Come promesso Papa Francesco ha emanato un’Enciclica sul cambiamento climatico e l’ecologia “Laudato si’”. Il problema si è presentato da molto tempo, ma ora siamo giunti a una svolta pericolosa. L’attuale traiettoria del riscaldamento globale farebbe prevedere un innalzamento devastante a 4 o più gradi verso la metà del secolo. La concentrazione di anidride carbonica è salita a 367 ppm, laddove i limiti sostenibili sono stimati in 350. Ecco perché il 28 aprile di quest’anno presso la Pontificia Accademia delle scienze si è svolto un seminario dal titolo “Proteggere la terra, elevare l’umanità”. Presenti oltre cento esperti, tra cui Ban Ki-moon, Segretario generale dell’ONU, Paul Crutzen, Premio Nobel per la chimica, Jeffrey Sachs, direttore della rete dell’ONU per lo sviluppo sostenibile, il Card. Peter Turkson, Presidente del Consiglio pontificio per la giustizia e la pace, il pastore Olav Fukse Tveit, Segretario del Consiglio ecumenico delle Chiese. Si è messo tra l’altro in rilievo quanto sia necessario per affrontare seriamente la questione il concorso delle comunità di fede.
Interessante, anche se non certo risolutiva, è stata la decisione della Chiesa d’Inghilterra di vendere circa 12 milioni di sterline investite in partecipazioni a società che fondano la loro attività sui combustibili fossili. Nessun investimento sarà effettuato d’ora innanzi in Compagnie che traggono oltre il 10% dei profitti da estrazione di carbone e produzione del petrolio dalle sabbie bituminose (grazie a tecniche estrattive come il fracking). Al contrario temono seriamente la decisa svolta ambientalista del magistero pontificio i cattolici americani d’orientamento liberista, visti i profitti derivanti ad es. dai progetti minerari in termini di deforestazione con inquinamento delle acque e attività estrattive illegali.
Entro il 2050 le emissioni di gas serra vanno ridotte per motivi di sicurezza del 70% rispetto ai livelli del 2010. Durante il G 7 l’8 giugno2015 ci si è proposti di contenere il global worming entro i due gradi centigradi. La Cancelliera Merkel a sua volta si è espressa nel senso di farla finita con i combustibili fossili entro fine secolo. Sullo sfondo si rileva il fenomeno negativo, per cui il Nord Europa si è letteralmente divorato i vantaggi ambientali dovuti allo sviluppo delle fonti alternative a causa del maggior consumo di carbone. Sarà uno degli argomenti affrontati nella Conferenza di Parigi di dicembre. Sicuramente preoccupa il fatto che la Cina emetta più gas di USA, Giappone, Germania e Canada messi assieme, mentre il Giappone è ancora indeciso in merito alla sua politica nucleare e mancano ancora impegni formali da parte di Cina e India.
In tema di ambiente note negative riguardano il depauperamento e inquinamento dei suoli, la perdita continua di biodiversità, la rilevante diminuzione di acqua potabile disponibile. L’introduzione degli OGM su vasta scala, favorendo il monopolio delle sementi, altera l’equilibrio vigente con estese monoculture e trattamenti chimici, i cui effetti a distanza sono ancora tutti da valutare. Danno motivi d’ansia i ventun tifoni verificatisi nell’ultimo anno nelle Filippine, l’allarmante razionamento d’acqua in California. Quanto all’alimentazione e alla disponibilità di cibo Papa Francesco accusa: ci sono pochi temi sui quali si sfoderano tanti sofismi come quelli sulla fame. Anche per il Card. Oscar Rodriguez Maradiagua, Presidente uscente di Caritas Internationalis, ci si deve appuntare sull’attuale squilibrio: il problema n on è il cibo, ma la sua condivisione. Onde il motto dell’Organizzazione ad EXPO: Un’unica famiglia umana, cura del creato. Per Michel Roy, Segretario generale, al centro dell’attenzione devono essere messe le persone, non l’agrobusiness che vuole fare soldi, non dare da mangiare. E si sottolineano anche i successi, soprattutto di metodo e di valore, delle soluzioni locali, non globali: risultati apprezzabili arrivano con le comunità rurali (tendenza positiva da un ventennio), che devono affrontare difficoltà pesanti per deficit di terra, semi, prestiti, accessi ai mercati. Spesso la qualità dei prodotti non corrisponde a esigenze di adeguata produttività.
Altro tema scottante è quello relativo all’occupazione dello spazio terrestre disponibile. Negli ultimi cinque anni 80 milioni di ettari di terreni agricoli nel sud del mondo sono stati venduti a investitori esteri (land grabbing) – una nuova forma di neocolonialismo: il fenomeno è esploso nel 2008 a causa della crisi economica internazionale. Circa il 40% dei terreni mondiali si va poi degradando. Le monoculture destinate all’esportazione sono favorite ad esempio in Africa da classi dirigenti spesso corruttibili facilmente. È così messa seriamente a rischio l’agricoltura di sussistenza (Mali, Etiopia, Sudan, Mozambico, Congo, Tanzania, Kenya). È tutta una violenza verso la terra considerata in molte culture come madre di vita (oltre che culla di ritorno). Ma dall’inizio degli anni 2000 anche in America latina si è sviluppata una febbre della terra, con un’incessante espansione dell’allevamento a causa dei nuovi modelli di consumo dei ceti medi. I piccoli proprietari sono incorporati nelle nuove enclave agroindustriali. Così si potenziano politiche agrarie non redistributive. Altro che destinazione universale delle ricchezze.
La nuova Enciclica del Papa è al contempo di denuncia e di protesta e mette tra l’altro in luce come il coltivare la terra assuma un significato profondo ben oltre il dato economico e commerciale.
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