Numerosi amici e conoscenti in questi mesi mi hanno sollecitato a dare un contributo attivo alla vita amministrativa di Varese.
Ciò in ragione della passione che da sempre ho per la mia città, per la politica e per il supporto che posso offrire in ragione della mia intensa esperienza professionale di avvocato amministrativista (ovvero professionista che conosce come funziona la pubblica amministrazione ed i meccanismi per renderla più efficiente), di professore a contratto dell’Università dell’Insubria nell’ambito del diritto amministrativo e di appassionato dei rapporti tra cittadino e Comune, prima Istituzione in cui si sperimenta la vicinanza dello Stato alle persone e primo luogo in cui si impara ad esercitare la democrazia.
Davanti ad un’insistenza sempre più crescente di queste persone nonché la consapevolezza che, di questi tempi, i quarantenni (io nonostante i capelli bianchi ho solo 39 anni) “tirano tantissimo”, ho preso seriamente in considerazione tale ipotesi e dopo essermi consultato con i miei familiari …eccomi qui … a manifestare la mia convinta e decisa volontà di diventare sindaco di Varese e dare alla città una nuova rotta in grado di sollevarla dalle sorti in cui un approccio puramente demagogico l’ha purtroppo portata.
Mai in questa mia “avventura” parlerò del passato perché il disastro in cui versa la città è sotto gli occhi di tutti e non merita alcun commento.
Mai prometterò opere faraoniche che tutti sanno che non potranno essere mai realizzate. Penso che sia ormai trascorso il periodo della politica degli annunci e di chi la “spara” più grossa.
I varesini hanno bisogno di vedere e toccare le opere e gli interventi che si promettono in tempi certi e rapidi.
Ho deciso di partecipare alle primarie, vincerle e vincere le elezioni del 2016 perché penso che anche a Varese la nuova generazione non possa stare a guardare. Il Paese è cambiato e Varese non può chiamarsi fuori dal cambiamento. Questo cambiamento non può che essere rappresentato ed interpretato anche sotto il profilo amministrativo da chi è inserito nel cambiamento ed è obbligato a guardare al futuro per i propri figli.
Voglio proporre un’idea nuova di Varese che parta dalla consapevolezza che tutte le difficoltà dell’amministrare un Comune non si superano con l’inerzia e l’immobilismo, con l’accusa ripetuta che la colpa è sempre di altri, ma con la competenza, la passione e idee nuove.
Senza supponenza io credo che il ruolo di Sindaco sia oggi più che mai da ricoprire con l’autorevolezza, la determinazione e il dinamismo di chi conosce come funziona un Comune e ha la consapevolezza che esistono nuovi e più moderni strumenti messi a disposizione del primo cittadino e dell’amministrazione per governare e FARE.
Le parole più ricorrenti che cercherò di pronunciare in questa campagna elettorale saranno: Fare, Innovazione, risparmio di spesa, benessere diffuso, servizi per i cittadini, ottimizzazione delle risorse ed investimenti, tutti aspetti che porteranno alla creazione di una vera e propria smart city.
Queste sono bellissime parole che fortunatamente possono trovare concretezza nell’agire di un Comune purché questo sia ben guidato da un sindaco capace, da una giunta e consiglieri preparati e competenti in grado, tra l’altro, di motivare i dipendenti comunali nella consapevolezza che senza una macchina amministrativa qualificata, aggiornata e con una gran voglia di FARE i servizi a favore dei cittadini saranno destinati ad essere meno efficienti.
La città ha forte necessità di innovarsi, cambiare, aprirsi all’Europa ed al Mondo, attrarre investimenti ed in particolare di “FARE” (verbo che la politica cittadina deve iniziare ad imparare ad utilizzare). Per troppo troppo tempo questo importante verbo è stato trascurato. Io lo voglio portare al centro dell’iniziativa amministrativa della città di Varese.
Varese nei prossimi anni deve diventare una città dinamica… in continuo movimento, che guardi lontano e valorizzi il presente. Deve trarre ispirazione da quello che sta avvenendo a 40 km di distanza nei padiglioni di Expo in cui è esposto il progresso ed la vivacità del Mondo. La città non può rimanere indifferente a tutto questo.
Varese non può diventare una città dormitorio, pigra, anziana e magari con 10.000 residenti in meno nel prossimo decennio.
Ho deciso di candidarmi anche perché voglio che i miei figli abbiano la possibilità di vivere, studiare, lavorare a Varese se lo vorranno e non siano costretti ad emigrare in altre città o paesi poiché qui mancano le occasioni di lavoro come dimostrano i recenti dati del centro studi della Camera di Commercio che evidenziano un tasso di emigrazione di giovani nell’ultimo biennio pari all’ 11%.
Io questo trend lo voglio invertire. Per invertire questa prospettiva è necessario che all’interno dei confini cittadini si riprenda a produrre, ad attrarre imprese e far lavorare giovani e meno giovani. L’esperienza del KM rosso a Bergamo e la costituzione di polo scientifico-tecnologico può e deve essere un modello da seguire anche a Varese.
Il recupero delle numerose aree dismesse per insediare parchi pubblici, interventi di social housing, start-up e incubatori di imprese strettamente connessi con l’università presente in città e risorsa in grado di aiutare la città a risalire le classifiche costituisce una priorità che non può essere rimandata.
Varese deve diventare “più amica” delle imprese e del lavoro perché questa è l’unica risposta che si può dare per far ripartire la città.
Per far questo il Comune di Varese deve rendere appetibile ed interessante investire sul proprio territorio incentivando tali investimenti riducendo in maniera significativa gli oneri di urbanizzazione e le imposte locali per chi “scommette” sulla città giardino, ridurre al minimo la burocrazia e lanciare, unitamente alle associazioni di categorie, una campagna di educazione all’impresa ed al lavoro.
Un’attenzione speciale va dedicata alle identità che rendono preziosa una comunità: bambini, adolescenti, anziani, disabili.
Il Comune deve avere la famiglia al centro della propria iniziativa garantendo asili nido e scuole materne per i più giovani e centri diurni per la popolazione più anziana così da consentire ai propri cittadini di poter progettare il futuro, ma senza dimenticare nessuno. La qualità della vita dei cittadini la si migliora incrementando le risorse che si mettono a disposizione per le famiglie e spendendo meglio e bene.
C’è la necessità di stipulare tra Comune e varesini un patto per il bene comune ovvero un accordo nel quale i cittadini, consapevoli che il Comune in un periodo di significativi tagli non riesce a mantenere i livelli dei servizi di un tempo, si mettano in gioco e partecipino attivamente nel consentire all’Ente di garantire i servizi essenziali senza doverli ridurre.
Il supporto diretto dei cittadini e dei numerosissimi soggetti che operano nel terzo settore è un valore aggiunto nonché un elemento chiave per migliorare i servizi comunali e la città. Il Comune per valorizzare queste energie deve fare da coordinatore di queste iniziative presenti per renderle ancora più efficienti.
Queste sono solo alcune delle idee che vorrei porre all’attenzione dei varesini nei prossimi mesi. Ho una presunzione, ho la volontà di voler vedere, di vivere la mia candidatura come un’ipotesi capace di offrire a tutti la possibilità di riconoscersi e di riconoscersi al di là delle appartenenze pregresse, degli schieramenti e delle correnti, insomma al di là di ogni divisione passata.
La mia vuole essere una candidatura varesina capace di unire tutti i diversi e positivi pezzi della società varesina.
In questi mesi voglio convincere che un’altra Varese, migliore non diversa, è possibile e che forse provare conviene a tutti. Forse è giunto il momento di aprire la finestra e di far entrare una “nuova” aria fresca. Io mi sento di mettermi in gioco per questo chiedo ai varesini di accettare la scommessa e di unirsi a me in questa avventura. Insieme sono convinto che ce la possiamo fare e ce la faremo.
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