Laura e Magali se ne sono andate insieme, l’una appresso all’altra. Laura Antonelli, la famosa servetta del film di Salvatore Samperi “Malizia”, sotto le cui gonne sbirciò con tutto il pubblico cinematografico italiano il giovanissimo Alessandro Momo. Magali Noël, l’attrice turco-francese nota per essere stata scelta da Federico Fellini – il suo Pigmalione – come interprete del personaggio di Gradisca nel film “Amarcord”, ma prima ancora, tredici anni prima, era stata la ballerina Fanny nel film “La dolce vita”, l’entraineuse nella cui casa Marcello, dopo essere stato in un night, viene ospitato per alcuni minuti con il papà che è venuto a trovarlo a Roma…
Sono uscite di scena insieme, Laura ormai devastata dalla vita, malaugurata e oscura protagonista dell’altra faccia della medaglia del successo, lei che era stata definita la Brigitte Bardot italiana, l’attrice dalle belle rotondità latine, la compagna invidiatissima, per lunghi anni, di Jean Paul Belmondo. E Magali ormai anziana e quasi dimenticata, degente in una casa di riposo per anziani.
L’ultima notorietà, a entrambe, è stata regalata a quasi quarant’anni dal loro sfolgorante, e così diverso, successo. Più fisico quello di Laura, più virtuale e legato alla fantasia quello di Magali. Eppure così simile nel ricordo e per essersi a un certo punto ripresentata nel momento dell’addio alla vita.
V’è stato un periodo, agli inizi degli anni Settanta, in cui Laura Antonelli era la “bella attrice” per antonomasia. Chiamata sul set dai migliori registi: Comencini, Scola, Visconti… A rivaleggiare con lei, almeno da noi, c’era solo la più giovane Ornella Muti, tanto che le due attrici venivano spesso indicate come le dive irraggiungibili del sogno proibito del maschio italiano. Poi – almeno per Laura Antonelli – il declino improvviso e quasi inspiegabile. È morta dopo aver conosciuto il senso dell’abbandono. Forse con l’unico conforto dell’amicizia di Claudia Koll, bella e brava attrice di teatro nota anche per una sua particolare propensione al volontariato. Claudia l’aveva convinta a cominciare a scrivere un libro di memorie, ma Laura non ce l’ha fatta a portarlo a compimento, e se ne andata all’età di 73 anni.
Magali Noël, invece, era più grande di Laura di una decina d’anni. Un’attrice diversa, meno prorompente. La sua figura era rimasta per sempre legata al personaggio di Gradisca nel film “Amarcord” di Fellini: il suo baschetto e il cappottino rossi, la camminata ancheggiante nella “vasca” del corso d’Augusto, l’aggressione a palle di neve fattale in piazza, il giorno della grande nevicata, dal giovane Titta e poi l’incontro tra i due, tra l’erotico e il grottesco, al cinema Fulgor. Ma soprattutto – da qui il nome di Gradisca, almeno secondo il racconto di Fellini – l’incontro tra lei, “attempata” ragazza e un improbabilissimo principe di Piemonte al Grand Hotel, quando la giovane infilandosi sotto le coperte guarda trasognata il nobile personaggio e gli indica il suo prosperoso corpo dicendo: Signor principe, gradisca…
Nella realtà – almeno così raccontavano alcuni protagonisti della vecchia Rimini – il personaggio della Gradisca è esistito davvero nella metà degli anni Trenta. Era una ragazza particolarmente generosa di sé. Ma il nome era il suo vero di battesimo e le era stato affibbiato a memoria della città di Gradisca d’Isonzo, dove s’era combattuto nella prima guerra mondiale… Un nome abbastanza ricorrente nella città romagnola come altri legati ad altre città e ad altre battaglie più o meno gloriose, come Adua o Derna. Nomi che talvolta, anche oggi, ricorrono nelle scritte di piccole pensioni familiari costruite a ridosso del mare.
Il nome di Gradisca, che risplende e richiama nell’insegna luminosa e rossa di un grande albergo, porta invece, anche oggi, al riconoscibile corsivo del film “Amarcord”, ed è tutto dedicato alla bella e fascinosa Magali che diede un attimo di gioia al suo principe.
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