Widgetized Section

Go to Admin » Appearance » Widgets » and move Gabfire Widget: Social into that MastheadOverlay zone

Lettere

ERACLITO E IL PD

- 24/07/2015

“Non c’è nulla di immutabile, tranne l’esigenza di cambiare”. Con questo aforisma di Eraclito si potrebbe riassumere lo spirito dell’Assemblea Nazionale del Partito Democratico svoltasi sabato scorso, nel dinamico e quanto mai vivace contesto di Expo.

Si è trattato di un momento per fare il punto della situazione dopo mesi di gran lavoro del Governo ma di tutti gli organismi interni al Partito e di tutte le persone impegnate nelle istituzioni.

La relazione introduttiva del Segretario Renzi è stata di grande impatto certamente per l’illustrazione del piano di massiccia e continuativa riduzione della pressione fiscale che avverrà nei prossimi anni ma in generale per la tenacia con cui ha ribadito la volontà del Governo di perseguire nel percorso riformatore: riforma delle istituzioni, della Pubblica Amministrazione, del sistema tributario, della scuola rappresentano non un vincolo imposto dall’esterno al quale, in qualche modo siamo costretti a soggiacere, ma un passaggio obbligato per il rilancio del nostro Paese, perché diventi più moderno e competitivo e soprattutto più credibile anche in un contesto internazionale. Non si tratta di essere subalterni all’Europa ma per poter chiedere un’Europa più solidale, flessibile e attenta alla crescita l’impegno dell’Italia non può essere da meno. Anche perché Europa non è solo sinonimo di rigore e vincoli ma anche di maggior sicurezza di fronte a un fondamentalismo religioso rispetto al quale ogni singolo Stato, da solo, potrebbe ben poco.

E veniamo ad altri due aspetti toccati dal Segretario: l’analisi del voto delle recenti elezioni locali e l’attesa rivoluzione fiscale.

Il Partito Democratico in questi ultimi due anni è cambiato e anche le ultime elezioni amministrative lo hanno dimostrato: storicamente, l’elettorato si è sempre riconosciuto in liste d’ispirazione di centro-sinistra nelle amministrazioni locali per poi riconoscersi invece in altri partiti in occasione delle consultazioni politiche. Ora siamo in una fase completamente differente, in cui l’elettorato è ancora liquido, il voto d’opinione si è ridotto notevolmente e in cui la figura del leader, sia a livello nazionale che locale, rimane preponderante. Un leader non che svolga il ruolo di “uomo solo al comando” ma che sia in grado di coagulare attorno a sé le energie migliori del contesto che si propone di amministrare e che sappia essere – lui e la sua squadra – interprete della capacità di innovare e rompere gli schemi del passato anche in un contesto locale. Nelle prossime sfide locali si ha bisogno che la politica guardi alle migliori energie, competenze e professionalità che con generosità, intelligenza e passione sappiano dedicarsi alla propria città.

Di grande impatto, come anticipavo, il progetto di abbassamento della pressione fiscale, iniziato già nel 2015 e che continuerà anche nei prossimi anni.

Il taglio delle tasse, a mio giudizio, deve far parte di un ridisegno complessivo del rapporto fra cittadino e fisco, basato sulla collaborazione e la fiducia reciproca. Si tratta di un progetto convincente, a mio modo di vedere, soprattutto perché spezza quell’equazione che non ha luogo di esistere sinistra = tasse. Il rilancio del nostro Paese passa proprio per un sistema fiscale più semplice ed efficiente.

I primi interventi, devono riguardare, come ho avuto modo di ribadire nei giorni scorsi, la tassazione sulle imprese: quindi riduzione di IRAP e l’IRES, in modo da incentivare ulteriormente le assunzioni, in combinato disposto con le norme contenute nel Jobs Act.

Inoltre, un aspetto su cui insistere è la local tax, che riunisca le numerose tassazioni oggi presenti a livello locale, il cui gettito andrebbe lasciato interamente al Comune per misurare poi effettivamente l’operato di un’amministrazione sulla base di un principio di responsabilità che ad oggi, purtroppo, non può essere applicato.

In sintesi, l’Assemblea Nazionale ha ribadito la natura del Partito Democratico come del Partito del cambiamento, anche quando ciò comporti “mal di pancia” interni, frizioni: d’altronde oggi la vera distinzione è fra riformatori e conservatori, fra chi si accontenta dello status quo e chi invece, anche a costo di qualche strappo, fa della politica il luogo del futuro, oggi.

Samuele Astuti

Facebooktwittergoogle_plusredditpinterestlinkedinmail

You must be logged in to post a comment Login