubblici, salvaguardia dell’ambiente, manutenzione e conservazione dei beni artistici. Quello che manca è soprattutto la “visione” d’insieme di come utilizzarlo: è una risorsa ambientale, artistica e storica che vive alla giornata senza un progetto complessivo, la funicolare che funziona cento giorni l’anno e perde un sacco di soldi, il traffico che impazzisce nei giorni di festa, le corse dei bus della linea C incomprensibilmente tagliate.

La gloriosa stazione d’arrivo della funicolare al Campo dei Fiori giace nel più completo degrado e il Grand Hotel con la sua orrenda cresta di guglie è al quarto posto nelle brutture d’Italia del FAI, un “ecomostro” abbandonato a se stesso da mezzo secolo e fonte d’inquinamento elettromagnetico. Che farne? Nessuna idea. Siamo ancora fermi alla balzana proposta degli allora ministri Maroni e Bossi che volevano trasformarlo in una scuola di polizia. Per non parlare del progetto di costruire un parcheggio alla prima cappella, costoso e forse pericoloso per la vicina chiesetta dell’Immacolata che la Regione e il Comune sono pronti a finanziare.

Con il suo corredo di problemi irrisolti, Varese Alta è un banco di prova per valutare chi e che cosa ha fatto per difenderla e valorizzarla. Magari ricorrendo a un’innocente provocazione: chi si è occupato del Sacro Monte in questi anni è soprattutto la Fondazione fondata dall’arciprete Pasquale Macchi che lasciò un gruzzolo per preservarlo dalle future e prevedibili dimenticanze amministrative; obiettivo raggiunto con l’aiuto fondamentale e generoso della Fondazione Cariplo e con l’appoggio sempre vigile degli Amici del Sacro Monte, attenti a risolvere tanti piccoli problemi.

Alla Fondazione Paolo VI per il Sacro Monte e alla parrocchia si devono le opere più importanti di manutenzione ordinaria e straordinaria eseguite a Santa Maria del Monte che, non dimentichiamolo, è il biglietto da visita di Varese nel mondo e merita l’attenzione delle autorità civili che invece, come le tre famose scimmiette, per anni non hanno visto, sentito e parlato. È stata la Fondazione a riaprire al pubblico il museo Baroffio con gli splendidi reperti leonardeschi; più di recente ha costruito gli ascensori per agevolare l’accesso ai pellegrini e finanziato la manutenzione delle cappelle lungo la Via Sacra con tiranti interrati per garantire la stabilità delle cappelle.

Grazie alle scelte dei vari consigli d’amministrazione che si sono succeduti, ha impegnato risorse rilevanti per salvare dal degrado la dimensione estetica del Sacro Monte, ha recuperato il nuovo centro espositivo da un vecchio albergo e avviato gli scavi nella cripta che nel 2014 hanno portato a formidabili scoperte sull’origine del santuario riportando indietro l’orologio della storia al V secolo dopo Cristo, quasi a ricollegarlo con la leggenda di Sant’Ambrogio. La Fondazione non produce ricchezza in proprio, è finalizzata a sostenere un patrimonio di tutti e tutti dovrebbero essere sensibili alla sua tutela a cominciare dagli enti pubblici.

Riccardo Broggini, per trent’anni vicepresidente della Fondazione, disse in occasione della donazione di un quadro raffigurante San Carlo al museo Baroffio: “Per diciassette anni sono stato assessore comunale e conosco bene le difficoltà economiche che affliggono l’amministrazione pubblica, ma è giusto che il Comune si assuma la responsabilità di sostenere interventi di manutenzione di un patrimonio che è di tutta la città. Varese sembra avere una visione mediocre dell’esistenza. Chiediamo al sindaco di studiare la possibilità di sottoscrivere una convenzione per la manutenzione periodica affinché non sia compromesso ciò che è già stato fatto”.

Con l’avvicinarsi delle elezioni – neppure il cane muove la coda per niente – il Comune e la Regione si sono risvegliati da un sonno profondo. La Regione ha contribuito alla riapertura del museo Pogliaghi, alla messa in rete dei musei cittadini e a sostenere i costi degli scavi nella cripta. Ha finanziato con Palazzo Estense la ripavimentazione di via Moriggi, di un tratto all’imbocco di via Beata Giuliana e di via Fincarà. Con un piccolo difettuccio: per ragioni estetiche e di continuità con via Bianchi si sarebbe potuta lasciare una guida in pietra levigata per favorire il passaggio di carrozzelle e passeggini; ma meglio che niente.

Altri lavori sono stati eseguiti in via Monte Tre Croci con nuovi scoli per evitare l’erosione della sede stradale e la vasca per la raccolta delle acque piovane. Anche qui un piccolo difetto: gli scoli troppo profondi rischiano di “imprigionare” le ruote delle auto che si spingono oltre i bordi della strada. Dopo la segnalazione di alcuni cittadini attenti, il Comune ha provveduto ad aggiustare la pericolante staccionata della pineta, a riverniciare la balaustra di ferro in via del Ceppo e ha assicurato che sostituirà l’illuminazione con i lampioni a led nel tratto da piazzale Pogliaghi al santuario.

Se non sono promesse da marinaio, entro l’anno dovrebbe partire il sistema di segnalazione automatica con il display dei parcheggi liberi in piazzale Pogliaghi ed è di questi giorni da notizia della copertura wi-fi per gli smartphone. Si attende ora di poter telefonare al Sacro Monte attraverso WhatsApp e Skipe con il sistema Voip. Dopo anni di paralisi c’è la sgradevole sensazione che a dettare l’agenda dei lavori sia la battaglia per il rinnovo delle poltrone. Forse anche per questa ragione è stato sospeso il discusso progetto del parcheggio alla Prima Cappella con l’uso di microcariche esplosive.

Come dice il proverbio, chi fa da sé fa per tre. All’inizio di maggio, l’arciprete don Erminio Villa decise di pagare la navetta per portare i fedeli dallo stadio al piazzale Pogliaghi per la messa della domenica in mancanza di un adeguato servizio pubblico. Avrebbe dovuto pensarci il Comune ma, pazienza, non stiamo a sottilizzare, l’importante è agire, uscire dalla stallo decisionale; e dove non arriva la mano pubblica, arriva la mano della provvidenza.

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