Gli ospedali (Circolo e Del Ponte) sono un punto di riferimento per molti dei cittadini che risiedono nei comuni dell’area varesina. Ci sono, però, pochi parcheggi usufruibili da coloro che hanno bisogno di recarsi in queste strutture. Mancano, soprattutto, collegamenti tra detti Comuni e il Comune di Varese, tramite il mezzo pubblico. Il privato è così obbligato a utilizzare la propria autovettura. Questa, allora, sovente viene messa dove capita.
I vigili urbani di Varese, svolgendo correttamente la propria attività (forse, talvolta, con troppo zelo), multano in gran numero le automobili messe in sosta vietata e i cittadini che hanno casa vicino agli ospedali si trovano parecchie volte costretti a chiamare la rimozione forzata perché le autovetture messe in sosta alla rinfusa impediscono un regolare accesso alla loro proprietà.
C’è, insomma, una confusione tale che ritengo non possa non invogliare i pubblici amministratori competenti a intervenire in fretta per risolvere questo grave problema. Anche il direttore dell’ospedale, reputo, dovrebbe farsi sentire in proposito.
Ho quindi letto con favorevole attenzione la proposta del consigliere comunale di Varese Nicoletti di istituire un tavolo tecnico per affrontare e risolvere il problema dei parcheggi attorno agli ospedali. Questa iniziativa per poter essere risolutiva, non deve avere solo un carattere cittadino, ma deve avere, per quanto detto (interesse manifestato da parte dei cittadini), una valenza intercomunale. Occorre, secondo me, anche, analizzare la questione della sosta delle auto dei dipendenti dell’ospedale che è la prima azienda del territorio per numero delle persone che vi lavorano.
Il Comune Varese con l’associazione Varese Europea era stato protagonista, insieme con l’Ospedale di Varese, di un innovativo studio- referendum a norma del decreto Ronchi, finanziato da Cariplo, sugli spostamenti casa-lavoro dei dipendenti di quest’ultimo, volti a contenere il numero delle proprie autovetture con cui si recano, appunto, nei luoghi di lavoro. L’esito di tutto ciò era stato reso noto dagli assessori competenti e dai tecnici formatori, anche con una conferenza stampa. Ebbene questo piano doveva essere prima attuato, poi aggiornato e poi ancora attuato. Non è stato, invece, coltivato dal Comune ed è stato abbandonato senza la benché minima ragione.
Di ciò ho invano più volte chiesto il motivo. Mi chiedo: perché una istituzione pubblica, guidata dalla stessa compagine politica, ha da insabbiare una meritoria azione? Basta, solo un cambio assessorile, senza che ci sia un pubblico dibattito, per cambiare completamente una azione di governo della città?
Non comprendo questo modo di gestire i soldi pubblici quando soprattutto, questi sono dati dal privato al pubblico, per la gestione di un problema sociale.
In secondo luogo, è necessario affrontare la provenienza istituzionale delle persone da invitare a sedersi al tavolo. Ho già scritto della necessaria loro intercomunalità, ed è giusto che ogni Comune abbia a prendersi la propria responsabilità in proposito, e a valutare modalità e tempi in cui avviene l’eventuale accesso dei propri cittadini all’ospedale di Varese, trovando il modo con avvedutezza di ordinarlo.
Non si dica che questo è un problema di Varese e che Varese debba risolverlo da sola. È quindi fondamentale che il Comune di Varese senta i Comuni limitrofi a Varese e trovi, d’accordo con questi, il modo di creare delle rappresentanze e faccia un tavolo con queste, con il prefetto e con la vigilanza urbana del Comune principale.
Sarebbe, anche ora di mettere in funzione e dare, quindi operatività, da parte del Comune di Varese al proprio “mobility manager”, solo istruito per iniziativa di Varese Europea, del Comune di Varese stesso e di Euromobility, dopo giorni di studio a Varese in Villa Napoleonica. Questi sono sempre pagati dalla fondazione Cariplo con tanto di consegna di diplomi certificati da parte del sindaco del Comune di Varese, dell’assessore alla Tutela ambientale e da dirigenti.
Confido che su tutte le questioni da me toccate, da parte del Comune di Varese, come dal direttore dell’Ospedale cui ho scritto, ci siano non solo risposte nei termini di legge ma, soprattutto, risposte operative.
Mi aspetto una relazione esaustiva sui punti indicati, essendo un cittadino interessato. Ciò in base alla Convenzione di Aarhus, recepita dallo Stato italiano che ha emesso un’apposita e specifica legge.
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