Troppo abbagliati da ciò che è effimero, confondiamo i segni belli con il bello. Ci piace la persona bella, la cosa bella, l’esperienza bella. Ci piace toccare ciò che è bello, guardare ciò che è bello, nella speranza di fare nostra, di possedere un po’ di quella bellezza. E mentre ci affanniamo a rincorrere inutilmente le espressioni del bello, il bello ci sfugge. Anche se abbiamo le mani o la casa piene di cose belle, avvertiamo ancora in cuore la sete del bello.
“Signore, è bello per noi stare qui… Facciamo tre tende…!”. Pietro esprime bene, nell’esperienza della trasfigurazione di Gesù sul monte, il rapimento dell’estasi. Davanti al bello ogni desiderio di altro scompare, e il cuore trova pace. Ogni desiderio di ricerca lascia il posto alla necessità di fermarsi, sedersi, riposarsi.
Ognuno ha i suoi tempi e i suoi luoghi meditativi in cui personalizza la sua ricerca di Dio. Il gesto sacramentale della confessione è un tempo e un luogo privilegiato: nei sentimenti che coltiviamo e poi nei gesti che li esprimono, assieme al male che ci urta, assaporiamo anche il bello che è l’innocenza ritrovata; e in questa bellezza ritroviamo la forza per trasformare noi stessi e il mondo in qualcosa di bello!
“L’importanza del conservare le labbra chiuse, che si toccano tra loro, ci è insegnato dalla sillaba sacra indiana “om”. L’ultima lettera di questa sillaba richiede che le labbra si chiudano a salvaguardare ciò che non è ancora manifestato. Il silenzio di Maria non è assenza di parole, ma riserva di parole per eventi futuri non ancora manifestati. Maria porta in sé il mistero del non ancora accaduto” (Luce Irigaray).
Lo dico a conclusione di questa “serie” di riflessioni, che ci ha accompagnato lungo tutto quest’anno pastorale.
Anche se, a volte, la vita ci fa toccare con mano la nostra debolezza, siamo certi nella fede che nelle mani di Dio possiamo essere (e quante volte siamo stati) strumenti efficaci della sua grazia! Non smetterò mai di rendere grazie a Dio per la grande benevolenza che mi ha mostrato, facendo di me un ministro della sua misericordia, oltre che rinnovandomi con magnanimità il suo perdono all’umile riconoscimento di ogni mia colpa!
Ricordiamoci sempre che non sono la sapienza umana né la nostra capacità dialettica o la vastità della nostra cultura che possono operare la conversione del cuore umano. Ma solo “Cristo crocifisso, scandalo e stoltezza” per gli uomini di sempre.
La storia delle conversioni di ieri e di oggi lo conferma: molti scelgono di credere nel Dio di Gesù Cristo non perché è più potente di un’altra divinità, ma perché è più vicino al cuore dell’uomo, alla sensibilità e ai bisogni della gente. A quanto pare un Dio che ama convince di più di un Dio che giudica, un Dio che perdona attrae meglio di quello che condanna, perché questo imbarazza, se addirittura non spaventa…
Se la grandezza dell’amore di Cristo per il suo gregge, per la sua Chiesa, fosse stata legata alla bellezza di questa sposa, probabilmente non l’avrebbe mai amata molto. L’amore gratuito di Gesù si preoccupa dell’uomo peccatore, spiritualmente e magari anche umanamente brutto, ma offrendogli il suo perdono lo migliora. E’ il suo amore che abbellisce tutti!
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