Dobbiamo occupare il nostro territorio con attività che non abbiano a nuocere allo stesso e ai territori limitrofi ovvero a chi in loro vive e lavora. Questo in base alle direttive europee cui l’Italia ha aderito, recependole.
In Regione Lombardia soprattutto grazie all’intervento delle Commissioni del Parlamento europeo, sollecitate dalle associazioni ambientalistiche si è posto il piano cave regionale a valutazione ambientale strategica postuma.
Per conseguire la salvaguardia e la tutela dell’ambiente, nelle sue svariate componenti (flora, fauna, aria, acqua, suolo, paesaggio, salute) e consentire a tutte le attività antropiche di svolgersi in un contesto di sostenibilità, l’Unione europea ha preso importanti decisioni (Dir. 85/337 Cee, Dir. 96/61/Cee, Dir. 97/11/Cee, Dir. 42/2001 Cee) che, dopo parziali provvedimenti di recepimento nell’ordinamento italiano e numerose procedure di infrazione comunitaria (perché provvedimenti ritenuti insufficienti o approvati fuori tempo), sono confluite nel Testo unico ambientale, la cui parte II è stata dedicata agli strumenti preventivi e integralmente sostituita dal Decreto correttivo (D.Lgs 4/2008).
Nell’attuale quadro normativo Vas (Valutazione ambientale strategica) Via (Valutazione di impatto ambientale) e Aia (Autorizzazione integrata ambientale, conosciuta anche con l’acronimo inglese Ippc) si configurano come tre diverse procedure tese ad ottenere la prefigurazione degli impatti ambientali di piani e programmi (Vas) e di alcune tipologie di opere (Via), nonché le condizioni cui determinati impianti industriali possono funzionare (Aia). A esse si può aggiungere la Valutazione di incidenza (Vinca) prevista dalla Direttiva 92/43/Cee “habitat” come procedura che individua gli effetti di piani e interventi sui siti di importanza comunitaria, e che lo Stato italiano ha recepito con il D.P.R. 357/1997.
Caratteri comuni ai singoli strumenti di prevenzione ambientale come delineati dal quadro normativo vigente sono:
- la disciplina procedimentale speciale rispetto al procedimento amministrativo classico delineato dal D.Lgs 241/90, che non prescinde, né potrebbe, dalla disciplina ordinaria ma ne dettaglia, ne struttura e in alcuni casi, ne irrigidisce le disposizioni. Si fa riferimento, per esempio, alle disposizioni che sottraggono le autorizzazioni ambientali all’istituto del silenzio assenso, configurando un silenzio inadempimento (art. 20 L.N. 241/90), o alle particolari tempistiche endoprocedimentali;
- l’affermazione dei diritti partecipativi del pubblico al procedimento che si estende agli studi, alla discussione e all’esito dell’istruttoria.
L’informazione ambientale e l’obbligo di accoglimento delle osservazioni del pubblico nel corpo del procedimento costituiscono diritti ben più corposi del semplice accesso agli atti, ponendosi il principio di accessibilità generale e indifferenziata alle informazioni ambientali come “una specie di controllo sociale diffuso sulla qualità del bene ambiente e sulle attività che possono incidere negativamente sul medesimo, con particolare riguardo ai provvedimenti ed alle misure amministrative adottate a sua salvaguardia”.
Ebbene facciamo un passo in avanti. Per questo motivo ho inviato una lettera all’assessore all’Ambiente e al presidente della Commissione ambiente della Regione Lombardia perché possa diventare obbligatorio in Lombardia in tutte le situazioni in cui è necessario, non solo effettuare la Valutazione ambientale strategica ma, anche, la Valutazione integrata di impatto ambientale che in seguito chiamerò Viias.
È fondamentale guardare ai bisogni dell’ambiente ma anche a quelli delle persone che lo vivono. Non si facciano le cose a metà.
Il Sole 24 ore ha pubblicato un apposito articolo individuando come siano pronte linee guida della Ispra sulla Viias al fine di disporre di un sistema di valutazione integrata degli effetti ambientali e sanitari dell’inquinamento atmosferico in grado di valutare la situazione esistente e i possibili scenari futuri nel contesto nazionale.
Queste linee guida sono il risultato dell’attività svolta dal gruppo di lavoro inter-agenziale “Salute e Ambiente”, coordinato da Arpa Puglia, volto a fornire un primo contributo alle esigenze operative chi a vario titolo è soggetto attivo nell’ambito delle procedure di valutazione di impatto ambientale (Via), valutazione ambientale strategica (Vas), autorizzazione integrata ambientale (Aia), in relazione alla valutazione della componente salute.
La valutazione integrata di impatto ambientale e sanitario, nata dall’integrazione di due distinte procedure è una combinazione di procedure, metodi e strumenti con i quali si possono stimare gli effetti potenziali sulla salute e la distribuzione di tali effetti all’interno della popolazione nell’ambito delle procedure correnti di valutazione in campo ambientale.
Le esperienze finora condotte in Italia hanno mostrato una notevole eterogeneità degli approcci utilizzati e del livello di approfondimento adottato, data l’assenza di procedure condivise. L’elemento “salute” è risultato poco visibile, ridotto o assente. Nell’esperienza dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale su 109 Via nazionali, il capitolo salute pubblica è presente nel 69% di studi di impatto ambientale (Sia) esaminati (62 su 90), con informazioni spesso insufficienti sotto il profilo qualitativo e quantitativo.
Il lavoro pubblicato, strutturato in sette capitoli e quattro appendici, parte dall’inquadramento della Viias nell’ambito della normativa Ue e italiana, mostrando come già a livello europeo gli Stati membri hanno utilizzato approcci molto differenti per la valutazione della componente salute pubblica nelle procedure di valutazione ambientale. Un importante fattore limitante è rappresentato dalla difformità con cui gli Stati hanno attuato e istituzionalizzato la valutazione di impatto sanitario), incompleta in tutti i Paesi europei.
Nei capitoli a seguire viene approfondita la Viias nell’ambito delle tre procedure di carattere ambientale, Vas, Via e Aia, dedicando a ciascuno di essere un capitolo. In ogni sezione viene indicata in maniera puntuale i riferimenti alla componente “salute” nell’ambito dello svolgimento delle procedure, mostrando gli aspetti critici dovuti all’assenza di norme tecniche di attuazione. Nello stesso tempo, prendendo spunto da esperienze esistenti in altri Paesi e in definizione in alcune Regioni Italiane, viene fornito uno strumento metodologico per una valutazione integrata dei potenziali impatti sulla salute dei determinanti ambientali, definendo i criteri per lo svolgimento delle attività ordinarie di Via, Vas ed Aia previste dalle norme.
Un approfondimento particolare è dedicato ai due approcci metodologici utilizzati nella prassi scientifica internazionale per la Viias: l’analisi del rischio (risk assessment – Ra) e la quantificazione del numero di casi attribuibili (health impact assessment – Hia). I due metodi, pur condividendo fasi di valutazione simili, portano a risultati quantitativi diversificati in quanto adottano una formulazione concettuale e matematica molto diversa, dovuta alla differente derivazione dei due metodi: il primo tossicologico, il secondo epidemiologico.
Nell’appendice 1 vengono discusse le problematiche aperte sulla comparazione dei risultati dei due metodi e l’eventuale integrazione.
Seguono nella seconda appendice tre casi di studio di applicazione delle metodologie di Hia e Ra in tre tipologie di stabilimenti (inceneritore rifiuti nella città di Parma, polo siderurgico Ilva di Taranto, discariche nella periferia di Brindisi), un’ipotesi di studio di Arpa Marche per la definizione di algoritmi per la valutazione da applicare nella procedura di Via (appendice 3), e l’esperienza dell’Ispra nella valutazione della componente salute nelle procedure di Via e Vas nazionali (appendice 4).
Una sintesi dei problemi ancora aperti e una bibliografia di riferimento concludono il documento, che è auspicabile sia adottato come indicazione comune per il futuro, soprattutto da parte degli operatori del sistema delle agenzie per l’ambiente (Arpa e Appa) e del servizio sanitario nazionale.
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