Portare la Tre Valli Varesine al Sacro Monte di Varese? È un’impresa difficile, ma non impossibile. Nel 1990 ci arrivò il Giro d’Italia, penultima tappa a cronometro prima del gran finale a Milano e Gianni Bugno vinse sotto il diluvio: “Ma la Tre Valli è diversa – spiega il patron della corsa, Renzo Oldani – a parte le caratteristiche tecniche del percorso che favorirebbero gli scalatori, c’è un problema economico da risolvere che richiede l’impegno attivo del Comune di Varese e il contributo degli sponsor. Quest’anno il Tour de France poteva partire da Venezia, ma l’Olanda ha prospettato agli organizzatori una situazione economica più vantaggiosa. Certo, sarebbe bello. La Tre Valli del 2014 ha avuto tre milioni e mezzo di spettatori tra diretta e repliche, è un grande mezzo di promozione turistica e farebbe comodo al Sacro Monte”.
Vedere la linea del traguardo della Tre Valli in piazzale Pogliaghi è il sogno di Ottavio Lonati, il presidente della cooperativa Ambiente e Sviluppo che gestisce l’emporio in via Caterina Moriggi e il “vassallo” del Principato di Santa Maria del Monte, l’associazione che tiene vivo il folclore locale con tante simpatiche iniziative per i collezionisti. “Numerosi campioni hanno pedalato sui tornanti che salgono da Varese al Campo dei Fiori – dice – da Alfredo Binda che vinse cinque Giri d’Italia e tre campionati del mondo su strada a “Luisin” Ganna, indunese, che conquistò nel 1909 la prima edizione della corsa rosa. Altri come Chiappucci, Bugno, Basso e recentemente Nibali sono saliti fino al borgo per allenarsi: che c’è di meglio di un muro con una pendenza media del sette virgola due per cento e massima del tredici, per dimostrare di essere veri campioni?”.
Ottavio Lonati è un personaggio originale. Ex dipendente di Palazzo Estense e grande amico di Chiappucci (che spesso sale in bici al Sacro Monte e partecipa alle grigliate che il “vassallo” organizza al bivio con il Campo dei Fiori), proviene da un’antica famiglia di ristoratori di Santa Maria del Monte. Trascorre la maggior parte del tempo nel borgo occupandosi delle sue collezioni di monete, francobolli e libri di storia locale. L’ultima è una serie non ufficiale di francobolli dedicata a Paolo VI, al Domenichino patrono dei chierichetti e al quadro di Leonardo da Vinci rubato al museo Baroffio nel 1974; di varie altre monete (tra cui un sesterzio d’argento della Roma imperiale, ereditato dal nonno che lo disseppellì nel 1932 durante i lavori di sterro alla torre del monastero) ha fatto coniare migliaia di riproduzioni in lega.
Ma la sua passione è il ciclismo e ricorda bene il 5 giugno 1990, quando Bugno arrivò in maglia rosa in cima al monte. “Dopo la vittoria venne a cambiarsi a casa mia. Quel giorno ci fu un fortunale, pioggia, nebbia e l’elicottero non poté alzarsi in volo per girare le riprese dall’alto. Le ammiraglie restarono imbottigliate in cima alla montagna in attesa che arrivasse anche l’ultimo dei centosessanta corridori che partecipavano alla cronometro e dovettero scendere a valle per la strada delle Cappelle, con il consenso di monsignor Pasquale Macchi. Indirizzai gli autisti alla Rasa e ai Mulini Grassi per uscire dall’ingorgo e i giornalisti a Villa Toeplitz. Nessuno aveva pensato di realizzare un video promozionale nei giorni che precedettero la corsa, così si perse l’occasione di pubblicizzare il Sacro Monte”.
Molti anni prima di Bugno, il circo delle due ruote aveva fissato il traguardo sulla montagna varesina il 3 giugno 1957 per la sedicesima tappa del Giro d’Italia, la Sion–Varese di 229 chilometri e lo striscione d’arrivo campeggiava al grande albergo del Campo dei Fiori. Vinse in solitudine, sotto la pioggia, il gregario Alfredo Sabbadin. Sei anni dopo (16 giugno 1963) il Tour de Suisse chiuse al Campo dei Fiori la cronometro Mendrisio–Varese di trentotto chilometri, vinta dal ticinese Attilio Moresi. Lo scorso anno il Sacro Monte fu scelto da Vincenzo Nibali, dominatore del Tour de France con otto minuti di vantaggio sul secondo, per allenarsi in vista della 94esima edizione della Tre Valli Varesine con la guida del preparatore Paolo Slongo. Perché, allora, non farci arrivare la corsa vera?
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