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Sport

RAMELLA NOCCHIERO IN BURRASCA

ETTORE PAGANI - 03/07/2015

ramellaTra una bufera e l’altra del più che traballante vascello bianco-rosso sembra, ora, che a dirigerne la rotta sotto il profilo tecnico (quanto a tenuta a galla, insomma) sia stato chiamato Ernestino Ramella.

Senza pretendere miracoli o prodigi da illusionista di una cosa si può essere certi che lui il compito di allenatore del Varese lo svolgerà, non solo con la massima serietà che lo ha sempre contraddistinto, ma anche con l’amore e la passione che lo hanno sempre legato ai colori bianco rossi e in questi tempi di vacche magre in punto di serietà nel calcio anche locale già non è poco.

Insomma sulla panchina del Varese siederà, sicuramente, il primo tifoso della squadra quali che saranno le vicende che sotto il profilo rigorosamente tecnico accompagneranno il suo ritorno in bianco-rosso. Quali saranno le evoluzioni staremo a vedere. Molto (anzi moltissimo) dipenderà anche dall’ambiente che il nuovo trainer si troverà d’intorno e da quello che la società potrà mettere a disposizione.

Ma sulla serietà e passione del prescelto non v’è discussione o dubbio che tenga.

Sul campo – in bianco-rosso – fu giocatore d’area (alla Inzaghi, per un approssimativo paragone) negati nello scambio  con i colleghi, nel dribblare e quant’altro ma senza perdono per i portieri per sfruttare un passaggio: una spaccata, un tocco e la palla era infondo al sacco.

E l’Ernestino a tornare tra gli abbracci dei colleghi e gli applausi della folla a centro campo spostando dall’altra parte la pallina del pallottoliere personale accreditando di un gol in più la sua nutrita collezione.

Giocatori di calcio per modo di dire si potrebbe aggiungere non fatti per la benché minima finezza ma solo per i gol.

Giocatori, dunque, che valgono tanto oro quanto pesano visto che, sino a prova contraria, in campo non sono le finezze che contano ma i gol segnati di cui sono, poi, fatte, le classifiche.

In una seconda presenza varesina – oramai guardato a vista e preso di mira – ebbe qualche difficoltà in più talvolta subendo anche un calo di encomio da parte di chi scrive, calo che lo indusse a chiederne ragione al sottoscritto pensandosi ingiustamente criticato rispetto al passato quando – così si esprimeva- “era trattato come un mio cavallino”. Gli spiegai che di cavallini, se anche ne avessi avuto uno solo, l’avrei certamente impiegato sulla pista delle Bettole montandolo personalmente nella mia qualità di ippofilo sfegatato da tutta una vita. Aggiunsi che non sempre la critica poteva trasformarsi in applauso e la risata fu a due.

Come per ogni calciatore che si rispetti capita, poi, il momento in cui diventi opportuno lasciare le scorribande sul campo. Così deve essere, e così fu, anche per Ernesto Ramella che però si guardò bene dal cessare il rapporto con il pallone continuando con scorribande da nord a sud e da ovest a est (allargandoci un po’) con vari incarichi, comunque, stando sempre a contatto con il suo sport preferito.

L’arrivo, dunque, su una panchina quale allenatore, non gli torna nuovo.

La novità, però, è il colore di questa panchina – dipinta di bianco-rosso – che per l’Ernestino è da pensare che rappresenti qualcosa di epocale come il raggiungimento di un sogno.

Lasciamolo godere di questo sperando però anche alla spinta di una società che, a sua volta, sarebbe ora tornasse a sognare.

La qual cosa continua ad essere problematica navigando il sodalizio in acque che sono sempre più che tempestose con rischi permanenti di naufragio.

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