Ci sono voluti i tempi grami perché fosse chiaro a tutti che spesso e volentieri la politica è soprattutto spesa, profusione di soldi per progetti o iniziative che a volte non hanno molto di rilevante ai fini di un miglioramento dei servizi istituzionali alla comunità.
Oggi siamo alle voci – che come tali possono avere un buon tasso di malignità – di un possibile allargamento dei quadri dirigenziali della casa di riposo Molina.
Di per sé una simile iniziativa non sarebbe certamente una follia, anzi potrebbe essere anche molto positiva, ma essendo rivolta a una delle istituzioni più amate e sostenute dai varesini anche con un prezioso volontariato, è giusto che debba essere ben valutato l’aumento dell’annuale monte retribuzioni di coloro che al Molina lavorano.
In attesa di verifiche e notizie e senza scivolare nei gorghi delle illazioni si può affermare che qualora non fossero infondate le voci del rafforzamento dei quadri del Molina ci troveremmo di fronte alla normalità di usi e costumi politici in voga da qualche decennio in tutta Italia.
Mesi or sono è successo che il Centrodestra abbia voluto valorizzare la sua presenza ai vertici del Molina e che di conseguenza la nuova gestione oggi, tirando le somme dei suoi approfonditi studi, abbia ritenuto necessaria la collaborazione di due nuovi dirigenti. Non subito, magari tra qualche anno, si potrà fare il bilancio di questo potenziamento del quale altri esperti, sempre appartenenti al Centrodestra, sino a ieri non avevano sentito la necessità: infatti la più bella istituzione sociale della nostra cara Varese marciava spedita grazie a buone mani, quelle appunto dei vertici e del mezzo migliaio di altri dipendenti.
Questa eventuale nuova scalata al potere, se non supportata da credibili esigenze e dalla tradizionale trasparenza di tutto quanto concerne il Molina, in primo luogo l’informazione alla città, potrebbe avere in futuro conseguenze inattese.
Si sono assunti allora responsabilità pesanti coloro che hanno voluto “politicizzare”, andando oltre la tradizionale quieta misura del passato, la nomina dei nuovi vertici del Molina. Si andrà poi a una vera guerra se oltre ai quadri spunteranno nuove rotte di navigazione nel mare delle dismissioni patrimoniali. Quelle che permettono al Molina e alla città di integrare le risorse per una esemplare assistenza ai nostri anziani e per eccellenti cure a chi ne ha bisogno.
La politica in questi anni ha perso grandi occasioni per riscattarsi, per fare almeno tesoro di esperienze passate.
Di certo noi cittadini non l’abbiamo aiutata con una adesione acritica, con un voto abitudinario, non più tale solo allo spuntare dell’ uomo forte che molto promette, infine con l’antico male della tolleranza ideologica verso chi è bugiardo o ladro.
Sarebbe già una bella svolta se oggi ci ricordassimo che la politica alla fine siamo noi e che solo noi la possiamo cambiare. Cominciando magari da casa nostra e avendo l’opportunità di una migliore conoscenza e di un civile controllo delle persone che si offrono per il servizio al territorio. Farsi sentire al loro fianco evita qualsiasi sorpresa e stimola alla cultura della democrazia.
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