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Editoriale

PRIMARIE

MASSIMO LODI - 02/10/2015

palazzoestenseSalvo una minoranza sonnecchiante ed egoista, che gode d’una cicciosa rendita di posizione (politica, economica, sociale, mediatica) e non muove foglia pro bene collettivo, a Varese sono tutti d’accordo: dare un segno di discontinuità, quando verrà il tempo d’infilare la scheda nelle urne e rieleggere il sindaco. Cioè nella primavera ventura, prevedibilmente maggio. Umore non molto diverso circola a Gallarate e Busto Arsizio, dove l’insofferenza, la delusione, la stanchezza per consunte ritualità e governanze al ribasso ha superato da un pezzo la soglia di guardia (di sopportazione). Forse non sarà ai livelli indicati dalle segnaline dello smog amministrativo varesino, ma poco ci manca.

Dunque l’auspicio è cambiare. Il problema: in che modo, a giudicare dall’ammucchiarsi dei pronunciamenti strategici e dall’ingrossarsi della lista dei possibili concorrenti. Restiamo sul caso Varese, al centro del chiacchiericcio mediatico (non popolare: ben diversi pensieri occupano la quotidianità dei cittadini). Invece della chiarezza, regna la confusione. Il primo ad alimentarla è il Pd, che fa bene a puntare sulle primarie di coalizione (ci mancherebbe che non lo facesse: i partner si scelgono ante voto invece che post) e fa male a non individuare un nome, un nome solo, per parteciparvi e competere con i rivali dell’alleanza. Certo, la regola insegna che in più si corre e meglio è (1) per la democrazia. Ma non lo è (2) per l’immagine d’un partito. L’osservatore ingenuo ragiona così: confrontatevi al vostro interno, trovate la sintesi, esprimete una candidatura. E datele un sostegno d’insieme, senza balbettii, dubbi, retropensieri. Ma l’osservatore ingenuo non è aduso alle complessità della politica. Che però dovrebbe capire, deve capire, di sbarazzarsi dei suoi ghirigori, se non vuol sopperirvi.

A sinistra c’è necessità, più che di obiettivi nuovi, d’uno spirito nuovo. Quello espresso da ormai tre anni dalla mobilitazione civile, e che proprio il Pd è stato il primo partito ad ascoltare, a immedesimarvisi, a far propria. Va solo messa addosso, a un tale spirito, una maglia che richiami alla passione della coscienza bosina; e scelto un allenatore/capitano/giocatore-simbolo che rappresenti davvero la collettività, sia in sintonia (empatia) con la gente comune, porti una ventata di “vero nuovo”. Le primarie o serviranno a proporre un simile profilo di leader o serviranno a zero, volgendosi in secondarie: per il bene di Varese, è augurabile che servano.

Anche a destra si pensa alla pre-gara tra sodali. Senza tuttavia crederci, pur se sarebbe la soluzione adatta a risolvere la diatriba tra le pretese egemoniche della Lega (sempre e solo noi al comando, per diritto divino) e la voglia d’alternanza di Forza Italia (siamo stufi di fare i gregari, l’epoca del patto Berlusconi-Bossi è tramontata). Ma per ora si naviga al buio: nessuna soluzione condivisa, nessun nome con realistiche chances di candidatura (quelli spendibili dicono di non volersi spendere), nessun progetto sensato e riparatore dopo un ventennio di deludente insediamento nelle poltrone del potere. Più che nelle proprie qualità, si confida nei difetti altrui, e questo la dice lunga sul respiro corto del conservatorismo/moderatismo/localismo che ha avuto due decenni a disposizione per dare il suo segno di discontinuità e si è invece ripetuto in un “continuum” banale, conformista, spento. Sarà difficile trovare qualche buona ragione da opporre alla cattiva pubblicità che gli faranno gli avversari.

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