La recente nomina di Federico Visconti a rettore del LIUC ha avuto doveroso rilievo nei nostri mass media. Visconti, economista di rilievo e con un eccellente percorso accademico alle spalle nonostante la giovane età, meritava certamente una attenzione, ma a me piace segnalarlo oggi come un alfiere della auspicata rincorsa varesina ad ambiti da primato che hanno contraddistinto pochi decenni or sono vita e sviluppo della nostra società.
Federico Visconti è nato a Sumirago e abita a Velate, buona parte di noi non lo conosce, lui sa molto se non tutto di Varese: credo allora sia opportuno accostarlo a quel gruppo di persone che con intelligenza e dedizione, ma senza mire politiche, facendo semplicemente il proprio dovere, oggi sono una speranza per la nostra comunità.
Il pianeta lavoro del nostro territorio è sempre stato avanguardia, l’Università di Castellanza è testimonianza di grande preveggenza e consapevolezza da parte degli industriali. Credo allora sia importante sottolineare che i due vertici dell’istituzione, dal primo novembre con l’insediamento del nuovo rettore, saranno affidati a due varesini. Il professor Federico Visconti troverà infatti come presidente LIUC l’ingegner Michele Graglia che la nostra città conosce bene per preparazione ed equilibrio e come uomo della solidarietà.
Graglia e Visconti non fanno politica al pari di molti altri imprenditori, docenti, professionisti e uomini di cultura. Guardando che cosa succede nei tre poli più importanti delle attività politiche, casa nostra, Milano e Roma, si capiscono bene le ragioni di questa scelta. Lo dico con tutto il rispetto di coloro che vengono eletti e pure di quelli che li votano.
Se la situazione generale è molto difficile, se le istituzioni non rispondono o non sono in grado di rispondere alle attese dei cittadini la via d’uscita diventa una chimera e Varese rischia davvero la retrocessione, che sarebbe un guaio per tutti.
Se la politica avesse più cervello, più cuore e meno presunzione e arroganza forse a livello locale potrebbe tentare di aprire vie di collaborazione con solide realtà imprenditoriali e culturali. Ci sono precedenti in materia.
Dopo il buon avvio con il sindaco Fassa la Lega a Palazzo Estense ha evitato problemi quando il sindaco Fumagalli ha chiamato in Giunta docenti universitari e professionisti: furono eccellenti i risultati. La collaborazione cessò col secondo mandato di Fumagalli, ci furono conseguenze negative.
Chi governerà l’anno prossimo a Palazzo Estense riuscirà ad aprire di nuovo le porte alla società civile? E in ogni modo si riuscirà a stabilire un rapporto nuovo con i varesini che sanno rimboccarsi le maniche e guardano con diffidenza ai partiti, a tutti, nessuno escluso?
Forse Varese non ha bisogno di modelli nazionali, chiede solo tanta concretezza. Renzi ha spopolato, oggi ha problemi, forse il modello non funziona e magari sarà obsoleto nel 2016 e allora può prevalere l’indicazione di presentare prima del voto una squadra in via di completamento, ma già delineata, con assessori ben preparati al fianco di un candidato sindaco esperto, autorevole e ben conosciuto dai cittadini.
A Varese è molto difficile tenere i partiti a giusta distanza dall’amministrazione civica: credo ne sappia qualcosa Attilio Fontana. Una giunta “meditata” eviterebbe per esempio gli italici flop di notissimi candidati “arancioni” e affini. Credo però che a sinistra useranno criteri ben diversi, mentre a destra il derby azzurri – Lega potrebbe avere conseguenze. Varese ha bisogno di competenza, efficienza, concretezza assoluta, diversamente non ripartirà. Gli uomini giusti, ne abbiamo citati due, la città li ha. La politica ancora li cerca.
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