Gentile direttore,
ho letto l’articolo di Pier Fausto Vedani “Il lascito sconosciuto”. A dire il vero, di sconosciuto c’è ben poco: per il lascito Ghisolfi abbiamo organizzato nell’ottobre scorso una cerimonia pubblica a Palazzo Estense, di ringraziamento alla famiglia, alla presenza dei giornalisti, oltre al “passaggio” in consiglio comunale alla fine di settembre. Ricordo che la donazione è a favore dell’infanzia abbandonata, comprendente 225.000 euro e due autovetture Fiat Panda.
Non è questo però solo il punto: il fatto di rinunciare alle indennità di sindaco (a dire il vero pari a tremilacento euro e non seimila… considerando lordo-netto…) e assessori non può certo essere correlata al “funzionamento” dei servizi sociali.
Siamo in periodo di crisi e ristrettezze economiche, lo ripeto sempre: non si può però paragonare il Comune di Varese ai privilegi dei palazzi romani. Qui non esistono né sprechi né tantomeno “cumulo di incarichi e relativi compensi”.
Il sindaco di Varese
Attilio Fontana
Non c’è mai spreco di allarme nel guardare al domani della crisi di oggi: il senso dell’articolo era questo, al netto delle indennità lorde degli amministratori. Sappiamo che Varese non è come Roma. Peccato che Roma nell’ultimo decennio non sia diventata come Varese, nonostante l’accumulo di esperienza varesina nella capitale.
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