(S ) Ma non hai ancor scritto nulla per RMFonline? Non ti va di riferire del Meeting di Rimini?
(C ) Mi sembra di non avere nulla di abbastanza paradossale che meriti un’apologia. Il Meeting è stato molto bello, migliore anche della mia aspettativa, ma proprio per questo mi riesce difficile costruirci sopra un pezzo. Già il titolo, oltre che difficile, appariva più paradossale delle mie apologie: “Di che è mancanza, questa mancanza, cuore, che a un tratto ne sei pieno?”
(S ) Si può intuire il significato del verso di Luzi, ma perché il grassetto?
(C ) È così il titolo, a differenza del verso originale, una forzatura, se vuoi, che appunto evidenzia il paradosso, lo fa diventare un titolo, a scapito dell’intimo mistero poetico, che semmai, deve essere ritrovato all’interno della poesia stessa, che chi vuole può andare a rileggersi. Come può rivedere tutti gli eventi principali sul sito del Meeting e rendersi conto di persona che, ancora una volta, non si è trattato di un evento costruito per mettersi in vetrina, non autoreferenziale, come si usa dire, ma un vero momento di ricerca, di incontro tra diversi, fino ad accogliere le critiche pesanti, al limite dell’ingiuria, del deputato grillino.
(S ) Vuoi dire che (finalmente!) non avete messo in mostra i soliti Formigoni, Lupi, Mauro, per amore di dialogo e non avete messo in atto una furbizia politica per lasciare spazio a chi ora è sulla cresta dell’onda (Renzi e C.) e vi può favorire?
(C ) Premesso che non ho nessuna parte di responsabilità nel Meeting, ma vi partecipo da semplice volontario, mi sento libero di dirti che forse mai come questo anno mi sono sentito in sintonia con il percorso di ricerca tracciato dagli incontri fondamentali, ma anche da molti degli altri, per così dire, minori. Per esempio Bertinotti: non è venuto a cercare una ribalta politica, ma ad esporre un suo personale itinerario di ricerca.
(S ) Non dirmi che vi siete convertiti alla ricerca, cioè al dubbio, proprio voi che siete sempre così sicuri della vostra verità!
(C ) Dai, Sebastiano! Chiariamo una volta per tutte questo equivoco: dubbio significa non essere sicuro della realtà così come la conosci. Il dubbio, in qualche caso, anzi spesso, può essere legittimo, ma non può essere il metodo della ricerca: finirebbe per restringere sempre più l’area della certezza, sarebbe come moltiplicare un numero per un altro inferiore all’uno: il prodotto diminuisce sempre più. La ricerca parte sempre dall’avvertire una mancanza di qualcosa i cui tratti non ci sono del tutto ignoti. Perdona la banalità dell’esempio: se devi aggiungere un pezzo al puzzle, cerchi quello che combacia con il contorno di quelli che hai già posizionato. C’è un’altra analogia: quello che stai cercando è un dato, non può essere una tua opera, non lo puoi fabbricare.
(S ) Ma ogni puzzle ha un disegno che serve da modello!
( C ) Infatti, come tutti gli esempi, anche questo zoppica. Il modello prefissato si chiama ideologia o utopia. Se i pezzi di realtà non si adeguano al modello, tanto peggio per loro. Ogni dittatura materiale, ogni oppressione spirituale nasce sempre dalla presunzione di avere un’idea migliore, anzi perfetta, che non ha bisogno del confronto con la realtà, con l’altro, tanto meno con la sua libertà. La mancanza, invece, di cui il cuore è pieno, non è un possesso e la sua natura non è esauribile con parole pur approssimate, come desiderio, esigenza, bisogno. È una apertura all’infinito, intrinseca alla ragione.
(S )Io resto dell’idea che sia indispensabile avere un progetto ideale. Tuttavia proverò a scaricare da internet qualche incontro, ma resto scettico, dubito che mi farò convincere dal più argomentato dei discorsi dei tuoi amici.
(C ) In questo c’è del vero. I discorsi da soli non sono mai convincenti, specie se riportati di seconda mano. Vieni a Rimini l’anno prossimo, il titolo è: “Tu sei un bene per me”.
(S ) È una trappola che mi stai tirando! Avevo un dubbio!
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