Ci sono svolte nella storia che troncano con il presente e aprono una nuova strada per il futuro.
Difficili da comprendere per i padroni del mondo, ma molto condivise invece tra i popoli del mondo, che diventano improvvisamente grande forza attiva. A Seattle nel 1999 una grande inaspettata manifestazione apriva gli occhi su una globalizzazione tutta economica, senza i volti delle donne, degli uomini, del lavoro.
Oggi un referendum contrastato con ogni mezzo, porta alla luce una volontà di Europa sostenibile, solidale, a cui non si vogliono rassegnare i padroni di un continente sempre più senza democrazia e, quindi, senza speranza. I greci hanno votato più OXI che NAI: è un “miracolo”, questa vittoria che non ci aspettavamo, diciamo la verità. Il messaggio lanciato dal popolo greco va letto nell’unico modo possibile: vogliamo stare nell’euro, ma con dignità, con giustizia, guardando al futuro. Qualcuno ha detto: avrei votato SI per me, ma voto NO per i nostri figli. I negoziatori con la Troika (e con chicchessia) vogliamo sceglierceli noi, devono essere nostri uomini di fiducia: e non lacchè della finanza globale (pur nella sua articolazione europea).
Ora si aprirà un nuovo negoziato che cambierà il focus dei colloqui precedenti. Non si discuterà più di diminuzione delle pensioni in un Paese in cui l’economia è al collasso grazie anche all'”austerità”: ci scommettiamo? Grexit è da escludere anche per ragioni geopolitiche: gli “equilibri” nel Mediterraneo e in Medio Oriente vanno sicuramente cambiati, ma questo deve avvenire con politiche accorte che sappiano contrastare le ambizioni di potenza di TUTTI gli imperialismi.
Il piano merkeliano di un commissariamento eurocratico del Sud Europa, spacciato per “maggiore integrazione politica”, subisce una battuta d’arresto. Il debito verrà “ristrutturato” e la “condizione” concordata sarà la “modernizzazione” dello Stato greco: il governo di Syriza, mi auguro, la interpreterà come capacità di costruire un vero Stato di diritto, sfrattando l’oligarchia corrotta, “evasora” e sprecona che lo ha occupato.
Si aprono spazi per le forze europeiste che danno la parola ai popoli e quindi alle loro esigenze: no all’austerità, sì a una conferenza generale sui debiti statali di tutti, un grande piano di investimenti pubblici indirizzati all’obiettivo dell’economia ambientalmente sostenibile. Credo che la Grecia possa lanciare con il sostegno dell’Europa un piano energetico di riconversione alle fonti naturali, valorizzando il suo territorio e diminuendo il debito, esportando ricchezza propria e riducendo le importazioni fossili che pesano sul suo bilancio. Anche così potrà contribuire a testa alta ad una maggiore integrazione politica dell’Europa, ma su basi realmente democratiche e attente alla natura e alla sua bellezza.
Chi ha voluto stare nel solco feroce del neoliberismo adesso cercherà vie d’uscita a cui non varrà la pena di credere. Nei momenti in cui la storia è messa alla prova, occorre stare dalla parte più ragionevole senza furbizie. Purtroppo i nostri governanti anche questa volta erano fuori strada. Quello di cui ci sarebbe bisogno sarebbe un grande pronunciamento popolare europeo sull’austerità: non c’è dubbio che la Merkel avrebbe problemi a vincere un referendum persino in Germania!
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