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Cultura

L’ANSIA DELLA RICERCA

ALBERTO PEDROLI - 17/07/2015

 

“Quando faccio un ritratto voglio che il personaggio che mi sta davanti resti scolpito con i suoi problemi, con le sue idee e con la storia della società in cui vive”. Dopo aver visitato la mostra dedicata alle opere grafiche di Floriano Bodini allestita alla Sala Veratti nel decennale della morte dell’artista, queste parole, ricavate da una intervista a Mario Pancera sul settimanale “Oggi” nel 1969 aiutano forse meglio di tante altre a chiarire il senso di disagio che pervade il visitatore.

Non è una mostra facile quella allestita alla Sala Veratti, una mostra cioè dove contemplare una bellezza e trovare ristoro per gli occhi e per il cuore. I venticinque anni di sperimentazione e di ricerca grafica di Bodini appaiono segnati da una esacerbata espressività, da un segno che penetra ovunque, che sembra voler vivisezionare la materia. Un’ansia della ricerca – come titola il bel catalogo curato da Arturo e Stefano Bodini, fratello e nipote dell’artista che ne ripercorrono l'”inquieta biografia” – che non lo abbandonerà mai rendendolo refrattario ad ogni seduzione del successo tanto che quando iniziò ad incontrare i favori del mercato dopo il 1961 entrò in crisi e ne uscì modificando radicalmente i suoi canoni espressivi.

Anche quando iniziò ad operare su commissione (celebri i suoi monumenti a Paolo VI) non rinunciò mai ad interpretare liberamente il soggetto, anche se la libertà massima di poter scegliere anche il tema su cui cimentarsi la troviamo più compiutamente proprio nell’opera grafica esposta ora in mostra. Ne sono testimonianza tra le altre opere “Il feto” che rimanda alla inesauribile volontà indagatrice di Leonardo o “I lupi” giocati nel contrasto tra forme nervose e sinuose.

Non potevano mancare gli studi preparatori della “Anatomia di un Pontefice” con quelle mani sproporzionate ad indicare la carità, l’attenzione, la condivisione appassionata con tutto il bene e il dolore del mondo, come ebbe a dire monsignor Giorgio Basadonna e come ricorda Sergio Redaelli nel suo articolo dedicato al monumento al Sacro Monte.

Una personalità complessa dunque, che fa di Bodini uno degli artisti più interessanti della seconda metà del secolo scorso ma che soprattutto non cessa mai di richiamarci al senso profondo della libertà.

La mostra, organizzata da Varese Può con la collaborazione del Comune di Varese Assessorato alla Cultura e sotto i patrocini di Fondazione Cariplo, Presidenza del Consiglio Regionale della Lombardia, Pontificio Consiglio della Cultura, Associazione Amici del Museo Bodini, Provincia di Varese e Camera di Commercio di Varese, resterà aperta sino al 6 settembre 2015, corredata da attività culturali a tema.

Per informazioni www.mostrabodini.it

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