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Ambiente

QUANDO IL CITTADINO È TENUTO LONTANO

ARTURO BORTOLUZZI - 11/09/2015

isolinoLa valorizzazione di un territorio e la sua gestione sono temi fondamentali. A proposito dell’Isolino Virginia e di un mio recente intervento, di cui s’è scritto qualche giorno fa, parliamo ora per ragioni di interesse generale della lettera che mi ha inviato il sindaco di Varese, evidenziando le sue ragioni. Benché, secondo la mia opinione, i politici che stanno nelle istituzioni allontanino spesso e pericolosamente i cittadini dalle sorti dei beni pubblici.

Alla lettera del sindaco ho replicato, sottolineando invece la necessità che il comune di Varese nel rapporto che il medesimo intrattiene con le numerose associazioni che hanno sede in Comune mantenga un rapporto di collaborazione nei modi previsti dalla Convenzione di Aarhus. Con le associazioni di ambientalisti, poi, per esempio Amici della Terra Varese, sarebbe inoltre necessario – come anche con tutti i singoli interessati all’ambiente – che in applicazione della convenzione citata e dei primi tre articoli – subalterni compresi – del Testo Unico sulla materia ambientale, venga realizzata dal Comune una leale collaborazione che consenta anche la formulazione di un parere.

 Scrive il sindaco di Varese: “Caro Presidente, ho letto con molta attenzione la Sua lettera del 18 agosto u.s. in merito alla rinnovata gestione dell’isolino Virginia che, dopo faticose vicende legate alle precedenti, compreso un lungo contenzioso giudiziario, a Lei ben note, è ritornato proprio in questi giorni a rivivere grazie al Centro Gulliver di Varese.

“Le Sue critiche mi paiono in gran parte ingenerose e comunque infondate nel merito.

“Prima di tutto la scrivente Amministrazione non ha mai inteso riproporre la realizzazione di un pontile tra terraferma ed isolino, nessuna volontà di trasformare l’isolino Virginia in una sorta di centro turistico a vocazione massiva. Si è trattato, per quanto riguarda il pontile, della sola sostituzione di quello esistente ormai ammalorato.

“Siamo ben consci che il sito vada conservato e tutelato nella sua primaria vocazione archeologica, ma è altrettanto vero che la presenza di un piccolo ristorante, ormai consolidato da decenni, ben condotto e gestito, non possa che costituire una risorsa per far conoscere l’isola, il suo museo e l’intero sito archeologico, nel pieno rispetto delle regole di tutela e conservazione dello stesso.

“II nuovo gestore che, ricordo, ha partecipato e si è aggiudicato la gestione a seguito di una procedura ad evidenza pubblica, a cui molti soggetti avrebbero potuto partecipare, sicuramente è disponibile a collaborare, d’intesa con l’Assessorato alla cultura del nostro Comune, con il territorio e le sue espressioni maggiori, per la migliore e più incisiva gestione del sito, al fine di coniugare l’esigenza di farlo conoscere e valorizzare, al di fuori della solita cerchia degli addetti ai lavori, con quella di tutela e conservazione dello stesso, aspetti entrambi che stanno a cuore a questa Amministrazione nell’ottica di creare un sistema virtuoso capace di ‘attirare turisti e far nascere una nuova economia per il territorio’.

“Mi pare che tale prospettiva non possa che esser condivisa anche dalla Associazione da Lei presieduta (ndr, Amici della Terra)”.

Ed ecco la mia risposta: “Egregio Signor Sindaco, ricevo la Sua gradita in data 26 agosto 2015 numero 69488 e sono a risponderLe sperando di farLe comprendere le mie ragioni. Premetto, aprendo la presente, di aver potuto scrivere delle inesattezze nella mia lettera cui Lei rispondeva: chiedo scusa di ciò ma questo mio mettere talvolta il piede in fallo ha una precisa motivazione anche a cagione della quale Le scrivo. Non ho, infatti, ricevuto dal Comune alcun documento scritto e ho potuto attingere le notizie cui mi sono riferito solo dagli organismi di informazione locali.

“Trova verosimile che una Associazione ambientalista, riconosciuta dallo Stato italiano, come la nostra, debba esclusivamente avere un canale di informazione secondario e quindi una interlocuzione indiretta con il Comune per le attività dallo stesso poste in essere ?

“Questo modo di fare e ci abbrutisce e avvilisce. Ci degrada. Ci immiserisce. Ci mortifica.

“L’apparato di governo locale e la burocrazia comunale trattano le Associazioni cittadine – e nello specifico la nostra – quali soggetti di una tenzone politica. Quasi fossimo soggetti a supporto dei partiti attualmente all’opposizione – e che quindi fanno ostruzione – o che hanno scopi illegali.

 “Proprio non ha ragione di essere un simile comportamento irreale, antistorico e inutilmente emulativo. Non facciamo una politica partitica. Neppure facciamo mobbing.

 “Le Associazioni e, ancor più, quelle ambientaliste sono da intendersi, invece, come dei collaboratori e, come tali, vanno intesi e trattati. La Legge disciplina questo aspetto in modo molto chiaro. Fuoriusciamo dalle regole amministrative – dal procedimento – ed entriamo in quelle che attengono i rapporti sociali. Per intenderci, alle regole che attengono a quei rapporti sociali che in maniera specifica riguardano il palazzo e la società civile in materia di tutela dell’ambiente e dell’interesse da questa (la società civile) dimostrato ovvero conosciuto dallo stesso palazzo.

“Mi rifaccio alla Convenzione di Àarhus e ai primi tre articoli del Testo Unico in materia ambientale, commi compresi.

“Cosa intendo dire: forse che l’interessato possa decidere il da farsi ogni volta che vuole? No! L’interessato deve essere informato dal palazzo e poter fornire il proprio parere per la decisione finale dell’assemblea politica che ha vinto le elezioni politiche. Occorre venga promosso un processo di riappropriazione della gestione del territorio e degli organismi cui esso compete, attraverso la partecipazione della società civile, delle istanze di base e delle rappresentanze istituzionali, secondo i principi della convenzione di Àarhus. È l’esigenza di compiere il decisivo passaggio ‘dalla necessità di partecipare al diritto di partecipare’,in cui diviene centrale l’affermazione dei principi di Àarhus, a partire da un ‘dibattito pubblico che sia antecedente a qualsiasi atto amministrativo’.

“In questa tendenza evolutiva si apre anche la riflessione culturale, oltre che politica, sulle possibilità di creare nuove istituzioni territoriali, oltre la dimensione del pubblico statuale e del privato messo a profitto: nuovi spazi pubblici di autodeterminazione delle cittadinanze, proprio a partire dall’attenzione nei confronti dell’ambiente, come occasione per una trasformazione antropologica, per un modello sostenibile di coesistenza. Tanto più in un ambito assai delicato come quello della gestione di un bene che è Patrimonio dell’umanità Unesco, dove risulta fondamentale la realizzazione di un circuito virtuoso tra informazione, conoscenza, consapevolezza dei singoli, comportamenti della società civile e relazione con le istituzioni locali, i tecnici competenti in materia, consulenti, amministratori imprese del settore. Tant’è che proprio ‘sull’avvio della gestione di un Patrimonio Unesco, nell’ambito di un sistema integrato di gestione, diviene decisivo il ‘coinvolgimento delle associazioni di categoria, del volontariato, del non profit’, per farli partecipare direttamente, come soggetti attivi e co-protagonisti, anche come occasione di crescita civile di un territorio e delle sue cittadinanze.

“Non è plausibile, in questo senso, che il Palazzo, invece, decida in proprio bellamente infischiandosene dell’interesse dimostrato da un cittadino ovvero da un gruppo di cittadini organizzati. Non è giusto, perciò, non rispondere alle lettere inviate dalle Associazioni appartenenti alla Società civile. Non è giusto indire gare di appalto senza prima sentire gli interessati. Non è giusto che si intrattengano da parte del Comune rapporti con terzi – e, nel caso specifico, parliamo della Soprintendenza archeologica – a insaputa della società civile.

“Vuole forse dirmi che per sentire il parere dei terzi interessati, tramite una specifica comunicazione si allungano i tempi per risolvere un problema sociale ? Quindici giorni in più certamente non possono rappresentare un problema ed eviterebbero la nascita di tante polemiche.

“È secondo Lei rispettoso della vigente Costituzione che, ora, una Associazione di cittadini, nel Comune di Varese, debba ridursi a fornire il proprio parere (nel nostro caso, riconosciuto importante anche dalla Legge istitutiva del Ministero per l’Ambiente) a cose abbondantemente fatte e previa solo informativa da parte dei quotidiani locali?

“Detto tutto ciò, siamo chiaramente molto lieti che il Centro Gulliver abbia preso in carico la gestione del ristorante sull’Isolino. Contiamo che questo affidamento possa preludere a quello che per noi più conta e cioè la valorizzazione del patrimonio archeologico dei laghi della provincia di Varese. Avremmo voluto preparare, d’intesa con il Comune la gara di appalto per la gestione del ristorante sull’Isolino.

“Allo stesso modo avremmo voluto preparare di intesa con il Comune le gare di appalto per la gestione degli impianti sportivi in Villa Toeplitz, la gara di appalto per la messa in sicurezza del fiume Olona e del fiume Vellone. Vorremmo in futuro, per favore, essere partecipi di tutte le gare che il Comune farà vertenti in materia ambientale. E questo, chiaramente, sempre, però, che il da farsi venga stabilito prima della indizione della gara di appalto e non dopo.

“Abbiamo contattato, favorevolmente, il professore Leonardo Salvemini, dal Comune di Varese ben conosciuto come legale e docente universitario, per poter tenere, per conto della nostra Associazione, un corso di diritto ambientale per il personale e i politici del Comune di Varese. Questa, mi sembrerebbe una buona iniziativa che, se trovasse accoglimento da parte Sua, consentirebbe, una volta realizzata, a noi e ai tenitori della pubblica istituzione, di poter finalmente parlare un medesimo linguaggio.

“Una siffatta iniziativa realmente rivoluzionaria, consentirebbe anche un riavvicinamento del corpo sociale alla cosa pubblica, che non sarebbe più una enclave impermeabile, irraggiungibile e vaporosa.

“La istituzione sarebbe, allora, lo strumento appropriato perché il realizzare un interesse sociale possa anche coincidere con il perseguire un interesse personale. In questo modo, ciascuno potrà godere del territorio come se fosse il proprio giardino. È questo il campo davvero aperto di ripensamento della gestione e amministrazione del territorio, che incrocia l’affermazione di ‘nuove esigenze’ e la sperimentazione materiale di inedite forme di partecipazione, soprattutto a partire dalle questioni ambientali, in una ‘società del rischio’. In questa – che è la nostra certa società – il rischio dovrebbe essere inteso come regola e soprattutto come preoccupazione e cura costante degli ordinamenti positivi, sicché il ‘principio di precauzione’ dovrebbe divenire una ‘strategia strutturata del controllo del rischio’. Perciò rimane centrale la ‘necessità di garantire il più possibile una consultazione pro-attiva del pubblico, prima che siano assunte le decisioni, e di adeguare le procedure decisionali per favorire la partecipazione dei cittadini’. Anche e soprattutto per dare una inedita composizione ai possibili conflitti tra istituzioni e cittadinanze in materia ambientale, in cui lo spazio delle contestazioni alle scelte politico-amministrative su opzioni che riguardano la gestione del territorio, non sia sacrificato alla neutralizzazione delle procedure, né represso nella impermeabilità delle istituzioni di governo.
Avvocato Fontana, mi segua. Con immutata stima, La saluto cordialmente”.

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