Società

SENSO DELLA FAMIGLIA

FELICE MAGNANI - 18/09/2015

Un anno davvero importante per la famiglia. Un anno di riflessioni, di proposte, di progetti, di voglia di dare il giusto spazio a quella realtà così unica e straordinaria che ci ha permesso di conoscere e amare figure che portiamo sempre nel cuore, ancora di più quando la vita diventa ingrata, aspra, ruvida, difficile. Mi raccontava un sacerdote che ha partecipato all’ultima guerra sul fronte albanese che l’ultima parola dei soldati italiani, prima di morire era: mamma. C’era una mamma in ognuno di loro, il desiderio di un abbraccio che andasse oltre la vile asprezza della condizione umana. La mamma è sempre stata e continua a essere una figura unica, l’unica capace di avere un confronto diretto con la vita, di capirne il significato profondo, oltre le barriere e le vicissitudini che la tormentano.

C’è una mamma nel cuore di ogni uomo, un legame che ci richiama costantemente al centro dell’esistenza, dove il linguaggio ha il sapore morbido della dolcezza, di un sussurro che viene da lontano e che riempie l’animo di nuove speranze e nuove emozioni. È la dolcezza del cuore materno, che non conosce confini, barriere, delusioni, che batte sempre con lo stesso coraggio e con la stessa energia, perché il suo è un legame assoluto con quell’inizio da cui scaturisce il seme perenne della continuità. Per capire il senso della vita basterebbe guardare negli occhi una madre che osserva il proprio figlio, mentre lo governa con quella grazia magica e un po’ misteriosa che traspare dalla luce pacata e solenne del suo sguardo. È nella forza e nella bellezza della visione materna che si colloca l’ombra paterna, che s’incarna e gioisce come parte attiva di un mistero di cui il figlio diventa continuità.

Padre e madre, due figure insostituibili, capaci di ricostruire il mondo in spazi ristretti, dove l’amore supera le barriere della condizione umana, dove non ha bisogno di sortilegi e sovrastrutture perché è nell’ordine umano delle cose, un ordine di cui siamo testimoni ed eredi, un ordine che va amato, capito e interpretato, perché non sempre ciò che appare è scontato. La verità va ricercata sempre, anche quando sembra definita, compresa, illuminata.

Ecco perché la famiglia è straordinariamente bella e grande e incredibile, perché si sottopone continuamente alla nostra attenzione, non le basta la pur stupefacente definizione di un atto, ha bisogno di un’osservazione più profonda, attenta, completa, per avvicinare i suoi membri all’armonia, per annunciare quale sia l’importanza nella nostra vita. Non una famiglia scontata, una tomba presa in affitto per la vita terrena, ma un centro di ricerca, di stupore e di benessere quotidiano, dove l’energia umana diventi anche un po’ divina.

Uno dei grandi limiti della nostra società è quello di avere banalizzato la famiglia, come se si trattasse di un punto di arrivo per definire meglio un desiderio. In molti casi l’abbiamo fatta diventare lo specchio della nostra solitudine, l’abbiamo privata della sua capacità di crescere, di consentirci di fare dei passi in avanti sul cammino della conoscenza di noi stessi e del mondo che ci circonda. L’abbiamo trasformata in un piccolo protettorato su cui esercitare la nostra arbitrarietà, il nostro credere di essere sempre dalla parte giusta. L’abbiamo resa afona, inerme, incapace di ascoltare la voce dello stupore e della meraviglia, l’abbiamo costretta a sottostare alle leggi dell’egoismo e della ripetitività, privandola della sua capacità di abbracciare l’infinito, di esprimere la sua naturale tensione all’entusiasmo e alla felicità.

L’abbiamo trasformata nel regno dell’egoismo, le abbiamo negato il diritto all’emancipazione, quella che le avrebbe consentito di rendere più vera e umana la sua presenza nella nostra comunità. Non abbiamo insistito abbastanza sulla sua natura “politica”, sulla sua valenza religiosa, sulla sua capacità di essere formatrice, educatrice di cuori e di coscienze. Non le abbiamo detto con sufficiente entusiasmo che i figli vanno curati, seguiti, aiutati a prendere coscienza della vita in tutte le sue sfaccettature e che la vita umana non è rifiuto da spargere sull’asfalto.

È così che ne abbiamo ridotto l’essenza, aprendo la via a chi gioca le proprie carte sulla famiglia per trovare alibi su cui appoggiare il proprio egoismo. Un anno importante dunque, grazie all’intuizione di un pontefice attento a richiamare l’attenzione della famiglia umana sulla sua capacità di accendere una nuovo luce su un mondo dominato da vaste chiazze di opacità e di ombre e dove riesce sempre più difficile far capire la differenza tra il lecito e l’illecito, il naturale e l’innaturale, tra ciò che ci aiuta a stare bene e ciò invece che consuma la nostra esistenza.