Erede del platonismo fiorentino, del naturalismo di Telesio, autore di progetti radicali di rinnovamento nella prospettiva di un cristianesimo inteso come unica religione universale, capace di conciliare i due libri della Natura e della Scrittura e teorico di un governo avulso da tutti i machiavellismi imperanti, riscoperto in tempi a noi vicini come poeta preoccupato di tradurre in versi concetti filosofici in contrasto con la tradizione lirica petrarchesca e con la poetica della meraviglia, promotore di una fallita congiura antispagnola in quanto ribelle alla corruzione dominante, sognatore utopico della Città del sole (1602), Tommaso Campanella (1568-1639) ci si presenta come personaggio d’assoluto rilievo nel panorama per molti versi involutivo dell’Italia tra ‘500 e ‘600. I ventisette anni trascorsi in carcere tra le torture, perseguitato dall’Inquisizione e dalla tirannia del re di Spagna in linea di coerenza col suo pensiero sono un tributo di larga testimonianza.
Nato a Stilo in Calabria da padre analfabeta, il ciabattino Gerolamo e battezzato come Giovanni Domenico, smanioso d’apprendimento, si avvia alla carriera ecclesiastica per proseguire gli studi tra i domenicani. Pronuncia i voti quindicenne nel 1583 nel convento di San Giorgio Morgeto assumendo il nome di Tommaso; si trasferisce poi a Nicastro (fino al 1587) e a Cosenza per studi di teologia. Particolarmente illuminante per lui è la lettura del De rerum natura iuxta propria principia di Telesio, che lo muove a indagare la natura attraverso i sensi e la ragione, senza schemi precostituiti come quelli scolastici. Di qui l’ispirazione per la prima opera, Philosophia sensibus demonstrata: la pubblicazione a Napoli nel 1590 provoca scandalo tra i confratelli. Nel 1591 è arrestato dalle guardie del Nunzio apostolico con l’accusa di pratiche demoniache. Condannato il 28 agosto 1592 con l’ingiunzione di tornare in Calabria, parte invece per Roma, Firenze, Bologna e agli inizi del 1593 si stabilisce a Padova, dove incontra anche Galileo Galilei. Nuovamente arrestato al principio del 1594 è torturato. Condotto a Roma redige in carcere un riepilogo latino della propria fisica , il Compendium de rerum natura, che verrà pubblicato nel 1617. Il 14 marzo 1595 è invitato a stendere la propria difesa dall’accusa d’eresia. In seguito ad abiura ottiene il confino nei conventi dell’Ordine a Roma , ma denunciato da un concittadino di Stilo subisce ancora il carcere e la diffida dallo scrivere, anche se assolto dalle imputazioni.
Torna a Napoli nei primi mesi del 1598. È a Napoli che agli inizi dell’anno successivo, interpretando segni naturali e celesti, leggendo testi astrologici e profetici, constatando le condizioni di grave degrado e di violenza diffusa, che provocano la disperazione dei sudditi, Campanella concepisce il disegno di una insurrezione. Trova il sostegno di nobili, ecclesiastici fuoriusciti e l’assicurazione di un intervento della flotta turca, ma è tradito da un contadino, Antonio Misuraca, presso cui si è rifugiato. Viene rinchiuso nel carcere di Castel Nuovo (Maschio angioino). Nega qualunque responsabilità, ma in considerazione delle accuse gravissime decide di fingersi folle: un eretico insano di mente non può essere messo a morte dal Sant’Uffizio: incapace come tale di pentirsi avrebbe l’anima irrevocabilmente dannata , coinvolgendo nella dannazione anche gli autori della sentenza. È sottoposto al supplizio della corda per fargli confessare la simulazione, ma resiste. Da questo momento una interminabile reclusione. Scarcerato nel 1626 , è liberato definitivamente nel 1629. Nel 1634 fugge a Parigi presso Luigi XIII ed è protetto dal Card. Richelieu. Vi muore il 21 maggio del 1639.
In prigione attende a scrivere le sue opere più importanti. La Monarchia di Spagna (1600) delinea la prospettiva di una monarchia universale, di cui gli spagnoli sono ritenuti indegni a causa della rovinosa politica economica, della corruzione dei giudici, dei modi crudeli, avidi e distruttivi attuati nella conquista del Nuovo Mondo. La politica per Campanella si pone come la scienza dei vincoli , il più potente è quello degli animi (con la forza della religione). Virtù specifica è la prudenza , mentre l’astuzia è dettata dall’individualismo egoistico. L’unità della fede è essenziale per fondare e garantire l’unità dell’Impero.
La Città del Sole (1602), narrazione priva di vigore e di sistematicità, è un dialogo poetico in cui un Cavaliere degli Ospitalieri sollecita un nocchiero di Colombo a descrivere la città solare visitata in occas ione di un viaggio nel lontano Oriente. Il disegno propone innanzitutto un adeguamento fra ruoli sociali e propensioni naturali (principio cui si ispirerà Ch. Fourier per l’organizzazione dei suoi falansteri), a evitare che imperversino fortuna e caso in danno della ragione. Lo scopo è di recuperare sanità e armonia nei rapporti fra gli uomini secondo un corretto nesso fra società e natura. Sette cerchia di mura circondano la città sulle pendici di un colle. Il clima vi è ideale. Vi è sottolineata la dignità del lavoro , che contribuisce al benessere del corpo sociale , a prescindere dalla tipologia delle attività (nessuna è vile o bassa). Sono contemplate quattro ore quotidiane di lavoro per tutti senza alcuna possibilità di sfruttamento. Chiara deve essere la comunione dei beni. Le mura risultano dipinte come quinte di uno straordinario teatro, autentica enciclopedia illustrata per un apprendimento più rapido grazie alla forza evocativa delle immagini. Vige la distinzione tra amore ed esercizio della sessualità . L’uomo ha la responsabilità sociale della generazione e dell’amore per la collettività. La Città del Sole è comunque l’opera di un visionario realista, non di un velleitario integralista.
Tre sono i principi proclamati da Campanella: l’immortalità dell’anima, la provvidenza divina, la religione naturale e la virtù consiste in una giusta misura applicata alle passioni.
Del senso delle cose e della magia(1604): il mondo è un animale grande e perfetto , un organismo vivente che è sensibile in ogni sua parte. E alla sensibilità si accompagna la tendenza autoconservativa (la conservazione è il sommo bene). Gli animali sono spontanei , ma non liberi, a differenza dell’uomo, dotato, oltre che di spiritus, di mens. Il quarto libro dichiara che la magia naturale, sapienza antica e nobilissima, speculativa e pratica, deve essere riscattata dalla decadenza imputabile alla superstizione e alla stregoneria, e restituita al livello di conoscenza delle corrispondenze e attrazioni della natura, dei rapporti di simpatia e antipatia, di affinità e repulsione. L’Atheismus triumphatus (1605-1607) o Antimachiavellismo rifiuta l’idea che la religione possa essere messa al servizio della ragion di Stato. Nessun contrasto può insorgere tra religione naturale e religione cristiana in quanto entrambe sono espressioni del Verbo divino. Nella Metafisica (1609-1623) Campanella afferma che tutte le cose possiedono una sensibilità.
Segue nel 1616 l’Apologia pro Galileo (pubblicata nel 1622) : Campanella vi esprime riserve sull’eliocentrismo, ma stigmatizza l’indebito valore dogmatico conferito alla filosofia aristotelica. La teologia non può che risentire negativamente dell’ostinata adesione a un sistema fisico smentito dai dati dell’osservazione. Tra l’aprile 1631 e l’ottobre 1632 indirizzerà allo scienziato sei lettere. Il Discorso sulla cometa , inviato al viceré e a Paolo V nel 1623, ne tratta come di un messaggio divino , che mette in crisi la dottrina aristotelica dell’inalterabilità dei cieli . La spiegazione naturale non preclude l’interpretazione profetica. L’astrologia gioca sempre per lui un ruolo di primo piano. L’Etica ci offre un vivace affresco delle diverse virtù e mette in evidenza soprattutto il problema delle relazioni con gli altri. Centrale è l’amicizia, che si accende e si rinsalda grazie alla benevolenza, all’affabilità e alla beneficenza. Tra i due estremi della viltà e della superbia rifulge la magnanimità o sublimità, tensione verso l’infinito a immagine della divinità. I sapienti saranno sempre perseguitati dai politici ambiziosi di dominio.
Nel giovanile Dialogo politico contro i Luterani, Calvinisti e altri eretici (1595) sono già state messe in luce le conseguenze politicamente rovinose del dogma della predestinazione. I riformati delineano un Dio tiranno, in cui la potenza predomina sulla misericordia.
Valgano a chiusura del ritratto questo invito di Campanella: “Io chiamo tutti alla scola di Dio, nel libro dell’Universo, dove Dio vivamente scrisse i suoi concetti e dogmi, e li revoco dalle scole umane e dalla mia” , o questa dichiarazione orgogliosa in un sonetto:” Io nacqui a debellar tre mali estremi : tirannide, sofismi e ipocrisia, mali che nel cieco amor proprio, figlio degno di ignoranza, radice e fomento hanno. Dunque a diveller l’ignoranza io vegno”.
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