Una delle novità dei lunghi giorni della Festa Democratica ospitata nella consueta area alla Schiranna è stata il varo della “Leopolda” in chiave bosina.Trasferito dalla patria dì origine, la Toscana, il pensatoio renziano ha visto una serie di incontri e dibattiti proposti dai giovani PD ad alcuni piccoli ma importanti mondi di casa nostra mai sbocciati come era nelle attese di tutti i cittadini.
Un fantasmino della rottamazione a volte si è presentato durante i dibattiti, aperti e di libero accesso, vuoi perché i propositi di rottamazione elettorale dello sfiatato Centrodestra bosino a volte emergevano chiaramente, vuoi perché uno dei partecipanti, Daniele Marantelli, da pochi giorni aveva subito dai giovani garibaldini del PD nostrano una imposizione procedurale per la candidatura a sindaco che è stata pesante e inopportuna quanto può essere appunto una inattesa ipotesi di rottamazione.
Da onesto e abile navigatore della politica – lo stimano anche gli avversari – Marantelli durante la discussione dei temi assegnati al suo gruppo di lavoro, ha accennato al grande assente della baby Leopolda varesina: il problema della sanità nazionale e regionale, che a Varese da anni vede l’impegno dei formigoniani di Palazzo Lombardia nell’impedire l’assegnazione di posti letto e il potenziamento di strutture ospedaliere di casa nostra. Un debito d’onore quasi ventennale e riconosciuto dalla Regione stessa nel 2001, quando fece partire il progetto del monoblocco, che vedeva per la nuova struttura un accreditamento ufficiale di 757 posti letto, dei quali come minimo 150 successivamente mai aperti. Una sottrazione che per anni è costata ben noti disagi e sofferenze alla popolazione.
Non approfondire questo argomento può aver fatto una Poldina della Leopolda, ma occorre ricordare che in materia di sanità e salute il disinteresse del PD regionale per la grave questione di Varese non è una novità.
Un ribaltone al prossimo giro elettorale quando non si fanno le barricate davanti agli errori, alle prepotenze, alle bugie degli avversari è una pura e grande illusione. A lottare con impegno per la tutela della salute dei cittadini sono i soli consiglieri comunali.
Prescindendo dalla Poldina, Daniele Marantelli si è poi sfogato con i cronisti per la questione della sanità che da sempre gli è a cuore, da quando era consigliere di circoscrizione. Ma perché a Varese venga restituito un ospedale in grado di soddisfare le esigenze del territorio è necessario che altre realtà scendano in campo, la prima quella del mondo del lavoro. E’ vero che imprese e sindacati oggi hanno grossi ostacoli da superare ma non possono ignorare le problematiche assistenziali. Guardino anche all’azienda salute, contano molto.
La politica ha dei grossi guai con la spesa sanitaria, ma non può fare figli e figliastri come avviene da anni a Varese. Ed è triste che non ci sia chiarezza e franchezza da parte di gente che per militanza dovrebbe esserne garanzia.
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