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In Confidenza

MODELLO DI COMUNITÀ

Don ERMINIO VILLA - 18/09/2015

Anno-Vita-ConsacrataQuest’Anno ci chiama anche a vivere il presente con passione. Dagli inizi del primo monachesimo fino alle odierne “nuove comunità”, ogni forma di vita consacrata è nata dalla chiamata dello Spirito a seguire Cristo.

Per Fondatori e Fondatrici la regola in assoluto è stata il Vangelo. Il loro ideale era quello di Paolo: «Per me il vivere è Cristo» (Fil 1,21); i voti avevano senso solo per attuare questo amore appassionato.

Domandiamoci se e come anche noi ci lasciamo interpellare dal Vangelo, che è esigente e chiede di essere vissuto con radicalità e sincerità. Non basta leggerlo (ma studiarlo è importantissimo), non basta meditarlo (bene lo facciamo con gioia ogni giorno). Gesù ci chiede di attuarlo.

È lui il primo e unico amore, come ci siamo prefissi al momento della professione dei voti? Soltanto se è tale, possiamo e dobbiamo amare nella verità e nella misericordia ogni persona che incontriamo sul nostro cammino, perché avremo appreso da Lui che cos’è l’amore e come amare: sapremo amare perché avremo il suo stesso cuore.

I nostri Fondatori e Fondatrici hanno sentito in sé la compassione che prendeva Gesù quando vedeva le folle come pecore sbandate senza pastore. Come Gesù, mosso da questa compassione, ha donato la sua parola, ha sanato gli ammalati, ha dato il pane da mangiare, ha offerto la sua stessa vita, così anche i Fondatori si sono posti al servizio dell’umanità a cui lo Spirito li mandava, nei modi più diversi: l’intercessione, la predicazione del Vangelo, la catechesi, l’istruzione, il servizio ai poveri, agli ammalati… La fantasia della carità non ha conosciuto limiti e ha saputo aprire innumerevoli strade per portare il soffio del Vangelo nelle culture e nei più diversi ambiti sociali.

Interroghiamoci sulla fedeltà alla missione che ci è stata affidata. I nostri ministeri, le nostre opere, le nostre presenze, rispondono a quanto lo Spirito ha chiesto ai nostri Fondatori, sono adeguati a perseguirne le finalità nella società e nella Chiesa di oggi? C’è qualcosa che dobbiamo cambiare?

Abbiamo la stessa passione per la nostra gente, siamo ad essa vicini fino a condividerne le gioie e i dolori, così da comprendere veramente le necessità e poter offrire il nostro contributo per rispondervi?

Nel fare memoria delle origini viene in luce un’altra componente del progetto di vita consacrata. Fondatori e Fondatrici erano affascinati dalla unità dei Dodici attorno a Gesù, dalla comunione che contraddistingueva la prima comunità di Gerusalemme.

Vivere il presente con passione significa diventare “esperti di comunione”, testimoni e artefici di quel “progetto di comunione” che sta al vertice della storia dell’uomo secondo Dio.

In una società dello scontro, della difficile convivenza tra culture diverse, della sopraffazione sui più deboli, delle disuguaglianze, siamo chiamati ad offrire un modello concreto di comunità che, attraverso il riconoscimento della dignità di ogni persona e della condivisione del dono di cui ognuno è portatore, permetta di vivere rapporti fraterni. I consacrati sono donne e uomini di comunione, presenti con coraggio là dove vi sono differenze e tensioni, segni credibili della presenza dello Spirito che infonde nei cuori la passione perché “tutti siano una sola cosa”.

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