Dopo il convegno sul Castello di Belforte, svoltosi a Masnago quattro mesi fa, riguardo al quale scrivemmo su questo giornale sia il sottoscritto sia Ovidio Cazzola, si è svolta una riunione con l’assessore alla Cultura del Comune di Varese – ai cui partecipanti ho fatto avere il mio pensiero – per cercare di concretare alcune proposte fatte dalle associazioni nel corso del convegno stesso.
Riporto le parole dette in occasione dell’incontro dall’assessore, secondo la relazione del dottor Marco Tamborini, presidente dell’Istituto nazionale dei castelli: “Nonostante il convegno abbia focalizzato l’importanza per Varese del Castello di Belforte, la cittadinanza lo ritiene ancora un problema di quartiere e non della città; manca ancora una forte spinta ‘dal basso’ per intervenire con maggiore incisività. Si è ritenuto, in ogni caso, che l’ipotesi emersa di destinare il bene come ‘parco archeologico-monumentale’ sia la soluzione più fattibile e percorribile da parte dell’Amministrazione comunale. Questa implica il coinvolgimento di altri assessorati del Comune (Patrimonio, Lavori Pubblici/Urbanistica) e non solo quello della Cultura. L’assessorato si impegna a monitorare i bandi a disposizione per l’ottenimento di fondi a favore del recupero di Belforte. Suggerisce, inoltre, che l’approccio alla soluzione del problema vada suddiviso in fasi, alcune delle quali possono essere eseguite in parallelo. Prioritaria, sarebbe la soluzione del problema delle proprietà private che insistono sul complesso”.
Riguardo a quanto da me direttamente proposto, è stato detto nel corso dell’incontro (secondo la relazione): “Si discute sull’eventualità di accedere ai bandi (come ipotizza nella sua lettera Bortoluzzi) per avviare i lavori di messa in sicurezza. Campane ritiene ormai troppo tardi per accedere al bando della Fondazione comunitaria del Varesotto (scadenza 15 luglio). In ogni caso l’assessorato (anche sentiti i suggerimenti della Regione Lombardia tramite la dottoressa Abbiati), cercherà di individuare i bandi e le opportunità di finanziamento per Belforte”. Riguardo a ciò, ho fatto avere recentemente all’assessore alla Cultura del Comune di Varese una nota per fargli presente il mio pensiero.
Ho voluto soffermarmi sulla frase attribuita al dottor Campane, secondo il quale “Non ci sarebbe tempo per partecipare al bando di concorso che mi è stato segnalato e che avevo indicato a mia volta quale occasione”. Un simile ‘niet’, ho fatto presente all’assessore, lo prendo come riferibile al bando specifico, non certo in termini generali. Mi dispiacerebbe, altrimenti, che il Comune, come ho scritto all’assessore, non voglia attrezzarsi per realizzare (e avere così pronto) un piano da poter essere presente con una pluralità di bandi regionali, nazionali o comunitari.
Questo, infatti, ritengo che debba essere lo scopo primario dell’ azione amministrativa dell’assessore, riguardo il Castello di Belforte. Le parole dell’assessore, portate dal dottor Tamborini, mi confortano in questo senso e confido che l’assessore stesso sia della mia opinione.
Il Comune di Varese, mantenendo, in passato, un comportamento francamente sconcertante – e che proprio non ho compreso – ha perso la possibilità di un recupero di questo immobile quand’era ancora possibile, cioè quando lo stesso ne accettò la donazione. Tutto ciò, nella sua gravità, è avvenuto prima della nomina dell’assessore sollecitato. E nessuno avrebbe la benché minima ragione di incolparlo di un qualsiasi atteggiamento omissivo.
Però, ho scritto, promuovere una ricostruzione virtuale del Castello, dell’ambiente naturale attorno a esso e dei traffici commerciali allora esistenti, nei corsi d’acqua adiacenti, sarebbe una azione meritoria. Sarebbe, infatti, un proposito encomiabile quello di predisporre un mezzo per consegnare alla città la sua storia. Essa non andrebbe così persa.
L’ha fatto, muovendosi a questo fine, il Comune di Golasecca (che ha saputo chiamare a raccolta, per finanziare la realizzazione di un proprio progetto di museo virtuale, grazie anche alla vincita di diversi bandi provinciali e regionali, la Regione Lombardia, la Fondazione Cariplo, la Fondazione comunitaria del Varesotto e la Unioncamere Lombardia): posso benché minimamente pensare che il Comune di Varese non possa fare altrettanto?
Non lo riterrei plausibile.
Si prendano, dunque, i contatti con i tecnici incaricati dal Comune di Golasecca (per più facilità si veda questo sito) e si faccia conoscere questo segno distintivo della nostra storia locale a partire dalle scuole varesine, riprendendo tutti gli studi storici relazionati ottimamente da Alfredo Lucioni e da Daniele Cassinelli nel recente convegno citato.
Amici della Terra Varese, della quale sono il rappresentante legale, sarebbe ben lieta di poter dare un contributo economico in proposito. Sul luogo dove poter conservare tutti i documenti e i video virtuali sul Castello di Belforte, propongo di poter utilizzare la “dacia” di Villa Baragiola, che potrebbe cosi divenire anche centro studi sulla storia di Varese.
Per poter fare un progetto completo e ben congegnato (che dovrebbe costituire lo scopo principale dell’Assessore), è necessario che venga costituito un comitato promotore dello stesso in brevissimo tempo.
Di quest’ultimo, dovrebbero far parte sia dei docenti dell’Università di Varese, sia storici locali ma, soprattutto, rappresentanti delle scuole varesine (dall’Università sino alle scuole elementari). Andrebbero, poi, compresi nel comitato promotore i rappresentanti delle diverse istituzioni economiche varesine. Bene che si sia partiti, ora, con le pratiche per acquistare le porzioni non ancora di proprietà del Comune di Varese del Castello di Belforte e bene anche che finalmente vengano messe in sicurezza le parti del Castello che rischiano di cadere nel trafficato Viale Belforte.
Come richiesto durante il citato convegno, il Comune di Varese potrebbe darsi da fare anche per costituire il parco locale di interesse sovraccomunale del torrente Vellone, che scorre proprio in porzioni significative della città di Varese: dal Sacro Monte, al Castello di Masnago, al Broletto di Varese (già di proprietà della famiglia Biumi ), al Castello di Belforte (sempre già di proprietà della famiglia Biumi).
Ho infine chiesto all’assessore di farmi cortesemente partecipe delle sue considerazioni in proposito e di tenermi informato, quale interessato dei suoi movimenti.
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