La mia prima volta a Lourdes è stata pochi giorni fa: attendevo in me il desiderio di vivere questa esperienza lontana da qualsiasi altra motivazione che non fosse quella di immergermi nel clima, nel contesto, nell’anima di quanto il luogo mariano rappresenta ed esprime.
Sono stati tre giorni che hanno segnato la mia vita, abbattuto alcuni schemi mentali divenuti abitudine del pensare, azzerato presunte sicurezze e ridato certezze nuove al mio cammino di donna e di credente.
L’opportunità è stata quella di un pellegrinaggio assieme ad alcune persone amiche ed altre fino ad allora sconosciute. Don Peppino Maffi, il sacerdote che da quando ero giovane ha segnato tanta della mia strada, è stato il riferimento spirituale di questi giorni.
Fatico a rimettere in ordine le emozioni, forti ed intense, ma senza dubbio la prima immediata impressione, arrivando nella cittadina ai piedi dei Pirenei, è stata quella di una assoluta pace: non solo all’interno del vasto spazio dove sono collocate la chiesa, la grotta, i luoghi dove si vivono i tanti momenti di preghiera comunitaria e individuale. È pace anche attorno, nello spazio laicamente destinato agli alberghi e ai negozi. E qui è caduto il primo muro che avevo eretto negli anni, affidandomi scioccamente all’idea trasmessami da pochi che a Lourdes come altrove ci fosse un eccesso di “commerciale”. Nulla di più distante dalla realtà, in quanto i piccoli negozi, dedicati all’acquisto di immagini sacre, di bottigliette da riempire con l’acqua benedetta perché possano essere portate alle persone care, di coroncine per la recita del rosario, sono assolutamente discreti nel contesto abitativo e per nulla invasivi. Del resto, almeno così a me è capitato, sono marginali rispetto al reale cuore della Lourdes che desideravo vivere. Infatti credo che tutto parta da lì, da cosa ci si attenda e da come si scelga di avvicinarsi a questa esperienza: il pellegrinaggio guidato ti porta direttamente al cuore della cittadina, che certo non è costituito da una ventina di negozi, inframezzati ad altri esercizi normalmente presenti in qualsiasi altra cittadina.
Il cuore di Lourdes è infatti dentro uno spazio amplissimo e delimitato, che segna in modo naturale una distinzione tra la città e il suo centro religioso. Varcare quel cancello e sentirsi in una dimensione nuova, serena, silenziosa, garbata, rispettosa è immediato. Senza regole impositive di alcun genere, tutto viene da sé, dalla pace che ciascuno dei pellegrini individualmente vive e respira. Ed è all’interno di quel “recinto” che vive e palpita la vera Lourdes. L’arco della giornata è scandito da alcuni momenti comunitari, che ciascuno liberamente sceglie di condividere: alle 8,00 la via Crucis sul monte Calvario con quattordici stazioni indicate da statue a grandezza naturale, la Messa internazionale alle 9,30 del mattino davanti alla grotta dell’apparizione, la processione eucaristica alle 17,00, il rosario alle 18,00, la fiaccolata alle ore 21,00, la possibilità ininterrotta dell’adorazione. Sono questi appuntamenti che aprono il cuore alla dimensione dell’ecumenismo, dell’essere uniti a centinaia e centinaia di altre persone, provenienti da ogni parte del mondo, attorno ai momenti significativi del cammino di fede. Non ti senti solo e perdi la dimensione della tua univocità, dei tuoi personali problemi, delle tue insistenti domande. Ti senti parte di una comunità di donne e uomini che attendono, ringraziano, sperano, domandano e allora ridimensioni anche le tue personali aspettative all’essenziale. Vedere una lunghissima fila di fiaccole accendere la notte tra le mani dei tantissimi pellegrini, cantare e pregare anche in lingue diverse dalla tua che quasi ti divengono familiari durante la processione eucaristica, percorrere la salita del calvario individuando nella sofferenza di Cristo il senso della accoglienza della fatica e del dolore in chi evidentemente soffre, condividere la Messa dietro centinaia di malati posti dinanzi alla grotta… sono esperienze silenziose, delicate, ovattate di prezioso riserbo che molto dicono alla tua vita. I pensieri sgorgano dalla mente e dal cuore e ti portano a vagliare il peso che, nel quotidiano, dai agli aspetti della normalità del vivere. La tua vita passa dinanzi agli occhi con il calore di volti amici e fraterni e il tuo pensiero va a loro e, con il pensiero, la preghiera per quello che magari sai essere un bisogno nella loro vita, un desiderio, una attesa.
Immergersi nella vasca dell’acqua, sgorgata dalla grotta e scavata dalle esili mani di Bernardette oltre un secolo e mezzo fa, è stato un altro momento determinante: non tanto per l’emozione dell’evidenza di uscire completamente asciutti, quanto per il clima che si respira nell’attesa, fatto di silenzioso affiancamento ad altre persone che sai essere lì, ciascuno con un proprio desiderio grande, a domandare con umiltà qualcosa di inespresso a parole, ma non taciuto dai gesti composti del raccoglimento.
Ma Lourdes è anche il segno forte della potenza del volontariato: dietro ogni sofferente, ogni malato, ogni bisognoso, nel garbato e perfetto contesto organizzativo ci sono tantissimi volontari che scelgono di dare il proprio tempo perché l’esperienza del pellegrinaggio a Lourdes non sia negata ad alcuno. Persone che vivono così il proprio periodo di ferie, che si assumono le spese del viaggio e dell’alloggio e che per giornate intere sono a disposizione.
A Lourdes infatti il mondo è segnato dai tratti delicati della preghiera, del raccoglimento, della carità, dell’umanità, del dolore e della speranza e tornare al quotidiano chiede inevitabilmente di cambiare qualcosa della propria vita. Perché il primo vero miracolo è che nessuno torna uguale a come è partito.
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